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AutorePagina: 3 di 6
Anna49
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  Post Inserito 13-02-2015 alle ore 16:04   
Una proteina contro l’infiammazione per sconfiggere il cancro

La ricerca dell’immunologo Alberto Mantovani e la scoperta del gene Ptx3 capace di «spegnere» alcuni tipi di tumori. Sperimentazione a breve

L’infiammazione è uno dei sette pilastri su cui un tumore cresce e si sviluppa: ora hanno trovato il modo per tentare di demolirlo. Il «piccone» è una proteina prodotta da un gene che si chiama Ptx3, l’ha scoperta Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e docente di Humanitas University, una ventina di anni fa e adesso è diventata un farmaco tutto da sperimentare, ma che offre interessanti prospettive nella cura di certe neoplasie (del colon, per esempio, o della pelle o i sarcomi) come l’immunologo milanese, fra i più quotati al mondo, ha appena riferito sulla rivista «Cell».

Sette pilastri
Un passo indietro: i sei fattori che favoriscono la crescita di un tumore riguardano, complessivamente, l’abilità delle cellule tumorali di crescere senza controllo, la loro immortalità e la capacità di produrre nuovi vasi sanguigni che le alimentano. E per combattere queste aberrazioni si sono studiati molti farmaci, oggi in uso, capaci di aiutare i malati e di farli sopravvivere alla loro malattia. Con buoni risultati. L’infiammazione è il settimo e consiste in una reazione anomala del sistema immunitario che impazzisce: normalmente questo sistema deve annientare i nemici dell’organismo (comprese le cellule tumorali), ma qualche volta finisce per aiutarli.

L’Airc
«Esiste un gene capace di “spegnere” il cancro – spiega Mantovani – tenendo sotto controllo l’infiammazione. Si chiama Ptx3 e produce una proteina con capacità anti-infiammatorie. In certi tumori non funziona e allora si instaura l’infiammazione». Infiammazione che, appunto, favorisce la crescita del tumore. Ecco perché si sta pensando di somministrare questa proteina come farmaco in modo da controllare l’infiammazione e aiutare l’organismo a reagire alla neoplasia. La sperimentazione sui pazienti partirà a breve e lo studio è finanziato dall’Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
13 febbraio 2015 Corriere della sera_ sportello cancro


Alberto Mantovani


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Anna49
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Registrato dal: 14-05-2012
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  Post Inserito 20-02-2015 alle ore 23:20   
grande scoperta tutta italiana!


Staminali per riparare la cornea: italiano il primo farmaco al mondo

Approvato il primo farmaco al mondo a base di queste cellule, l'Holoclar E' stato sviluppato a Modena grazie a una collaborazione tra pubblico e privato. Può ridare la vista a pazienti con ustioni e lesioni da agenti chimici con una percentuale di successo superiore all'80%
Le staminali per ridare la vista a pazienti che hanno subito gravi ustioni della cornea. L'Italia segna una vittoria nella corsa alla medicina rigenerativa grazie all'approvazione da parte della Commissione europea del primo farmaco al mondo a base di queste cellule. Holoclar diventerà presto disponibile per tutti i pazienti che subiscono incidenti sul lavoro o domestici o in qualche modo vengono danneggiati da agenti chimici. Il trattamento è in grado di ricostruire l'epitelio che ricopre la superficie corneale danneggiata. Tutto partendo da poche cellule staminali che vengono moltiplicate in laboratorio.

La conquista arriva grazie al lavoro di ricerca di Graziella Pellegrini e Michele De Luca, docenti dell'università di Modena e Reggio Emilia che da sempre studiano nel campo della medicina rigenerativa e da vent'anni lavorano sul farmaco. Per arrivare all'autorizzazione europea è stata costituita una società, la Holostem terapie avanzate, che vede la partecipazione dell'Università e della Chiesi farmaceutici, azienda molto impegnata nel campo della ricerca. Le cellule vengono lavorate nel centro di medicina rigenerativa "Stefano Ferrari" finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena. Dall'aspetto clinico della ricerca si è occupato l'oculista del San Raffaele di Milano, Paolo Rama, che ha seguito decine di pazienti per anni.

Arrivare all'autorizzazione è stato difficile e ha richiesto molto tempo, ma adesso le cellule si possono coltivare secondo standard farmaceutici in grado di garantire ai pazienti sicurezza ed efficacia. "Dopo aver messo a punto colture cellulari a base di cellule staminali epiteliali per la cura di diverse patologie a carico degli epiteli di rivestimento, dalla pelle per i grandi ustionati alla ricostruzione dell'uretra, abbiamo scoperto che le cellule staminali che consentono la rigenerazione della cornea risiedono in una piccola area al confine tra la cornea, la parte trasparente al centro dell'occhio, e la congiuntiva. la parte bianca attigua, che si chiama limbus", spiega Pellegrini.

Si stima che i pazienti che potrebbero essere trattati con Holoclar in Europa possano essere un migliaio all'anno, e il trapianto può avvenire anche ad anni di distanza dall'incidente, con una percentuale di successo superiore all'80%. E nelle persone che hanno avuto lesioni profonde permette una prima ricostruzione, per poi essere in grado di fare il tradizionale trapianto di cornea.

Il prossimo obiettivo del team di ricercatori e imprenditori emiliani è quello di sviluppare nuovi prodotti di terapie avanzate, come la terapia genica per la cura dell'epidermolisi bollosa o "sindrome dei bambini farfalla", applicata fino ad ora con successo sui primi due pazienti al mondo. E sviluppare nuovi protocolli sperimentali e clinici con altre cellule staminali degli epiteli di rivestimento come congiuntiva, uretra, mucosa orale ed epiteli respiratori.
La Repubblica salute 20/02/2015


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sitenne

Registrato dal: 04-12-2014
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  Post Inserito 22-02-2015 alle ore 18:39   
ho avuto per 15 anni un negozio di alimentazione naturale ed erboristeria.
ho letto oltre 300 libri sull'argomento, soprattutto dopo che hanno operato mia madre di cancro all'intestino (e dopo che una zia - sua sorella - è morta in teoria di cancro ai polmoni a detta del primario di pneumologia. ma quello ai polmoni erano metastasi di un precedente cancro al fegato. il primario, però, doveva operare la zia in una clinica privata...).

vi consiglio questo libro:
Lynne McTaggart
Ciò che i Dottori non Dicono - La verità sui pericoli della medicina moderna
Macro Edizioni

in questo sito c'è la maggior parte dei libri che ho letto:
http://www.ilgiardinodeilibri.it



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lillina
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Registrato dal: 15-04-2006
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  Post Inserito 23-02-2015 alle ore 11:59   
Addio laser, dal Canada arriva la crema per rimuovere i tatuaggi in modo indolore
Se applicato sulla pelle, il ritrovato sviluppato dai ricercatori della Dalhousie University sfrutta le difese naturali dell'organismo per "mangiare" l'inchiostro


E ' ancora in fase sperimentale


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Anna49
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Registrato dal: 14-05-2012
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  Post Inserito 25-02-2015 alle ore 13:34   
Torino, diciottenne salvato dal tumore osseo con un bacino artificiale: è la prima volta al mondo

ll trapianto, con un'operazione lunga 12 ore, è stato eseguito all'ospedale Cto. La protesi in tantalio e titanio - emibacino e anca - è stata realizzata negli Usa grazie a un calco realizzato con una Tac. Il ragazzo, colpito dal cancro un anno fa, sta bene

E' la prima volta al mondo: un paziente oncologico di 18 anni, colpito da un tumore alle ossa, è stato salvato con il trapianto di un emibacino in titanio e tantalio realizzato negli Stati Uniti. L'operazione, lunga dodici ore, è stata eseguita al Cto di Torino, l'ospedale traumatologico della Città della Salute. Il paziente, appena diciottenne, della provincia di Torino, soffriva da circa un anno da osteosarcoma del bacino. Considerato da tutti inoperabile, aveva risposto abbastanza bene a ben 16 cicli di chemioterapia nel reparto di Oncoematologia, diretto dalla dottoressa Franca Fagioli dell'ospedale Regina Margherita. Nel frattempo i chirurghi ortopedici dell'ospedale Cto avevano fatto costruire negli Stati Uniti un emibacino in titanio con rivestimenti in tantalio, materiale che si integra con le ossa umane, con misure perfette prese da un calco ricavato dalla Tac del paziente.

Con un intervento durato circa 11 ore e 30 minuti, sono stati rimossi dal dottor Raimondo Piana, responsabile di Chirurgia oncologica ortopedica del Cto, l'emibacino destro e l'anca colpiti dall'osteosarcoma e successivamente sostituiti e ricostruiti con la protesi in titanio e tantalio dal professor Alessandro Massè, direttore della Clinica universitaria ortopedica dell'ospedale. La parte anestesiologica è stata seguita dal dottor Maurizio Berardino, che dirige il reparto di Anestesia e rianimazione. L'intervento, informa la Città della Salute, è tecnicamente riuscito con un ottimo esito finale e senza lasciare deficit alcuno. Ora il paziente è ricoverato in terapia intensiva ed è già stato estubato e svegliato in mattinata. Nel pomeriggio verrà trasferito nel reparto di Chirurgia oncologica.
L'intervento è stato un esempio di collaborazione e di lavoro di équipe da parte di tutta la Città della Salute unita.
La Repubblica Torino


[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Anna49 il 25-02-2015 13:36 ]


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didi45

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  Post Inserito 25-02-2015 alle ore 16:27   
Ci sono degli interventi che fanno pensare alla fantascienza.
E in Italia abbiamo una sanità che va dalle stelle alle stalle.
Un grosso in bocca al lupo per quel ragazzo diciottenne.



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sitenne

Registrato dal: 04-12-2014
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  Post Inserito 25-02-2015 alle ore 19:28   
dopo lunga attesa (era il 7 ottobre 2014 che la ortopedico - si dice la ortopedica??? - ha letto il risultato della risonanza e mi ha detto che avrei dovuto essere operata e che mi avrebbero chiamata dopo un mese, un mese e mezzo), finalmente lo scorso giovedì 19 sono stata operata al menisco.
ospedale pubblico.
nessun costo, nemmeno il ticket, esente in quanto in cerca di occupazione.
in sala operatoria c'erano almeno 6 persone, tra medici, infermieri e anestesista.
sono stata operata il mattino, tra le 9.30 e le 11.30 e sono stata dimessa alle 18 con la terapia da fare a casa per 18 giorni (del costo di € 90 e rotti - farmaci avuti gratuitamente dall'ospedale).
ho preso un antidolorifico solo la prima sera, più per prevenire che per dolore effettivo.
sono a casa, praticamente autonoma, già dal giorno successivo a quello dell'intervento, senza mai aver avuto dolore.
sono contentissima e anche un po' stupita di questa buona sanità (a parte il tempo di attesa, intendo).



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Pepitina91

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  Post Inserito 25-02-2015 alle ore 20:00   
Bè sicuramente ogni caso è a sè, secondo me si va un pò a fortuna, si può infatti incontrare una buona equipe anche in una struttura pubblica! Le esperienze che hanno segnato la mia famiglia negli ultimi anni testimoniano proprio il fatto che nelle varie strutture pubbliche a cui ci siamo rivolti per il trattamento di un epitelioma basocellulare abbiamo incontrato medici assolutamente incompetenti (figuratevi che il primo intervento fu fatto con una banale anestesia locale e senza l'ausilio di una tac o altro esame) e professori di alto livello (che per riparare ai "danni" del primo pseudo-chirurgo sono stati costretti ad amputare l'orecchio a mio padre)..... ci affidiamo completamente a loro perchè speriamo e crediamo nella loro preparazione... ma a volte purtroppo rimaniamo delusi... e lo paghiamo sulla nostra pelle.


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didi45

Registrato dal: 25-09-2011
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  Post Inserito 26-02-2015 alle ore 00:13   
Credo che la grossa differenza stia tra Nord e Sud. Al nord le strutture pubbliche funzionano bene e in Lombardia le strutture private sono tutte convenzionate ,salvo qualche caso raro, quindi il malato va dove vuole senza spendere niente.
A Milano credo che esista un'unica clinica non convenzionata.


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sitenne

Registrato dal: 04-12-2014
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  Post Inserito 26-02-2015 alle ore 21:38   


26-02-2015 alle ore 00:13, didi45 wrote:
Credo che la grossa differenza stia tra Nord e Sud. Al nord le strutture pubbliche funzionano bene e in Lombardia le strutture private sono tutte convenzionate ,salvo qualche caso raro, quindi il malato va dove vuole senza spendere niente.
A Milano credo che esista un'unica clinica non convenzionata.



non sono d'accordo sul fatto che le strutture pubbliche al nord funzionino bene.
qualche anno fa, quattro o cinque, sono stata ricoverata in un'altra struttura pubblica sempre qui al nord, e sempre in ortopedia.
ho visto e subìto cose inenarrabili.
e di questa struttura ho sentito parlar male diverse altre persone.



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