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Anna49

Allarme Plasil: Ritirato dal mercato il farmaco in gocce. Stop anche ad altri due medicinali
Pubblicato 1 giorno fa |
A cura di Adriana Costanzo

E’ di ieri la notizia che l’Aifa (l’Agenzia Italiana del Farmaco) ha ritirato dal commercio tre farmaci, che consiglia, qualora già si avessero a casa, di non assumere.

In particolare, ha stabilito che il Plasil gocce può far più male che bene, infatti a quanto pare, il principio attivo metoclopramide, usato spesso per casi di vomito, diarrea, spasmi intestinali, nausea e vari intossicazioni alimentari, in forma liquida non è assolutamente consigliabile.

Ma ecco nello specifico i farmaci da non assumere più:

- “QUINAPRIL EG 20 mg 14 capsule” – lotto n. 148821, scad. 04/2015, della ditta EG SpA (il ritiro è stato disposto a seguito della segnalazione concernente errata denominazione del medicinale sia sul blister che sul confezionamento esterno);



- “PLASIL 4mg/ml gocce orali soluzione flacone 20 ml” – AIC 020766034 della ditta Sanofi Aventis SpA (il ritiro è stato disposto a seguito della valutazione del Comitato per i medicinali per suo umano – CHMP, il quale ha concluso che il rapporto rischio/beneficio dei prodotti contenenti metoclopramide non è favorevole per le formulazioni liquide orali con concentrazione superiore a 1mg/ml).



- “OCTAGAM 5% 200 ml”, lotti n. C337A8481 scad. 31.8.2015 e n. C340A8482 scad. 30.9.2015, AIC n. 035143039 della ditta Octapharma Italy SpA (il ritiro è stato disposto a seguito delle segnalazioni concernenti non conformità con alcuni limiti stabiliti dal Paul Ehrlich Institute (PEI) dopo l’incremento di reazioni avverse non gravi riguardanti il medicinale Octagam 10%).



Annas

Ussignur, domani faccio un sms a una mia amica che rompe le scatole continuamente a tutti per ciò che mangiano, bevono, ecc. ma gira perennemente con il Plasil in borsa

Anna49

mi piacerebbe proprio vedere la sua faccia alla notizia

collasso

nooooooooooo........
mi cade un mito.....
una volta avevo mangiato una specie di crescione ripieno,
evidentemente avariato e stavo malissimo,vomito e gran mal di pancia.
Il padre della mia fidanzata era un medico e mi fece un'iniezione di Plasil.
Fu un miracolo,mi sentii immediatamente molto,molto meglio
e da lì a poco mi ripresi completamente.
Da allora misi idealmente il Plasis in cima alle cure miracolose,
tanto che quando sono andato in vacanza in posti "strani" tipo l'Africa,
me lo sono sempre portato dietro.
Anche se poi non ho + avuto bisogno di prenderlo.
Peccato......

*Minnie*

Ma il plasil in gocce sarebbe quello iniettabile ? Alle mie pelose con la gastro fecero le siringhe

Freedom

ma il plasil si da anche ai bambini.....

Anna49



16-01-2014 alle ore 11:32, Freedom wrote:
ma il plasil si da anche ai bambini.....



mi sa che da oggi non si può dare più, a meno che qualcuno voglia sfruttare la boccetta non ancora finita e fare il furbo, in piena coscienza e su di sé mi va anche bene, ognuno fa della sua vita quello che vuole e a suo rischio, ma se lo dà ai bambini è uno scellerato

dadoedudu

Ottenuti solo benefici, nessuno si è mai lamentato di effetti così catastrofici...evidentemente qualche casa farmaceutica starà producendo un ' "alternativa" (stesso p.a. stessi conservanti stessi eccipienti o quasi...) ma lo fara pagare 10 volte tanto...c è crisi.
Mavaiacagare aggiungerei.

Lulina

Sempre avuti solo benefici dal PLASIL....in punture se stai malissimo è una bomba....ti senti subito meglio!!!
Quello in gocce poi è specifico per i bambini ed è un ottimo prodotto.
Su consiglio del mio vet. ad esempio io l'ho sempre dato alle mie piccole (1 sola goccia con un pochino di zucchero) quando sono andata in Toscana a prenderle per portarle giù....(circa 4 ore di macchina), mezz'ora prima di mettersi in viaggio e devo dire che è sempre andata benissimo, non hanno mai vomitato....
Sinceramente credo fortemente che abbia ragione Dado.....

MilenaF

Anch'io ho pensato al business delle case farmaceutiche, però perché ritirare solo quello in gocce?
Da giovane sempre usato quello in compresse, proprio per non soffrire l'auto come i cagnoli di Lulina

Anna49

Allarme Voltaren e Moment: studio documenta il rischio infarto.
A cura di Maria Romano

Voltaren, Moment, Infarto. Un connubio che non avremo mai voluto sentire. Eppure i famosi medicinali che vengono usati, di solito, per curare qualsiasi tipo di dolore, dal mal di testa al mal di schiena aumenterebbero il rischio di infarto fino al 55% in più. Lo studio condotto da due ricercatrici dell’università di Nottingham è stato diffuso dal noto quotidiano britannico The Guardian e ha rilevato una percentuale maggiore del rischio di infarto nei soggetti che assumono farmaci contenenti come principio attivo ibuprofene e diclofenac, rispettivamente contenuti nel Moment e nel Voltaren. Ebbene, sarà forse il caso di affidarsi con un po’ più di moderazione a queste compresse “miracolose” che calmano dolori di varia natura in poco tempo. Gli studiosi hanno messo sotto accusa tutte le famiglie di medicinali a base di ibuprofene, il principio attivo dalle proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antipiretiche, contenuto appunto nel Moment, e le famiglie di farmaci, come Voltaren, che contengono il diclofenac, altro farmaco antinfiammatorio non steroideo. La ricerca in questione, portata avanti dall’Università di Nottingham e pubblicata sul British Medical Journal, ha visto le ricercatrici Julia Hippisley-Cox e Carol Coupland impegnate nell’osservazione di 9.218 pazienti che avevano già avuto un primo episodio di infarto, prendendo in considerazione vari fattori di rischio quali età, malattie cardiovascolari diagnosticate, fumo. Nel corso dello studio è stato riscontrato che il rischio di incorrere in un attacco cardiaco era maggiore nei soggetti che avevano assunto i farmaci presi in esame nei tre mesi precedenti al loro episodio di infarto. I risultati hanno evidenziato che l’assunzione di ibuprofene aumenta del 24% il rischio di infarto, addirittura ancora maggiore, fino al 55%, per chi assume il diclofenac. Queste cifre hanno spinto le ricercatrici, che hanno sottolineato come circa 1 persona sopra i 65 anni di età su 1000 avrà un infarto dovuto al consumo di ibuprofene (una cifra allarmante se si pensa che i consumatori abituali sono diversi milioni, circa 9 solo in Gran Bretagna), a portare l’attenzione sulla necessità di un’indagine approfondita sugli effetti anche gravi che questa tipologia di farmaci può avere sul cuore, mentre ricercatori dell’Università di Berna ritengono che tali risultati potrebbero essere spiegati anche da altri fattori.
Retenews24

mi è caduto un mito

didi45

Sarebbe interessante conoscere per quanto tempo sono stati somministrati moment e voltaren nell'ambito dello studio eseguito.
E' da sempre che si sa che gli antinfiammatori usati per periodi prolungati vanno assunti sotto stretto controllo medico perché possono avere gravi conseguenze, in particolare con persone anziane a causa di interazione con altri farmaci.
Un conto è l'assunzione saltuaria di qualche giorno, un conto quella di molti giorni o mesi.
Anche per il plasil credo che il ritiro sia da imputarsi a un difficile metodo di dosaggio con le gocce. E' facile sforare nel contarne il numero e poi le gocce non sono tutte uguali, a volte scendono grosse a volte piccole. Probabilmente la soluzione se non dosata in modo corretto rischia il super dosaggio al ml./gr.

Le_Chat



16-01-2014 alle ore 13:46, Anna49 wrote:
mi sa che da oggi non si può dare più, a meno che qualcuno voglia sfruttare la boccetta non ancora finita e fare il furbo, in piena coscienza e su di sé mi va anche bene, ognuno fa della sua vita quello che vuole e a suo rischio, ma se lo dà ai bambini è uno scellerato



Non credo di capire il tuo discorso.
Cioè, se fino all'altro ieri il medico prescriveva il Plasil al bambino e tu non glielo davi per convinzioni tue, potevi venire considerato uno scellerato che trascurava la salute dei figli.
E oggi invece lo stesso genitore sarebbe scellerato perché glielo dà?
Che cosa è cambiato da due giorni a questa parte? Perché prima quel farmaco faceva bene e adesso fa male?

Mi sembra un po' come il discorso, al contrario, dell'atrazina nell'acqua. Non fa male entro certi limiti di concentrazione, ma appena i valori nell'acqua potabile si alzano oltre la soglia di rischio, basta cambiare i limiti di legge e l'acqua torna ad essere potabile.
E vogliamo parlare del colesterolo nel sangue? I valori di guardia sono già stati cambiati più volte, e solo per vendere farmaci per correggere il colesterolo alto.

Il mondo della medicina e della sanità è pieno di casi simili. Quello che un giorno è buono e fa bene diventa misteriosamente cattivo e dannoso il giorno dopo, a seconda di come tira il mercato delle case farmaceutiche

Anna49

capisco il tuo punto di vista Le_Chat, ma questo ritiro dal commercio è frutto di una ricerca magari durata anni ( non due giorni) ed ha avuto come conclusione che le gocce di Plasil hanno delle controindicazioni, il mio punto di vista è che, nel dubbio che sia vero, se voglio continuare ad usarle per me stessa me ne assumo la responsabilità, altra cosa è farla assumere ad un bambino sapendo che potrebbe incorrere in problemi futuri.
Anch'io credo che in medicina c'è la variante " interessi", ma come in tutte le cose non generalizzo, anche perché ne va di mezzo la salute.


Anna49

Sanità, sul web il 'Tripadvisor' degli ospedali:
coi giudizi dei pazienti su trattamento ricevuto
Il sito del ministero conterrà tutte le informazioni utili per indirizzare l'utente alla struttura più vicina per la patologia richiesta. La sezione sulle valutazioni degli utenti sarà attivata gradualmente. Il ministro Lorenzin: "Una rivoluzione culturale sul piano della trasparenza"

di MICHELE BOCCI
Un sito con tutte le informazioni sugli ospedali italiani che dà la possibilità agli utenti di lasciare un commento sulla qualità della struttura. Il "Tripadvisor delle strutture sanitarie" annunciato Beatrice Lorenzin alcuni mesi fa sta per diventare realtà. Questa mattina il ministro ha presentato il portale www.dovesalute.gov.it. che al momento contiene solo i dati degli Irccs, cioè degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (tra cui Humanitas e Ieo di Milano, Regina Elena di Roma, Rizzoli di Bologna ed altri).

Nelle prossime settimane verranno inseriti tutti gli ospedali, ma anche altre strutture sanitarie, come ambulatori, farmacie, centri di riabilitazione, guardia medica, consultori ed altro ancora. L'idea è anche quella di fare un grande censimento dei servizi offerti in Italia. Ovviamente però la cosa importante è l'informazione che si vuole dare ai cittadini, i quali dovrebbero trovare un quadro chiaro che permette di scegliere una buona struttura, magari vicino a casa, dove curarsi.

Nella homepage del sito potranno digitare il nome della patologia o la specialità e indicare il codice di avviamento postale (cap) di residenza o il nome della struttura dove pensano di curarsi. Troveranno tutte le informazioni sull'ospedale (anche varie fotografie): da quelle per raggiungerlo, alla disponibilità del parcheggio, dalla presenza della tv in camera ai servizi offerti. Ci sono poi i numeri di telefono dei reparti, gli orari di visita, i nomi dei responsabili, e tante altre cose.

Uno dei punti più delicati, che tra l'altro rende il sito del ministero diverso da quelli delle singole Asl dove ormai si trovano molte informazioni, riguarda i commenti degli utenti, cioè la funzione che ha fatto parlare di "Tripadvisor della sanità".

La possibilità per i cittadini di esprimere un'opinione era vista con un certo timore da parte del sistema sanitario. Per ora si prevede che l'attivazione della sezione "avverrà in maniera graduale e sarà configurabile in base al gradimento dell'iniziativa da parte dei cittadini". Non si vuole cioè forzare la mano. Comunque si pensa di chiedere il parere (in una scala da una a cinque stelle) su alcuni aspetti come la qualità dei pasti, la pulizia, il rispetto della privacy, la gentilezza del personale. Verrà richiesto l'utilizzo di una posta Pec a chi vuole dare un commento.

Un'altra cosa importante, per ora non attivata, è la possibilità di controllare "gli esiti" dell'attività dei vari reparti, cioè la qualità dell'assistenza. Si dovrebbero utilizzare i dati di Agenas (l'Agenzia delle Regioni) che potrebbero servire ad orientare la scelta dei cittadini, i quali si rivolgeranno alle strutture con i dati migliori.

"Oggi comincia una rivoluzione della trasparenza dei servizi sanitari e anche un cambio culturale", commenta Lorenzin: "Il cittadino potrà, digitando su internet la patologia e il nome della città, sapere - ha spiegato il ministro - dove e come viene trattata e con che esiti e potrà commentare il tipo di ospedalità ed accoglienza ricevuti". Tra l'altro il sito servirà anche per presentare il sistema sanitario italiano a chi vive nel resto d'Europa. La nuova disciplina sulla sanità transfrontaliera infatti prevede una maggiore facilità per i pazienti di spostarsi da un paese all'altro e l'Unione Europea ha chiesto agli stati membri di dare informazioni sui propri servizi a chi arriva da fuori.
(03 marzo 2014)

Anna49

"Pillole di cioccolato" contro infarto e ictus, al via studio Usa
Diciottomila persone testeranno un concentrato di flavonoidi estratti dalle fave di cacao, senza zuccheri e grassi

ROMA - Tutto pronto per un 'dolce' studio scientifico: i ricercatori del Brigham and Women Hospital di Boston hanno appena lanciato una sperimentazione per stabilire se pillole contenenti le sostanze nutritive del cioccolato fondente, chiamate flavonoidi, possano prevenire attacchi di cuore e ictus. Il lavoro sarà sponsorizzato dal National Heart, Lung and Blood Institute americano e da una multinazionale che produce dolciumi e che ha brevettato un modo per estrarre i flavonoidi dal cacao in alta concentrazione e per confezionarli in capsule.

Gli scienziati arruoleranno in tutto 18.000 fra uomini e donne Oltreoceano per testare le compresse, che conterranno molti più nutrienti di quanti se ne possano consumare solo mangiando cioccolato, nel tentativo di stabilire se i benefici per la salute possano essere amplificati se il loro consumo avviene in assenza di zuccheri e grassi, spiega JoAnn Manson, che guiderà il trial.

I partecipanti assumeranno un 'placebo' o due capsule al giorno di flavonoidi del cacao per 4 anni, e nessuno di loro, nè gli autori, sapranno chi sta assumendo cosa fino alla fine della sperimentazione.

Si tratta del primo grande studio sui flavonoidi del cacao, di cui in precedenti lavori più piccoli erano stati dimostrati i benefici a livello di pressione sanguigna, colesterolo, secrezione di insulina, salute delle arterie e altri fattori legati al benessere del cuore. I flavoidi sono naturalmente presenti in alimenti come frutta e verdura, ma quelli del cioccolato contengono una miscela unica di sostanze nutritive che si trovano solo nella fava di cacao.

In una seconda parte della ricerca si studierà anche l'effetto sulla prevenzione del cancro. Un'indagine precedente aveva già sondato questa possibilità, ma solo su uomini anziani e sani. I ricercatori ora vogliono eseguire una verifica su una popolazione più ampia. Alcune altre aziende già vendono capsule di estratto di cacao, ma con ingredienti meno attivi rispetto a quelli che saranno testati nello studio.
La Repubblica

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io ormai sono una volontaria da anni, cioccolato dipendente, solo fondente, ho la dose giornaliera

lillina

Allora in attesa dei 4 anni di sperimentazione ,mi papperò del buon cioccolato

Anna49

Fda: “Carne, ossa e organi non cotti: no al cibo crudo per cani e gatti”
La Food and Drug Administration statunitense lancia l’allarme: gli animali rischiano la salmonella e listeria, pericolosi anche per l’uomo


Le intossicazioni alimentari non sono un problema solo umano: anche i nostri amici a quattro zampe sono a rischio, se mangiano cibi che sono contaminati da batteri. Due di questi, Salmonella e Listeria, sono particolarmente pericolosi sia per gli uomini che per cani e gatti. E il principale fattore di rischio è mangiare alimenti crudi.

A lanciare l’allerta sono gli esperti della Food and Drug Administration (Fda) statunitense. Il cibo crudo, per i “pet”, «è rappresentato principalmente da carne, ossa e organi che non sono stati cotti - dice William Burkholder, Veterinary Medical Officer della divisione Fda per gli Alimenti animali - e che possono contenere microrganismi a rischio infezioni. Inoltre, il cibo crudo può far stare male i nostri animali anche se non viene manipolato correttamente. La Fda non crede dunque che l’alimentazione con cibi crudi per gli animali domestici sia coerente con l’obiettivo di proteggere il pubblico dai rischi significativi per la salute». L’agenzia raccomanda pertanto la cottura di carne e pollame per uccidere i batteri nocivi come Salmonella e Listeria, prima di dare la “pappa” al cane o al gatto.

Burkholder ricorda che le persone spesso scelgono la dieta “cruda” per i loro animali perché sottolineano che i cani e i gatti selvatici catturano da soli le loro prede e le mangiano crude. «È vero - spiega - ma non sappiamo quanti di questi animali si ammalano o muoiono proprio per questo motivo. E poiché gli animali selvatici vengono portati raramente da un veterinario quando sono malati, non c’è modo di raccogliere tali informazioni». Gli esperti ricordano inoltre i sintomi di salmonellosi negli animali, che sono: vomito, diarrea, febbre, perdita di appetito, diminuzione del livello di attività. Mentre i sintomi della listeriosi sono nausea, diarrea, febbre, a volte disturbi neurologici. E ricordano: «Anche se il cane o il gatto non si ammalano, possono diventare portatori di Salmonella e trasferire i batteri nell’ambiente, e quindi le persone possono ammalarsi dal contatto con l’ambiente infetto».
(Fonte: Adnkronos)

meglio cotto!

Anna49

Farmaci difettosi. Aifa, stop all'uso di un lotto del medicinale BISOLVON 2 mg della ditta BB Farma Srl

Oggi l’ennesimo allarme sulla sicurezza dei farmaci è dilagato in tutta Italia. L'Agenzia Italiana del Farmaco ha vietato l'utilizzo del medicinale BISOLVON 2 mg con decorrenza immediata.
La soluzione è un medicinale di AUTOMEDICAZIONE che è usato per curare disturbi lievi e transitori facilmente riconoscibili e risolvibili senza ricorrere all’aiuto del medico. Può essere quindi acquistato senza ricetta ed è indicato nel trattamento delle turbe della secrezione (per esempio presenza di tosse e catarro) nelle affezioni respiratorie acute e croniche. Un comunicato dell’AIFA, l’Agenzia Italiana per il Farmaco è eloquente nel precisare che:
" A seguito della comunicazione della ditta concernente risultati fuori specifica per contenuto di
principio attivo e di conservante, ai sensi de|l’art. 70 del D. L.vo 219/2006 e per la motivazione
sopra evidenziata, comunicasi, il ritiro da parte della ditta del medicinale "BISOLVON 2 mg/ml
SOLUZIONE ORALE FLACONE 40 ml", AIC n. 038285019, lotti n. 933065A scad. 30/11/2014, n.
933067A scad. 30/11/2014, n. 13125/LA scad. 29/02/2016, n. 131255A scad. 29/02/2016, n.
131256A scad. 29/02/2016, n. 2311188 scad. 28/02/2017, n. 231119A scad. 28/02/2017, n.
231120B scad. 28/02/2017, ditta BB Farma Srl, sita in Samarate (VA), Viale Europa 160. Resta
inteso che, nelle more del ritiro, i Iotti sopra riportati non potranno essere utilizzati. `
La ditta BB Farma Srl dovrà assicurare l'avvenuto ritiro entro 48 ore dalla ricezione della presente comunicazione. Il Comando Carabinieri perla Tutela della Salute è invitato a verificare l’avvenuto ritiro e, in caso di mancato adempimento da parte della ditta interessata, procederà al sequestro dei lotti del medicinale.
In virtù di tale comunicazione, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda ai pazienti in trattamento con il medicinale di verificare il numero di lotto e, nel caso corrispondesse a quello ritirato, di sospenderne l'uso e di rivolgersi al proprio medico per una nuova prescrizione. Sempre al medico di famiglia gli assistiti potranno rivolgersi per ottenere qualunque tipo di chiarimento sul provvedimento e per avere maggiori informazioni sui motivi che hanno portato al ritiro dal mercato del BISOLVON 2 mg/ml.
Associazione italiana del farmaco





Anna49

Sanità, ecco i nuovi Lea: entrano epidurale, Pma, screening neonatali e Ict per i disabili
Pronto il documento sui nuovi servizi e prestazioni che dovranno essere assicurati ai cittadini a totale carico dello stato o con pagamento di ticket. Quasi mezzo miliardo di investimento. Mercoledì il ministero della Salute lo presenterà alle Regioni


ROMA - Sono pronti i nuovi Lea (i livelli essenziali di assistenza) che mercoledì prossimo saranno esaminati dagli assessori regionali in un incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Per le nuove prestazioni è previsto un aumento delle disponibilità pari a 470 milioni di euro. Si tratta di una tappa necessaria per l'approvazione di nuovi prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket, con le risorse pubbliche.

Nel piano del ministero entrano nei Lea la procreazione medicalmente assistita (Pma), l'epidurale, gli screening neonatali, le vaccinazioni per varicella, pneumococco e meningococco e il vaccino contro l'hpv. Le novità sono contenute nella proposta che Lorenzin presenterà alle Regioni la prossima settimana. Già domani intanto è previsto un incontro con Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e presidente della Conferenza delle Regioni.

A guidare la riforma è la cancellazione di prestazioni ritenute ormai superate che vengono sostituite con l'inserimento di nuove. Prima di tutto c'è la Pma, che vuol dire sia fecondazione omologa che eterologa. Ci sono Regioni italiane che praticamente non erano in grado di assicurare ai cittadini nemmeno la prima. Adesso dovranno avere dei centri pubblici in questo campo. Il parto con l'anelgesia epidurale era un'altra prestazione non sempre disponibile negli ospedali italiani che invece dovrà essere offerta alle donne che la richiedono (non solo per problemi clinici contingenti).

Ma le novità riguardano anche il mondo dei cosiddetti "ausili". Nei Lea vengono inseriti infatti gli Ict, cioè i computer che permettono ai disabili gravi, come ai malati di sla, di comunicare e che ora spesso le famiglie dovevano pagarsi. Andranno assicurati a chi è in determinate condizioni di salute anche apparecchi acustici digitali, barelle per la doccia, carrozzine con "sistema di verticalizzazione", scooter a quattro ruote, kit di motorizzazione per carrozzine, sollevatori fissi e per vasca da bagno, sistemi di sostegno per il bagno e carrelli servoscala.

Riguardo invece alle prestazioni diagnostiche e ambulatoriali, dove spesso c'è molta inappropriatezza, come ad esempio nel caso delle risonanze magnetiche, si introducono "condizioni di erogabilità" di numerose prestazioni, che saranno assicurate dal servizio pubblico solo quando ci sono certe condizioni cliniche (come avviene per certi farmaci). Per 160 prestazioni si introducono precise condizioni che devono essere rispettate dai medici che prescrivono (e le Asl dovranno controllare che i professionisti seguano le indicazioni). Trentacinque prestazioni, infine, saranno "reflex" cioè andranno in coppia: la seconda si farà solo se la prima ha un determinato esito. E nella riforma si ritoccano anche i follow up, cioè ad esempio gli esami da fare dopo un tumore, per evitare prestazioni inutili al paziente.

E il ministero propone anche di inserire alcune nuove patologie nella lista di quelle esenti dai ticket. Si tratta delle broncopneumopatie croniche ostruttive moderate, gravi o molto gravi, delle osteomieliti croniche, delle patologie renali croniche, del rene policistico, della sindrome da Talidomide, della endometriosi. E tra gli esenti entrano anche i donatori di organo. Inoltre sono state inserite circa 110 malattie rare. Infine, sindrome di Down e la celiachia non sono più considerate malattie rare ma croniche.

Il nodo della sostenibilità per le Regioni del nuovo elenco di prestazioni è da mesi al centro del confronto fra governo e Regioni. La soluzione sarebbe stata trovata, a quanto si apprende, nell'individuazione di nuove risorse che sfiorerebbero il mezzo miliardo di euro.

Pochi giorni fa la Corte dei Conti aveva lanciato un allarme, nella Relazione sulla gestione finanziaria per il 2013, sul rischio che nel medio periodo, senza investimenti, molte Regioni possano non essere più in grado di assicurare l'assistenza minima.
La Repubblica




Anna49

Una proteina contro l’infiammazione per sconfiggere il cancro

La ricerca dell’immunologo Alberto Mantovani e la scoperta del gene Ptx3 capace di «spegnere» alcuni tipi di tumori. Sperimentazione a breve

L’infiammazione è uno dei sette pilastri su cui un tumore cresce e si sviluppa: ora hanno trovato il modo per tentare di demolirlo. Il «piccone» è una proteina prodotta da un gene che si chiama Ptx3, l’ha scoperta Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e docente di Humanitas University, una ventina di anni fa e adesso è diventata un farmaco tutto da sperimentare, ma che offre interessanti prospettive nella cura di certe neoplasie (del colon, per esempio, o della pelle o i sarcomi) come l’immunologo milanese, fra i più quotati al mondo, ha appena riferito sulla rivista «Cell».

Sette pilastri
Un passo indietro: i sei fattori che favoriscono la crescita di un tumore riguardano, complessivamente, l’abilità delle cellule tumorali di crescere senza controllo, la loro immortalità e la capacità di produrre nuovi vasi sanguigni che le alimentano. E per combattere queste aberrazioni si sono studiati molti farmaci, oggi in uso, capaci di aiutare i malati e di farli sopravvivere alla loro malattia. Con buoni risultati. L’infiammazione è il settimo e consiste in una reazione anomala del sistema immunitario che impazzisce: normalmente questo sistema deve annientare i nemici dell’organismo (comprese le cellule tumorali), ma qualche volta finisce per aiutarli.

L’Airc
«Esiste un gene capace di “spegnere” il cancro – spiega Mantovani – tenendo sotto controllo l’infiammazione. Si chiama Ptx3 e produce una proteina con capacità anti-infiammatorie. In certi tumori non funziona e allora si instaura l’infiammazione». Infiammazione che, appunto, favorisce la crescita del tumore. Ecco perché si sta pensando di somministrare questa proteina come farmaco in modo da controllare l’infiammazione e aiutare l’organismo a reagire alla neoplasia. La sperimentazione sui pazienti partirà a breve e lo studio è finanziato dall’Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
13 febbraio 2015 Corriere della sera_ sportello cancro


Alberto Mantovani

Anna49

grande scoperta tutta italiana!


Staminali per riparare la cornea: italiano il primo farmaco al mondo

Approvato il primo farmaco al mondo a base di queste cellule, l'Holoclar E' stato sviluppato a Modena grazie a una collaborazione tra pubblico e privato. Può ridare la vista a pazienti con ustioni e lesioni da agenti chimici con una percentuale di successo superiore all'80%
Le staminali per ridare la vista a pazienti che hanno subito gravi ustioni della cornea. L'Italia segna una vittoria nella corsa alla medicina rigenerativa grazie all'approvazione da parte della Commissione europea del primo farmaco al mondo a base di queste cellule. Holoclar diventerà presto disponibile per tutti i pazienti che subiscono incidenti sul lavoro o domestici o in qualche modo vengono danneggiati da agenti chimici. Il trattamento è in grado di ricostruire l'epitelio che ricopre la superficie corneale danneggiata. Tutto partendo da poche cellule staminali che vengono moltiplicate in laboratorio.

La conquista arriva grazie al lavoro di ricerca di Graziella Pellegrini e Michele De Luca, docenti dell'università di Modena e Reggio Emilia che da sempre studiano nel campo della medicina rigenerativa e da vent'anni lavorano sul farmaco. Per arrivare all'autorizzazione europea è stata costituita una società, la Holostem terapie avanzate, che vede la partecipazione dell'Università e della Chiesi farmaceutici, azienda molto impegnata nel campo della ricerca. Le cellule vengono lavorate nel centro di medicina rigenerativa "Stefano Ferrari" finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena. Dall'aspetto clinico della ricerca si è occupato l'oculista del San Raffaele di Milano, Paolo Rama, che ha seguito decine di pazienti per anni.

Arrivare all'autorizzazione è stato difficile e ha richiesto molto tempo, ma adesso le cellule si possono coltivare secondo standard farmaceutici in grado di garantire ai pazienti sicurezza ed efficacia. "Dopo aver messo a punto colture cellulari a base di cellule staminali epiteliali per la cura di diverse patologie a carico degli epiteli di rivestimento, dalla pelle per i grandi ustionati alla ricostruzione dell'uretra, abbiamo scoperto che le cellule staminali che consentono la rigenerazione della cornea risiedono in una piccola area al confine tra la cornea, la parte trasparente al centro dell'occhio, e la congiuntiva. la parte bianca attigua, che si chiama limbus", spiega Pellegrini.

Si stima che i pazienti che potrebbero essere trattati con Holoclar in Europa possano essere un migliaio all'anno, e il trapianto può avvenire anche ad anni di distanza dall'incidente, con una percentuale di successo superiore all'80%. E nelle persone che hanno avuto lesioni profonde permette una prima ricostruzione, per poi essere in grado di fare il tradizionale trapianto di cornea.

Il prossimo obiettivo del team di ricercatori e imprenditori emiliani è quello di sviluppare nuovi prodotti di terapie avanzate, come la terapia genica per la cura dell'epidermolisi bollosa o "sindrome dei bambini farfalla", applicata fino ad ora con successo sui primi due pazienti al mondo. E sviluppare nuovi protocolli sperimentali e clinici con altre cellule staminali degli epiteli di rivestimento come congiuntiva, uretra, mucosa orale ed epiteli respiratori.
La Repubblica salute 20/02/2015

sitenne

ho avuto per 15 anni un negozio di alimentazione naturale ed erboristeria.
ho letto oltre 300 libri sull'argomento, soprattutto dopo che hanno operato mia madre di cancro all'intestino (e dopo che una zia - sua sorella - è morta in teoria di cancro ai polmoni a detta del primario di pneumologia. ma quello ai polmoni erano metastasi di un precedente cancro al fegato. il primario, però, doveva operare la zia in una clinica privata...).

vi consiglio questo libro:
Lynne McTaggart
Ciò che i Dottori non Dicono - La verità sui pericoli della medicina moderna
Macro Edizioni

in questo sito c'è la maggior parte dei libri che ho letto:
http://www.ilgiardinodeilibri.it


lillina

Addio laser, dal Canada arriva la crema per rimuovere i tatuaggi in modo indolore
Se applicato sulla pelle, il ritrovato sviluppato dai ricercatori della Dalhousie University sfrutta le difese naturali dell'organismo per "mangiare" l'inchiostro


E ' ancora in fase sperimentale

Anna49

Torino, diciottenne salvato dal tumore osseo con un bacino artificiale: è la prima volta al mondo

ll trapianto, con un'operazione lunga 12 ore, è stato eseguito all'ospedale Cto. La protesi in tantalio e titanio - emibacino e anca - è stata realizzata negli Usa grazie a un calco realizzato con una Tac. Il ragazzo, colpito dal cancro un anno fa, sta bene

E' la prima volta al mondo: un paziente oncologico di 18 anni, colpito da un tumore alle ossa, è stato salvato con il trapianto di un emibacino in titanio e tantalio realizzato negli Stati Uniti. L'operazione, lunga dodici ore, è stata eseguita al Cto di Torino, l'ospedale traumatologico della Città della Salute. Il paziente, appena diciottenne, della provincia di Torino, soffriva da circa un anno da osteosarcoma del bacino. Considerato da tutti inoperabile, aveva risposto abbastanza bene a ben 16 cicli di chemioterapia nel reparto di Oncoematologia, diretto dalla dottoressa Franca Fagioli dell'ospedale Regina Margherita. Nel frattempo i chirurghi ortopedici dell'ospedale Cto avevano fatto costruire negli Stati Uniti un emibacino in titanio con rivestimenti in tantalio, materiale che si integra con le ossa umane, con misure perfette prese da un calco ricavato dalla Tac del paziente.

Con un intervento durato circa 11 ore e 30 minuti, sono stati rimossi dal dottor Raimondo Piana, responsabile di Chirurgia oncologica ortopedica del Cto, l'emibacino destro e l'anca colpiti dall'osteosarcoma e successivamente sostituiti e ricostruiti con la protesi in titanio e tantalio dal professor Alessandro Massè, direttore della Clinica universitaria ortopedica dell'ospedale. La parte anestesiologica è stata seguita dal dottor Maurizio Berardino, che dirige il reparto di Anestesia e rianimazione. L'intervento, informa la Città della Salute, è tecnicamente riuscito con un ottimo esito finale e senza lasciare deficit alcuno. Ora il paziente è ricoverato in terapia intensiva ed è già stato estubato e svegliato in mattinata. Nel pomeriggio verrà trasferito nel reparto di Chirurgia oncologica.
L'intervento è stato un esempio di collaborazione e di lavoro di équipe da parte di tutta la Città della Salute unita.
La Repubblica Torino


[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Anna49 il 25-02-2015 13:36 ]

didi45

Ci sono degli interventi che fanno pensare alla fantascienza.
E in Italia abbiamo una sanità che va dalle stelle alle stalle.
Un grosso in bocca al lupo per quel ragazzo diciottenne.


sitenne

dopo lunga attesa (era il 7 ottobre 2014 che la ortopedico - si dice la ortopedica??? - ha letto il risultato della risonanza e mi ha detto che avrei dovuto essere operata e che mi avrebbero chiamata dopo un mese, un mese e mezzo), finalmente lo scorso giovedì 19 sono stata operata al menisco.
ospedale pubblico.
nessun costo, nemmeno il ticket, esente in quanto in cerca di occupazione.
in sala operatoria c'erano almeno 6 persone, tra medici, infermieri e anestesista.
sono stata operata il mattino, tra le 9.30 e le 11.30 e sono stata dimessa alle 18 con la terapia da fare a casa per 18 giorni (del costo di € 90 e rotti - farmaci avuti gratuitamente dall'ospedale).
ho preso un antidolorifico solo la prima sera, più per prevenire che per dolore effettivo.
sono a casa, praticamente autonoma, già dal giorno successivo a quello dell'intervento, senza mai aver avuto dolore.
sono contentissima e anche un po' stupita di questa buona sanità (a parte il tempo di attesa, intendo).


Pepitina91

Bè sicuramente ogni caso è a sè, secondo me si va un pò a fortuna, si può infatti incontrare una buona equipe anche in una struttura pubblica! Le esperienze che hanno segnato la mia famiglia negli ultimi anni testimoniano proprio il fatto che nelle varie strutture pubbliche a cui ci siamo rivolti per il trattamento di un epitelioma basocellulare abbiamo incontrato medici assolutamente incompetenti (figuratevi che il primo intervento fu fatto con una banale anestesia locale e senza l'ausilio di una tac o altro esame) e professori di alto livello (che per riparare ai "danni" del primo pseudo-chirurgo sono stati costretti ad amputare l'orecchio a mio padre)..... ci affidiamo completamente a loro perchè speriamo e crediamo nella loro preparazione... ma a volte purtroppo rimaniamo delusi... e lo paghiamo sulla nostra pelle.

didi45

Credo che la grossa differenza stia tra Nord e Sud. Al nord le strutture pubbliche funzionano bene e in Lombardia le strutture private sono tutte convenzionate ,salvo qualche caso raro, quindi il malato va dove vuole senza spendere niente.
A Milano credo che esista un'unica clinica non convenzionata.

sitenne



26-02-2015 alle ore 00:13, didi45 wrote:
Credo che la grossa differenza stia tra Nord e Sud. Al nord le strutture pubbliche funzionano bene e in Lombardia le strutture private sono tutte convenzionate ,salvo qualche caso raro, quindi il malato va dove vuole senza spendere niente.
A Milano credo che esista un'unica clinica non convenzionata.



non sono d'accordo sul fatto che le strutture pubbliche al nord funzionino bene.
qualche anno fa, quattro o cinque, sono stata ricoverata in un'altra struttura pubblica sempre qui al nord, e sempre in ortopedia.
ho visto e subìto cose inenarrabili.
e di questa struttura ho sentito parlar male diverse altre persone.


MilenaF

Nord, Lombardia, Milano, Clinica Santa Rita, convenzionatissima, altrimenti detta "clinica degli orrori", quella in cui c'era il business degli interventi al polmone, qualcuno la ricorda?

Secondo me la malasanità la fanno le persone senza coscienza, non le zone geografiche..

Sarà anche vero che un maggior 'lassismo' delle istituzioni sia terreno fertile per le truffe, ma chi ha una sua moralità, anche se ha poco da temere, non si sporca solo perché si può e conviene.
Per lo stesso motivo per cui in una strada dove nessuno raccoglie le deiezioni canine, di notte e sapendo che nessuno chiamerà i vigili, che comunque non verranno, si china ugualmente con il suo sacchettino in mano, ecco

sitenne

riabilitazione post intervento al menisco.

visto che la fisioterapia che devo fare dev'essere "assistita", il mio medico curante mi ha fatto un'impegnativa per una visita fisiatrica.

in una prima struttura mi avrebbero fissato l'appuntamento al 25 marzo e la fisioterapia riabilitativa post intervento a partire da maggio.
in alternativa, per accorciare i tempi della visita fisiatrica, avrei potuto chiedere un appuntamento a pagamento (80 euro).

nella seconda struttura (a 200 metri dalla prima) la riabilitazione postoperatoria prevede un canale preferenziale (sempre a costo zero): ho appuntamento per la settimana prossima per la visita fisiatrica.

didi45

quando si parla di buona o cattiva sanità non se ne può fare mai di tutta un'erba un fascio. L'eccellenza si può trovare ovunque come la clinica degli orrori si è trovata in Lombardia.
Però se statisticamente al sud la sanità funzionasse come in alcune regioni del nord non ci sarebbe ragione per cui ci sia una processione a venire al nord per affrontare gli interventi.
La differenza con la Lombardia è che si parla di sanità privata e tutti pensano che il malato debba pagare. Non è così, il malato sceglie in che struttura voglia andare o quale sia disponibile per prima, e poi paga un normale ticket se dovuto, non si paga per ricoveri, il resto è a carico della regione.
Vige poi una regola per i lombardi che se non si trova posto entro 60 giorni per certi esami, si è autorizzati ad andare anche in strutture non convenzionate a carico della regione.
Se poi il malato decide di fare una tac nell'ospedale più vicino o nella struttura sotto casa e non vuole andare altrove, allora capita di aspettare tempi lunghi.
In Liguria occidentale vedo che o fai l'esame alla mutua e aspetti pure un anno, o lo devi pagare. non ci sono alternative. E questo è tutto un altro servizio, se mi permettete.


didi45



27-02-2015 alle ore 15:58, sitenne wrote:
riabilitazione post intervento al menisco.

visto che la fisioterapia che devo fare dev'essere "assistita", il mio medico curante mi ha fatto un'impegnativa per una visita fisiatrica.

in una prima struttura mi avrebbero fissato l'appuntamento al 25 marzo e la fisioterapia riabilitativa post intervento a partire da maggio.
in alternativa, per accorciare i tempi della visita fisiatrica, avrei potuto chiedere un appuntamento a pagamento (80 euro).

nella seconda struttura (a 200 metri dalla prima) la riabilitazione postoperatoria prevede un canale preferenziale (sempre a costo zero): ho appuntamento per la settimana prossima per la visita fisiatrica.



Infatti qui sta la differenza. Se sei sveglio cerchi un altro posto e lo trovi. Prova a farlo in altre regioni, poi me lo racconti.


lillina

Circa ictus
Ho scovato
www.aliceitalia.org

Tipologie
Cosa fare
Segnali
Prevenzione
e l'importanza delle Stroke Unit o Unità ictus X specializzazione strumentazione professionalità e approccio multidisciplinare all'ictus



Anna49

Cuore, primo trapianto da cadavere in Europa: riattivato l'organo 'spento'

Intervento "perfettamente riuscito" su un paziente sessantenne in un ospedale britannico. Finora era stata possibile la donazione in caso di morte cerebrale. Ora i medici del Papworth Hospital nel Cambridgeshire affermano di aver superato il limite: "Così potremo salvare centinaia di vite"


Cuore, primo trapianto da cadavere in Europa: riattivato l'organo 'spento'LONDRA -
Nel Regno Unito è stato effettuato il primo trapianto di cuore da cadavere in Europa: l'intervento, di cui danno notizia i principali quotidiani inglesi, è stato portato a termine al Papworth Hospital nel Cambridgeshire su un londinese di 60 anni, Huseyin Ulucan, che ha ricevuto un cuore da un cadavere, ed è perfettamente riuscito.

Fino ad ora era stato possibile trapiantare cuori ancora in funzione da pazienti in stato di morte celebrale. Ma i chirurghi dell'ospedale britannico hanno dimostrato che anche un cuore morto può essere riattivato. Il primo intervento è stato portato a termine un mese fa, e il paziente che ha ricevuto il nuovo cuore "morto" si sta riprendendo bene, tanto da essere stato dimesso dopo quattro giorni di ricovero.

Secondo Stephen Large, che ha guidato l'equipe medica nel progetto, la nuova tecnica potrebbe determinare un incremento di un quarto dei trapianti di cuore nel Regno Unito, riducendo liste d'attesa in continua crescita e permettendo di salvare centinaia di vite. Il cuore morto è stato riattivato nel ricevente attraverso una pompa che ne ha permesso il monitoraggio per un'ora, in maniera da accertarne l'efficienza.
Rep.it

pazzesco..

didi45

Sentito ora. Il che pone parecchie domande. Se il cuore fosse stato stimolato direttamente nella sua sede , il paziente sarebbe morto?
Speriamo usino in bene questa possibilità. Anche perché invecchia anche il cuore e un paziente alquanto vecchio non credo sia un buon donatore....

Pepitina91

Sicuramente una grande notizia! Una svolta significativa in campo medico che permetterà di salvare moltissime vite umane...non vi nego...che però....a me fa un pò impressione

sitenne

il fatto che il cuore sia stato prelevato da cadavere, secondo me non significa per forza che il donatore fosse vecchio.
potrebbe anche, per esempio, essere di una persona deceduta in un incidente.


didi45

La mia perplessità è la rianimazione fatta successivamente alla morte. Mi chiedevo il perché il cuore non è stato rianimato prima. E in futuro un cuore di una persona giovane sarà sicuramente più apprezzato.
Inoltre il tempo trascorso dalla morte stride anche con le leggi sui trapianti.
Mi auguro che non verrà fatta una scelta a priori .
Avranno sicuramente le motivazioni giuste, bisognerebbe conoscerle.

Anna49

Cioccolato, sarà l'alimento delle meraviglie. Grazie a una nuova "formula"

Una nuova procedura di raccolta e tostatura dei chicchi di cacao promette di regalarci una cioccolata più ricca di polifenoli, antiossidanti naturali che prevengono malattie cardiache e tumori
di SIMONE VALESINI
IL CIOCCOLATO è buono. Anzi, buonissimo. Un'affermazione su cui è difficile trovare qualcuno in disaccordo. In molti però si trattengono dal gustarlo: fa ingrassare? Fa male alla salute? Assolutamente no. Il cioccolato (quello fondente almeno) non è solo buono, ma fa anche bene alla salute. Aiuta ad esempio ad abbassare la pressione, riduce il colesterolo, combatte il diabete, previene infarto e ictus. Se pensate che non si possa fare di meglio, però, dovrete ricredervi: un team di ricercatori ganesi e belgi ha infatti sviluppato un metodo per far mantenere alle bacche di cacao una maggiore quantità di polifenoli, antiossidanti naturali che aiutano a prevenire malattie cardiovascolari e tumori, nel corso della lavorazione. Il loro studio è stato presentato durante il recente meeting annuale della American Chemical Society.
Prima di diventare cioccolato, il cacao passa attraverso diversi processi di lavorazione. I frutti della pianta vengono raccolti e aperti per estrarne i semi di colore bianco o violaceo. Questi vengono quindi disposti tradizionalmente in contenitori foderati di foglie di banano, lasciati a fermentare per alcuni giorni prima di essere esposti al sole per l'essiccazione. Completato quest'ultimo passaggio vengono infine tostati per esaltarne il sapore. Durante la tostatura però alcune delle sostanze benefiche presenti all'interno dei semi, in particolare i polifenoli, vengono perse. Interessati a migliorare le proprietà nutrizionali del cacao, i ricercatori hanno quindi deciso di esplorare alcune possibili strategie per minimizzare la perdita di sostanze nutritive dovuta alla tostatura, senza intaccare il sapore del cacao.

"Abbiamo deciso di aggiungere un passaggio ulteriore al processo, mettendo a riposare i frutti per alcuni giorni prima che i semi venissero estratti e fermentati, per vedere se avrebbe influenzato il loro contenuto di polifenoli", spiga Emmanuel Ohene Afoakwa, ricercatore dell'Univeristà del Ghana che ha partecipato allo studio. "È qualcosa che non viene fatto tradizionalmente, e che rende il nostro studio una novità".

I ricercatori hanno avuto a disposizione 300 frutti del cacao e li hanno divisi in quattro gruppi. Un quarto dei frutti non sono stati messi a riposare, mentre gli altri sono stati messi via rispettivamente per 3, 7 o 10 giorni prima che venissero estratti i semi e iniziasse il processo di fermentazione e di essiccazione. Analizzando quindi campioni prelevati dai quattro gruppi, i ricercatori hanno scoperto che quelli messi a riposo per 7 giorni contenevano il maggior quantitativo di polifenoli. Sperimentando anche l'effetto di differenti metodologie di tostatura, i ricercatori hanno scoperto che una cottura più lenta, circa 45 minuti contro i 10-20 utilizzati tradizionalmente, e a temperature minori, aiuta ad esaltare le proprietà antiossidanti del cacao.

Come spiegano i ricercatori, il periodo di stoccaggio (che loro definiscono pulp preconditioning, o precondizionamento della polpa) permette probabilmente alla polpa dolce del frutto di modificare le proprietà fisiche e biochimiche dei semi. "E questo", conclude Afoakwa, "aiuta a sua volta il processo di fermentazione, aumenta le proprietà antiossidanti del semi e ne migliora persino il sapore". Secondo i ricercatori, la loro scoperta potrebbe ora avere immediata applicazione per la lavorazione del cacao proveniente da zone che producono una varietà dal sapore meno intenso e con un ridotto contenuto di polifenoli, come quello del Sud Est Asiatico o del Sud America



slurp!

Anna49

Tumori: un 'caschetto' contro caduta capelli dovuta a chemio
Sperimentato all'Ieo di Veronesi, risultati incoraggianti


La caduta dei capelli dovuta alla chemioterapia è un grosso disagio, soprattutto per le donne e per questo all'Istituto europeo di oncologia (Ieo) fondato da Umberto Veronesi è in sperimentazione uno speciale 'caschetto' che, indossato durante l'infusione delle cure, permette di non perdere i capelli sfruttando l'effetto protettivo del freddo. La novità è stata raccontata oggi a Milano durante l'incontro 'Ieo per le donne', voluto per celebrare le donne che combattono quotidianamente contro il cancro.

In Ieo, raccontano i responsabili, "è stato utilizzato da 30 pazienti di tumore al seno, con risultati incoraggianti: in alcuni casi la capigliatura è rimasta intatta. L'idea di ridurre la caduta raffreddando il cuoio capelluto risale in realtà agli anni '60, ma i risultati finora non erano stati soddisfacenti".

All'istituto, aggiunge Paolo Veronesi, direttore della Senologia Chirurgica, "stiamo valutando, primi e unici in Italia, un sistema avanzato di raffreddamento che, tramite un caschetto da indossare prima, durante e dopo l'infusione della chemioterapia, protegge le cellule dei bulbi piliferi del cuoio capelluto dai danni da farmaci. Il freddo diminuisce la perfusione del sangue e il metabolismo, frenando localmente l'attività 'distruttiva' dei chemioterapici". Va però chiarito, precisa l'esperto, "che non tutti pazienti hanno le indicazioni al trattamento con il caschetto, perché il successo è legato alla tipologia di chemioterapia seguita, alla dose, al tempo di infusione e, come per tutte le cure, alla caratteristiche individuali della persona. Dopo il primo gruppo pilota, continueremo a studiare questo strumento per perfezionarne ed estenderne al massimo l'utilizzo". (ANSA).



lillina



17-04-2015 alle ore 17:50, Anna49 wrote:
Cioccolato, sarà l'alimento delle meraviglie. Grazie a una nuova "formula"

Una nuova procedura di raccolta e tostatura dei chicchi di cacao promette di regalarci una cioccolata più ricca di polifenoli, antiossidanti naturali che prevengono malattie cardiache e tumori
di SIMONE VALESINI
IL CIOCCOLATO è buono. Anzi, buonissimo. Un'affermazione su cui è difficile trovare qualcuno in disaccordo. In molti però si trattengono dal gustarlo: fa ingrassare? Fa male alla salute? Assolutamente no. Il cioccolato (quello fondente almeno) non è solo buono, ma fa anche bene alla salute. Aiuta ad esempio ad abbassare la pressione, riduce il colesterolo, combatte il diabete, previene infarto e ictus. Se pensate che non si possa fare di meglio, però, dovrete ricredervi: un team di ricercatori ganesi e belgi ha infatti sviluppato un metodo per far mantenere alle bacche di cacao una maggiore quantità di polifenoli, antiossidanti naturali che aiutano a prevenire malattie cardiovascolari e tumori, nel corso della lavorazione. Il loro studio è stato presentato durante il recente meeting annuale della American Chemical Society.
Prima di diventare cioccolato, il cacao passa attraverso diversi processi di lavorazione. I frutti della pianta vengono raccolti e aperti per estrarne i semi di colore bianco o violaceo. Questi vengono quindi disposti tradizionalmente in contenitori foderati di foglie di banano, lasciati a fermentare per alcuni giorni prima di essere esposti al sole per l'essiccazione. Completato quest'ultimo passaggio vengono infine tostati per esaltarne il sapore. Durante la tostatura però alcune delle sostanze benefiche presenti all'interno dei semi, in particolare i polifenoli, vengono perse. Interessati a migliorare le proprietà nutrizionali del cacao, i ricercatori hanno quindi deciso di esplorare alcune possibili strategie per minimizzare la perdita di sostanze nutritive dovuta alla tostatura, senza intaccare il sapore del cacao.

"Abbiamo deciso di aggiungere un passaggio ulteriore al processo, mettendo a riposare i frutti per alcuni giorni prima che i semi venissero estratti e fermentati, per vedere se avrebbe influenzato il loro contenuto di polifenoli", spiga Emmanuel Ohene Afoakwa, ricercatore dell'Univeristà del Ghana che ha partecipato allo studio. "È qualcosa che non viene fatto tradizionalmente, e che rende il nostro studio una novità".

I ricercatori hanno avuto a disposizione 300 frutti del cacao e li hanno divisi in quattro gruppi. Un quarto dei frutti non sono stati messi a riposare, mentre gli altri sono stati messi via rispettivamente per 3, 7 o 10 giorni prima che venissero estratti i semi e iniziasse il processo di fermentazione e di essiccazione. Analizzando quindi campioni prelevati dai quattro gruppi, i ricercatori hanno scoperto che quelli messi a riposo per 7 giorni contenevano il maggior quantitativo di polifenoli. Sperimentando anche l'effetto di differenti metodologie di tostatura, i ricercatori hanno scoperto che una cottura più lenta, circa 45 minuti contro i 10-20 utilizzati tradizionalmente, e a temperature minori, aiuta ad esaltare le proprietà antiossidanti del cacao.

Come spiegano i ricercatori, il periodo di stoccaggio (che loro definiscono pulp preconditioning, o precondizionamento della polpa) permette probabilmente alla polpa dolce del frutto di modificare le proprietà fisiche e biochimiche dei semi. "E questo", conclude Afoakwa, "aiuta a sua volta il processo di fermentazione, aumenta le proprietà antiossidanti del semi e ne migliora persino il sapore". Secondo i ricercatori, la loro scoperta potrebbe ora avere immediata applicazione per la lavorazione del cacao proveniente da zone che producono una varietà dal sapore meno intenso e con un ridotto contenuto di polifenoli, come quello del Sud Est Asiatico o del Sud America



slurp!




Sono mangiatrice di cioccolato fondente
Mi fa da antidepressivo non ingrasso e mi coccolo
Un pochino ogni giorno invece del caffè

lillina



29-05-2015 alle ore 11:33, Anna49 wrote:
Tumori: un 'caschetto' contro caduta capelli dovuta a chemio
Sperimentato all'Ieo di Veronesi, risultati incoraggianti


La caduta dei capelli dovuta alla chemioterapia è un grosso disagio, soprattutto per le donne e per questo all'Istituto europeo di oncologia (Ieo) fondato da Umberto Veronesi è in sperimentazione uno speciale 'caschetto' che, indossato durante l'infusione delle cure, permette di non perdere i capelli sfruttando l'effetto protettivo del freddo. La novità è stata raccontata oggi a Milano durante l'incontro 'Ieo per le donne', voluto per celebrare le donne che combattono quotidianamente contro il cancro.

In Ieo, raccontano i responsabili, "è stato utilizzato da 30 pazienti di tumore al seno, con risultati incoraggianti: in alcuni casi la capigliatura è rimasta intatta. L'idea di ridurre la caduta raffreddando il cuoio capelluto risale in realtà agli anni '60, ma i risultati finora non erano stati soddisfacenti".

All'istituto, aggiunge Paolo Veronesi, direttore della Senologia Chirurgica, "stiamo valutando, primi e unici in Italia, un sistema avanzato di raffreddamento che, tramite un caschetto da indossare prima, durante e dopo l'infusione della chemioterapia, protegge le cellule dei bulbi piliferi del cuoio capelluto dai danni da farmaci. Il freddo diminuisce la perfusione del sangue e il metabolismo, frenando localmente l'attività 'distruttiva' dei chemioterapici". Va però chiarito, precisa l'esperto, "che non tutti pazienti hanno le indicazioni al trattamento con il caschetto, perché il successo è legato alla tipologia di chemioterapia seguita, alla dose, al tempo di infusione e, come per tutte le cure, alla caratteristiche individuali della persona. Dopo il primo gruppo pilota, continueremo a studiare questo strumento per perfezionarne ed estenderne al massimo l'utilizzo". (ANSA).






Molto interessante, passerò parola ....purtroppo ne conosco di donne colpite

Anna49

ciao Lillina, la notizia del caschetto l'hanno data anche al TG, speriamo che questa pratica possa essere estesa in tanti presidi ospedalieri a breve, per quanto riguarda il cioccolato anch'io ne mangio ogni giorno, un paio di pezzettini e rigorosamente fondente, a casa mia non manca mai.


didi45

In casa mia invece il cioccolato non c'é mai.
Non lo compero perché se lo compero dopo mezza giornata l'ho mangiato già tutto!
Quindi sono comunque sempre senza.

Annas

A me piace il cioccolato al latte. Il fondente proprio no.

Anna49

Studio: "Il fritto? Fa bene alla salute e aiuta a prevenire le malattie"

Lo dice una ricerca spagnola, contraddicendo la nozione per cui sarebbe dannoso. Alcune verdure rilasciano sostanze antiossidanti che nel tempo combattono l'insorgenza del cancro. Il segreto? L'olio giusto

di ALESSANDRA BORELLA

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22 gennaio 2016


Studio: "Il fritto? Fa bene alla salute e aiuta a prevenire le malattie"MEGLIO FRITTO che bollito. Niente più espressione terrorizzata di fronte ai buffet. Uno studio spagnolo potrebbe rivoluzionare la valutazione ipersalutista e anti-calorica riservata a tutti i cibi fritti. Il segreto sta nell'extravergine d'oliva. Qualche caloria in più, molte sostanze cancerogene in meno. Il risultato della ricerca è sorprendente: alcune verdure mantengono le loro proprietà non bollite, ma fritte: proprio questo tipo di cottura produce una maggiore quantità di acido oleico e componenti antiossidanti che aiutano a prevenire, nel lungo periodo, il cancro, il diabete e la perdita della vista. Più viene fritto, più la qualità nutrizionale dell'alimento potrebbe migliorare.

"La frittura è il metodo che produce i maggiori aumenti associati alla frazione fenolica, il che significa un miglioramento del processo di cottura", dice la professoressa Cristina Samaniego Sanchez, a capo del Dipartimento nutrizionale della facoltà di Farmacia a Granada. "Nel corso degli anni, la ricerca ci ha portato a credere che friggere le verdure è un grande divieto, e le proprietà antiossidanti non contano di fronte alla paura del grasso". E i risultati di una serie di esperimenti hanno trasformato in dichiarazione ufficiale un'idea che prima era solo nella sua testa. I ricercatori hanno cercato di scoprire gli effetti dei vari metodi di cottura sulla salubrità delle verdure comunemente consumate nella dieta mediterranea, come le patate, i pomodori, la zucca e le melanzane. E hanno scoperto che le patate e anche le altre verdure mantengono le loro proprietà nutritive di più se fritte nell'olio d'oliva rispetto a quando sono cotte in acqua. In più le verdure fritte in olio extravergine aumentato la loro capacità antiossidanti che aiutano a prevenire diverse malattie.

Gli scienziati avevano già scoperto in precedenza che far bollire oli vegetali porta al rilascio di alte concentrazioni di sostanze chimiche chiamate aldeidi, collegati a malattie tra cui il cancro, disturbi cardiaci e demenza. Martin Grootveld, un professore di chimica bioanalitica e patologia chimica, ha dimostrato che un tipico "fish&chips" (pesce e patatine) fritto in olio vegetale, conteneva aldeidi da 100 a 200 volte più tossici rispetto al limite giornaliero di sicurezza fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Al contrario facendo bollire burro, olio d'oliva e strutto veniva prodotta una quantità di aldeidi molto più bassa. L'olio di cocco è in assoluto quello che ha prodotto il livello più basso di sostanze chimiche nocive. Il professor Grootveld sostiene che questo argomento ha ricevuto scarsa attenzione da parte dell'industria alimentare e dei ricercatori, nonostante le informazioni a riguardo siano disponibili da molto tempo e le preoccupazioni legate alla salute siano piuttosto serie: si parla di malformazioni del feto durante la gravidanza, rischio di ulcere, problemi alla pressione sanguigna. Un'altra ricerca, condotta da John Stein, professore emerito dell'università di Oxford in neuroscienze, conferma che gli acidi grassi negli oli vegetali contribuiscono ad altri problemi di salute. L'olio di semi di girasoli è ricco di acidi grassi omega 6. "Se ne assorbiamo troppi si mette in pericolo il contrastante assorbimento di quelli omega 3 e la carenza di questi ultimi incide sulle capacità cognitive", dice Stein.

Friggere, dunque, non è diabolico. Nell'olio d'oliva soprattutto. Se in quantità moderata, la frittura non solo non nuoce alla salute, e nemmeno alla bilancia, se si seguono alcuni accorgimenti (per ridurre l’assorbimento dei grassi basta mantenere la temperatura dell’olio vicino ai 180°C e basta friggere un poco alla volta e ricordarsi di asciugare gli alimenti su carta assorbente), ma addirittura può essere inserita in una dieta sana ed equilibrata che, insieme al giusto stile di vita, aiuta a prevenire l'insorgere di molte malattie.



[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Anna49 il 24-01-2016 11:14 ]

didi45

in 70 anni ne ho sentite così tante di scoperte sui cibi che fanno e poi non fan più male,... anzi,.... che non credo più a nessuno.
Anche la medicina va a mode.
Un tempo mangiar sano era mangiare bistecche ai ferri e olio leggero . Famosa la pubblicità dell'olio cuore in cui il protagonista dimostrava la sua ginnicità saltando un ostacolo a gambe parallele.
Ora tutto olio di oliva vergine, niente carne.
Negli anni sessanta guai al cioccolato, alle fragole, al fritto.
Ora fanno bene.
Io mi regolo un po' di tutto e non ascolto più nessuno.

misssmith



24-01-2016 alle ore 14:45, didi45 wrote:
Io mi regolo un po' di tutto e non ascolto più nessuno.



Idem. E poi non è che mi fido tanto, credo che spesso queste notizie siano divulgate in base all'andamento dei mercati. Tipo il discorso del caffé, fa bene, fa male, 2 tazzine, 6 tazzine ecc ecc

A parte che ho una teoria mia in proposito e cioé che il nostro corpo sa indicarci quando un alimento ci fa male o se abbiamo bisogno di qualcosa di specifico...


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