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   LA VETERINARIA DISAPPROVA IL METODO MILLAN

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AutorePagina: 3 di 3
TAQ

Registrato dal: 19-02-2005
| Messaggi : 548
  Post Inserito 09-11-2009 alle ore 14:06   
Il parere di una dei responsabili progetto ENPA ex-combattenti (riabilitazione cani da combattimento).

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare e scrivere di un addestratore americano, che si definisce “dog whisperer”, e che è approdato in Italia grazie a un libro, i video su YouTube e una trasmissione su Sky. Molti i suoi detrattori, ma molti anche i suoi ammiratori, attirati da risultati ottenuti in pochi minuti, e, senza coercizione. Senza coercizione???

Come domare un chihuahua:
Ne ho sentito parlare a lungo, sono persino stata intervistata da una associazione australiana, in merito ai metodi usati per recuperare pit bull ex-combattenti), ma fino a tre giorni fa non lo avevo mai visto in azione. Tre giorni fa ho visto una puntata di “Dog whisperer”.
Il primo episodio riguardava un chihuahua aggressivo. La soluzione proposta era afferrarlo con una mano e schiacciarlo a terra, fino a quando il cane non dava segni di resa. Prima di panico, poi di resa. Problema risolto.
Il terzo caso è quello che mi ha colpita di più. Meticcio labrador, forse con pit bull, il cane viene portato a spasso dalla proprietaria con un collare a cavezza. Quando vede altri cani tira, si scaglia in avanti, si rivolta contro la proprietaria. Millan prende il guinzaglio e inizia a strattonare il cane, e a colpirlo con il piede (una distrazione...), fino a “domarlo” (sue parole “questo cane è come un cavallo da domare”). A questo punto entra in campo la moglie, con un pit bull con un collare fine a strangolo, rigorosamente dietro le orecchie. Il meticcio viene strattonato finché evita in ogni modo di guardare l’altro cane.
Caso risolto. O no? Pochi giorni dopo la proprietaria chiama nuovamente il nostro eroe, perché il meticcio è “impazzito”, ha cominciato a tirare e saltare, e l’ha morsa al braccio. Solo che questa volta non c’erano altri cani. Oh. Millan riprende in mano il guinzaglio e pochi minuti rimette al suo posto il cane. Caso risolto?

Un risultato in pochi minuti
Niente di nuovo. Negli anni Cinquanta un addestratore tedesco insegnava agli americani a usare il collare elettrico, il collare a punte, a eseguire il famigerato “elicottero” (sollevare il cane da terra con il collare a strangolo e farlo roteare). Da allora la cultura della coercizione ha continuato a esistere e fare proseliti. Quello che non capisco è come chi guarda questi filmati possa non vederla. A guardare le espressioni dei cani, i loro occhi, il loro comportamento, a me tutto questo sa di fredda violenza.
Violenza psicologica più che fisica, anche se è costante l’uso della forza muscolare, o piuttosto della semplice legge del più forte: un uomo adulto è in grado di fare del male, e può usare questo potere per sottomettere, inibire, reprimere, “domare” un cane. Basta farlo capire al cane e il gioco è fatto. Quello che non capisco è la popolarità di chi propone metodi che per fortuna cominciano a essere considerati immorali, illegali e inefficaci nel nostro Paese.
Forse è l’illusione di poter risolvere un problema in pochi minuti, con una tecnica semplice e efficace, invece di dover seguire un percorso formativo a volte lungo e articolato, che comprende il cane e i proprietari. Durante i filmati c’è l’ora di inizio e di fine del “trattamento”. Qualunque addestratore che conosca i metodi coercitivi sa che una persona esperta può inibire un cane in pochi minuti. E sa che quei risultati non dureranno nel tempo, sono basati sull’inibizione del sintomo piuttosto che sull’analisi e la cura delle cause, e hanno anche pericolosi effetti collaterali, per il benessere del cane e del proprietario. E’ esemplare l’episodio della donna morsa al braccio pochi giorni dopo il trattamento.

Sussurri e grida
L’ultima considerazione è legata all’evoluzione della cinofilia negli ultimi anni. Ci illudiamo che il nostro mondo sia formato ormai da persone che condividono simili conoscenze: la capacità del cane di apprendere e modificare il proprio comportamento grazie alla presenza di una persona di riferimento capace di assumersi la responsabilità dell’educazione, la gestione e l’apprendimento sociale e cognitivo.
Ci dimentichiamo (o almeno, io a volte dimentico) che non solo la coercizione continua a essere usata in molti centri cinofili (in modo più o meno evidente e esteso), ma che esistono proprietari che guardano queste trasmissioni con occhi diversi. Esistono persone che non vedono negli occhi di quei cani la paura, lo stress, non vedono l’inibizione, l’evitamento, la repressione. Ascoltano il sussurratore, e non sentono le grida di aiuto dei cani.
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Millan


taq

[ Questo Messaggio è stato Modificato da: TAQ il 09-11-2009 14:49 ]


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 Profilo
Logan24

Registrato dal: 04-08-2005
| Messaggi : 3572
  Post Inserito 09-11-2009 alle ore 14:38   
rileggendo queste righe, che tra l'altro avevo già letto, non posso che confermare quanto già detto e distanziarmi il più possibile da certi metodi che nulla hanno a che fare con il rispetto del cane.
Il metodo di strattonare e colpire il cane alla vista di un suo simile è semplicemente sconcertante..questo trainer mi chiedo se sappia cosa sia l'apprendimento associativo??
Quoto lovelyflo, che a quanto pare ha un pensiero molto simile al mio.

Per insegnare al cane a non tirare non servono nè strattoni nè collari punitivi. Ma pazienza, forza di volontà, e un metodo valido che permetta al cane di comprendere qual è il comportamento corretto.




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