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   maltrattamento greyhound adottati in italia

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AutorePagina: 4 di 4
trottola

Registrato dal: 16-11-2005
| Messaggi : 411
  Post Inserito 09-01-2007 alle ore 09:36   
Tempo fa ho scritto una mail al preside dell'Università di Medicina Veterinaria di Pisa, ieri ho ricevuto una risposta via mail, penso che sia stato inondato di mail vi allego la risposta è molto lunga ma esaustiva.

A tutti coloro che mi hanno scritto a proposito dei due levrieri "maltrattati"

Cari amici,
avrei voluto rispondere a ciascuno di voi singolarmente, ma la varietà di argomentazioni con le quali ciascuno di voi ha voluto - con giusta motivazione - evidenziare i fatti e sollecitarmi a provvedimenti, mi ha convinto ad una risposta "collettiva", che meglio mi consente di chiarire a tutti voi la posizione mia personale e dell'Istituzione che rappresento.
Quindi questa mia non è una risposta burocratica, un banale "notify to sender" che non fa comprendere il grado di partecipazione mio e di tutta la mia Facoltà. Anzi, è esattamente il contrario: la rappresentazione di quanto questa terribile vicenda ha turbato e coinvolto tutti noi.
Inutile che vi dica che è stato con profonda amarezza che sono venuto a conoscenza della tristissima vicenda che ha ridotto in fin di vita Lisa e Zucchero, i due levrieri dati in affidamento dalla Associazione Greyhound Adopt Center Italy, amarezza resa ancor maggiore dalla notizia che Lisa, due giorni prima di Natale, non è riuscita a farcela.
E, se possibile, mi amareggia ancora di più, come Preside e come docente della Facoltà di Medicina Veterinaria, venire a sapere che una nostra studentessa potrebbe essere implicata in questa terribile vicenda. Uso il condizionale non solo perché, in uno Stato di diritto, la colpevolezza - prima di poter essere dichiarata - deve essere accertata, e accertata dalla Magistratura; ma anche perché - ad oggi - non ho ancora potuto prendere visione della denuncia dei fatti che - a quanto mi risulta - dovrebbe essere stata presentata in questi giorni, e dalla quale emergerebbe l'effettivo coinvolgimento di questa nostra studentessa. Ma la quantità di notizie che sto ricevendo - sia pure, per ora, in maniera frammentaria e del tutto informale - mi fanno temere che questa mia sia solo una flebile speranzaŠ
In tutti questi anni di ricerca e di docenza, gli sforzi miei e di tutti i miei colleghi hanno sempre avuto lo scopo di formare professionisti seri sia nel campo della Medicina Veterinaria che - da tre anni a questa parte - in quello dell'allevamento e dell'addestramento del cane: proprio nell'intento di tutelare il benessere degli animali e di impedire che essi siano sottoposti a metodiche di addestramento coercitive e brutali.
Non vi nascondo che nutro la speranza - ma, temo, assai fievole anch'essa - che esista una qualche spiegazione a tutta questa triste vicenda: voglio continuare a sperare, solo perché conosco la passione e l'amore che i nostri studenti mettono nell'apprendere il "mestiere" di allevatore e di addestratore che noi, con altrettanta passione, cerchiamo di insegnare loro. E - ve lo posso assicurare - uno degli aspetti ai quali teniamo maggiormente è proprio quello dell'etica che deve stare alla base di questo "mestiere", che deve guidare i comportamenti dell'essere umano chiamato ad instaurare un rapporto di tipo anche professionale con altri esseri che - al pari suo - sono esseri senzienti.
In questo contesto, vorrei che veniste a vedere con quale dedizione, con quale affetto i nostri studenti lavorano - anche in orari "extrascolastici" - con i loro animali negli spazi della Facoltà ad essi dedicati.
Io so perfettamente che per i nostri ragazzi la scelta di frequentare questa Facoltà costituisce motivo di realizzazione personale e coronamento di un desiderio fortificato nel tempo, che nella relazione con l'animale ha un irrinunciabile aspetto della propria vita. Alcuni di voi hanno fatto fatica a credere che una persona abbia potuto compiere atti così crudeli; potrete, quindi, comprendere la mia incredula meraviglia di fronte all'idea che una nostra studentessa - una persona, cioè, che si sta formando nel nostro Corso di Laurea a contatto quotidiano con docenti e compagni ma, soprattutto, con un certo ideale di rapporto uomo-animale - possa essere arrivata a compiere consapevolmente azioni così raccapriccianti.
Ma, proprio per tutelare la passione, la lealtà e l'amore per gli animali che i nostri ragazzi mettono nel seguire i nostri corsi di studio, farò tutto quanto in mio potere per accertare la verità dei fatti e per prendere tutte le misure che la legge mi consente per sanzionare e per impedire il ripetersi di simili episodi. La gravità dei comportamenti segnalati in questa vicenda non deve indurre in alcun modo a ritenere che essi possano avere un qualunque tipo di rapporto con l'Istituzione che io rappresento, o con la formazione che la nostra Facoltà sta dando ai nostri ragazzi. Questa studentessa - se davvero ha commesso le azioni che le vengono imputate - rappresenta solo se stessa e in nessun modo deve essere collegata alla comunità cinofila e veterinaria dell'Università di Pisa.
Per questo motivo, in attesa dell'avvio di un procedimento conseguente alla formalizzazione della denuncia di maltrattamento (tenete conto che questo è il primo atto formale che - solo - può dare l'avvio a qualunque tipo di procedimento, anche disciplinare), ho già preso contatti con l'Ufficio Legale e l'Ufficio Studenti del mio Ateneo per verificare quali siano eventualmente le procedure da seguire e gli aspetti disciplinari che possano essere eventualmente coinvolti qualora - ovviamente - sia accertato il coinvolgimento della nostra studentessa.
Come Preside mi preme altresì tutelare la futura professione dei miei ragazzi che rappresenta per loro il coronamento del sogno di una vita, e che essi hanno tutto il diritto di poter esercitare con l'orgoglio che deriva dalla consapevolezza di una lunga e faticosa preparazione universitaria. Per questo motivo, affinché essi possano continuare a camminare a testa alta, la nostra Facoltà tutelerà contro tutti (e in primis contro la studentessa, qualora sia ritenuta colpevole) l'immagine ed il "buon nome" dei nostri corsi di studio, intervenendo in tutte le sedi e con tutti gli strumenti legali che saranno necessari.
Su questo aspetto voglio essere estremamente chiaro: non è con le minacce, non è con la "giustizia fai da te" che si sanzionano (e si prevengono) comportamenti di questo tipo; e questo, purtroppo, temo stia già avvenendo: mi si dice che la studentessa abbia presentato denuncia per minacce ricevute.
Invece è solo con l'obiettivo accertamento dei fatti e con l'applicazione solo e di tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione che simili comportamenti vanno sanzionati, repressi e prevenuti. E questa - ve lo assicuro - è la strada che intendo percorrere con tutta la fermezza necessaria.

Nel ringraziarvi per le mail che mi avete voluto inviare, dalle quale traspare un sincero amore per gli animali - assolutamente condiviso, potete esserne certi, da tutto il personale della nostra Facoltà - vi invio i miei più sinceri saluti e l'augurio che l'anno appena iniziato in modo così traumatico possa riservare a tutti noi maggiori soddisfazioni nell'impegno comune di protezione e salvaguardia della vita e del benessere degli animali.
Vittorio Tellarini


P.S. Alcune precisazioni, puramente tecniche, che - ovviamente - non spostano di una virgola la sostanza del problema, ma chiariscono meglio il contesto nel quale vanno inserite le nostre possibili reazioni a questa vicenda:

1. la studentessa in questione NON è iscritta al Corso di Laurea magistrale a ciclo unico (cioè quinquennale) in "Medicina Veterinaria", ma a quello (triennale) in "Tecniche di Allevamento del Cane di Razza ed Educazione Cinofila" (TACREC), unico in Italia, che a Pisa fa parte della Facoltà di Veterinaria.

2. mentre il conseguimento della laurea in "Medicina Veterinaria" rappresenta il primo requisito necessario (ma non sufficiente: occorre, infatti, una volta laureati, superare anche un Esame di Stato di Abilitazione alla professione e iscriversi, poi, all'Ordine dei Medici Veterinari) per potere esercitare la professione di Medico Veterinario, così non è con il conseguimento della laurea in TACREC. Infatti chiunque - laureato o no - può, oggi, esercitare la professione di allevatore e di educatore cinofilo (come, appunto, già sta facendo la studentessa in questione; e come lei molti altriŠ). Siccome molte delle vostre mail me lo hanno segnalato, ci tengo a precisare che, al di là del significato etico, dal punto di vista pratico non è il mancato rilascio della laurea che può impedire a questa ragazza di avvicinarsi agli animali. Ricordo che il Corso di Laurea in TACREC è nato proprio per cercare di mettere ordine nel conferimento delle competenze in un settore che è, oggi, alla mercé di chiunque che, qualunque siano le sue competenze e la sua eticità, può operare come allevatore o addestratore senza alcun tipo di controllo (e di sanzione) da parte di chicchessia.

Vittorio Tellarini
Preside Facoltà di Medicina Veterinaria - Università di Pisa
Viale delle Piagge 2 - 56124 Pisa - ITALY
tel (+39) 050.2216704 (diretto); (+39) 050.2216700-705-708-710-912
fax (+39) 050.2216706
cell. (+39) 348.0152844 (servizio); (+39) 347.8270873 (personale)




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lunetta

Registrato dal: 28-12-2006
| Messaggi : 45
  Post Inserito 09-01-2007 alle ore 10:06   
che schifo ho visto il sito, mi viene da vomitare davanti a tanta
violenza!!!!!!!!

MALEDETTI SCHIFOSI...... MA COME SI FA............
L'UOMO SE COSI SI PUO' CHIAMARE E UNA NULLITA'....


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lillina
| CV STAFF

Registrato dal: 15-04-2006
| Messaggi : 51796
  Post Inserito 09-01-2007 alle ore 11:55   
Ho letto ora e NON ho guardato ovviamente i video o le foto di tale aberrazione. Ho letto anche la risposta del Preside della Facolta' di Medicina Veterinaria di Pisa .
La studentessa sotto inchiesta per tali maltrattamenti dovrebbe e uso il condizionale ,in quanto siamo in uno stato di diritto, a indagini e procedimeni processuali conclusi
,dovrebbe ripeto essere espulsa con disonore ,come si dice in gergo, da ogni Facoltà delle Universita' statali e non, in Italia e condannata a lavori socialmente utili obbligandola a far manovalanza sotto strettissima sorveglianza proprio nei canili per un bel po',non condannata a pagare una multa o a scontare una condanna magari agli arresti domiciliari.........
Ma e' cosi' che andra' ???.....................dubito


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