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  >>  Varie  >>  Il peso della farfalla - Discussione n 49493 - PermaLink
   Il peso della farfalla

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Autore
Inizio discussione    ( Risposte ricevute: 17 )
Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 10:36   
Mi hanno regalato questo libro di Erri de Luca che avevo desiderato leggere perchè avevo visto un'intervista da Fazio e mi aveva incuriosito.

Ho iniziato a leggerlo e è splendido. E' brevissimo... Un racconto più che un romanzo... una favola....







Sua madre era stata abbattuta dal cacciatore. Nelle sue narici di cucciolo si conficcò l'odore dell'uomo e della polvere da sparo.

Orfano insieme alla sorella, senza un branco vicino, imparò da solo. Crebbe di una taglia in più rispetto ai maschi della sua specie. Sua sorella fu presa dall'aquila un giorno d'inverno e di nuvole. Lei si accorse che stava sospesa su di loro, isolati su un pascolo a sud, dove resisteva un po' di erba ingiallita. La sorella si accorgeva dell'aquila pure senza la sua ombra in terra, a cielo chiuso.

Per uno di loro non c'era scampo. Sua sorella si lanciò di corsa a favore dell'aquila, e fu presa.

Rimasto solo, crebbe senza freno e compagnia. Quando fu pronto andò all'incontro con il primo branco, sfidò il maschio dominante e vinse. Divenne re in un giorno e in duello.




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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 11:15   
Ciò che posso dire di questo libro è che mi ha rapito per la sua storia, ma soprattutto per la scrittura magica di Erri de Luca che ne ha fatto una piccola perla nella letteratura italiana.

La storia del re dei camosci e del cacciatore si fondono nella leggerezza greve di una farfalla bianca.

Ci sono dei passaggi sublimi come la descrizione degli zoccoli del camoscio che sfidano leggeri le rocce:


Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l'aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l'unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge.




O questo passaggio del "sentire" il cielo degli uomini e degli animali:



A occhi larghi e respiro fumante fissava le costellazioni, in cui gli uomini stravedono figure di animali, l'aquila, l'orsa, lo scorpione, il toro.

Lui ci vedeva i frantumi staccati dai fulmini e i fiocchi di neve sopra il pelo nero di sua madre, il giorno che era fuggito da lei con la sorella, lontano dal suo corpo abbattuto.




E la farfalla bianca, protagonista leggera, fino alla fine, di tutto il racconto:


Sul corpo insanguinato del vincitore si posarono le farfalle bianche. Una di loro ci restò per sempre, per generazioni di farfalle, petalo a sbattere nel vento sopra il re dei camosci nelle stagioni da aprile a novembre.


Andò a posarsi lì una farfalla bianca. La scacciò con una mossa lieve, per toglierla senza toccarla. Il suo volo spezzettato, ad angoli, era l'opposto della palla di piombo caricata nel buio della canna lucente, con la sua linea dritta al bersaglio grosso. Una farfalla sopra un fucile lo prende in giro. La sua mira è derisa dal volo spezzettato che dovunque cade, porta con sé il centro raggiunto. Dove si posa la farfalla, è il centro. L'uomo la scostò con una mossa lenta e un soffio di vita.



E ancora una riflessione sul "padrone di tutto":



Gli serviva credere che c'era un capomastro e che il mondo era il suo manufatto? Non serviva per parlargli, per crederlo in ascolto, però era un pensiero che teneva compagnia. Un padrone di tutto se c'era, non avrebbe permesso il guasto della sua roba, non l'avrebbe lasciata alla malora in mano alla specie degli uomini. Un padrone se c'era, s'era ubriacato e aveva perso la via di casa.




[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Cecilio il 28-12-2009 11:19 ]


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igorone

Registrato dal: 24-01-2009
| Messaggi : 3375
  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 11:16   

Incantevole racconto, poetico e mirabile .... grazie Ceci per avermi fatto scoprire questo scrittore





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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 11:23   
E' stato un vero piacere Fede!!!!

Felice di averti fatto conoscere il re dei camosci, l'unico, il migliore...


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 11:57   
L' uomo e il camoscio quel poetico duello come Moby Dick

Repubblica — 14 novembre 2009 di Paolo Rumiz


Paralleli in tutto, anche nel presagio di morte. Cacciatore e camoscio, il re dei bracconieri e il vecchio capobranco. Due campioni a fine carriera, uniti nella sfida come Achab e il Leviatano, ma stavolta senza il demonio dentro.

Non c' è spazio per l' Orrore sui monti scintillanti di novembre, tempo di morti per gli uomini e di amori per gli animali del bosco, quando terra e cielo si avvicinano. Racconto montanaro scabro, levigato come ciottoli di fiume, con una prosa "orale" sul filo dell' endecasillabo, questo di Erri De Luca, Il peso della farfalla (Feltrinelli). Storia spremuta dagli scarponi e dall' andatura, dalla pioggia e dai silenzi di quota, dalla grandine vetrata e dalle stelle d' inverno che scendono come briciole dal cielo. E' quello, ci dice lui stesso, «l' albume, la proteina della scrittura». Metafore che salgono dai piedi, non scendono dalla testa.

Il vecchio re dunque. Fiero, solitario e imbattuto, un campione come non s' era mai visto, con una farfalla bianca che sventola a bandiera sopra il corno sinistro. In basso, le sue femmine in estro, odore buono di mandorla che esce da una ghiandola sul collo, il grembo che si prepara a covare nuove creature «nel punto più salvo e più caldo dell' inverno». E i figli inquieti, maschi concorrenti, «usciti dalla spinta dei suoi fianchi».

Dall' altra parte l' uomo, fucile 300 Magnum con pallottola da undici grammi, «ladro di vita indomita e sovrana, lasciata incustodita sotto il sole dal padrone di tutto». Il cacciatore, bandito ma protetto dalla comunità, imprendibile dai guardiacaccia, arrampicatore provetto proprio perché arrampicare non è il suo scopo. Alpinista al contrario, che disperde le tracce anziché lasciarle.

Tra i due un corteggiamento mortale, un inseguimento che parte da lontano, anni prima, quando la bestia col fucile uccide la madre del re ancora bambino. Il camoscio la sente tornare, nel sole di novembre, prima che «la saracinesca dell' inverno» sigilli nuovamente il mondo alpino. Sente salire dal basso l' odore inconfondibile di «grasso rancido che nessuno sterco può mascherare». L' odore dell' uomo. E l' uomo sale, in silenzio. E' ancora forte, ma sente in bocca il presagio della fine, avverte che quella sarà la sua ultima caccia.

Anche il vecchio camoscio imbattuto sente per la prima volta la vita volargli via, ma segue il nemico da lontano, gli gira attorno, disegna arabeschi sui ghiaioni senza far cadere una pietra. La gravità, per lui, non è una legge ma «una variante sul tema». La sua discesa è un arpeggio. Il suo salto «un rammendo fra bordi, un punto di sutura sul vuoto». Entrambi, con i sensi affilati dall' esperienza, vanno dove altri non osano, si cercano in campo aperto per bruciare in simultanea la loro ultima stagione di supremazia. Entrambi hanno imparato non a ripararsi ma a vestirsi degli elementi: vento, neve, pioggia, folgore. Ma l' uomo, a differenza dell' animale, pensa al futuro. Non vive il «qui e ora». Il cacciatore è attanagliato dal futuro e dai presagi, non si accorge che il presente è sopra di lui, perché il camoscio, in silenzio, lo ha raggiunto alle spalle e lo domina. Si volta appena in tempo. Quello che gli piomba addosso per incornarlo non è un animale, ma una furia scatenata, «vento vestito di zampe e di corna». E allora che il re, fallito il colpo per un nulla, raggiunte le sue femmine, si gira verso il nemico e si immobilizza in cima a un masso come un monumento a se stesso.

Uno sparo ed è finita; il monarca dalle corna a uncino resterà imbattuto per sempre. Così i ruoli s' invertono: è il camoscio ad aver vinto, mentre l' uomo capisce che la sua è una sconfitta. La bestia col fucile si inchina davanti a quel corpo enorme, vuole solo il suo trofeo di corna, ma non può accettare che il re finisca con gli occhi beccati dai corvi, così se lo carica sulla schiena con uno sforzo immane, arranca su per un ghiaione per nasconderlo sotto un nevaio e seppellirlo l' estate seguente. Ma il cuore non regge.

E quando la bianca farfalla del re torna a posarsi sul corno sinistro, quel peso da nulla in più è determinante e lo schiaccia. I due corpi saranno trovati insieme da un boscaiolo, dopo «un inverno di neve gigantesca», e insieme saranno sepolti in montagna.


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igorone

Registrato dal: 24-01-2009
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  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 13:19   

Anche questo Ceci .....

L'uomo passò duecento metri d'aria sotto il branco. Non poteva vederlo, molti salti di roccia più in su. Nessun senso gli dava la certezza che c'era. Sono scarsi i sensi in dotazione alla specie dell'uomo. Li migliora con il riassunto della intelligenza. Il cervello dell'uomo è ruminante, rimastica le informazioni dei sensi, le combina in probabilità. L'uomo così è capace di premeditare il tempo, progettarlo. E' pure la sua dannazione, perchè dà la certezza di morire. Quel giorno di novembre l'uomo sapeva di rasentare il termine. Poteva esere l'ultima volta dietro al branco, oppure la penultima. L'uomo non sopporta la fine, dopo averla saputa si distrae, spera di avere sbagliato previsione.





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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
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  Post Inserito 28-12-2009 alle ore 16:13   
Eccolo lì! Grazie Fede!


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
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  Post Inserito 30-12-2009 alle ore 10:16   
Per Missis e per tutti....
















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Margherituccia

Registrato dal: 14-03-2007
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  Post Inserito 30-12-2009 alle ore 10:18   
L'hanno regalato anche a mia madre, me lo faro' prestare!!!


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volpeblu

Registrato dal: 20-12-2003
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  Post Inserito 30-12-2009 alle ore 10:46   
mi avete incuriosito penso che l'acquisterò :pens avevo letto un altro libro di de luca, personaggio particolare con una narrazione squisita


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