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In questo capitolo vediamo apparire il Falco e il Can-barbone Medoro, vestito di tutto punto, sicuramente uno degli animali più umanizzati nel racconto... E poi il Corvo e la Civetta anche loro personaggi sicuramente antropomorfi, e il ritorno del Grillo che già era riapparso nel capitolo precedente presentadosi come l'ombra del Grillo Parlante...
La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino: lo mette a letto, e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto
In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande, pareva oramai più morto che vivo, la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra, e impietositasi alla vista di quell'infelice che, sospeso per il collo, ballava il trescone alle ventate di tramontana, battè per tre volte le mani insieme, e fece tre piccoli colpi.
A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa, e un grosso falco venne a posarsi sul davanzale della finestra.
- Che cosa comandate, mia graziosa Fata? - disse il Falco abbassando il becco in atto di reverenza (perché bisogna sapere che la Bambina dai capelli turchini non era altro, in fin dei conti, che una buonissima Fata, che da più di mill'anni abitava nelle vicinanze di quel bosco):
- Vedi tu quel burattino attaccato penzoloni a un ramo della Quercia grande?
- Lo vedo.
- Orbene: vola subito laggiù: rompi col tuo fortissimo becco il nodo che lo tiene sospeso in aria e posalo delicatamente sdraiato sull'erba a piè della Quercia.
Il Falco volò via e dopo due minuti tornò dicendo:
- Quel che mi avete comandato, è fatto.
- E come l'hai trovato? Vivo o morto?
- A vederlo, pareva morto, ma non dev'essere ancora morto perbene, perché, appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola, ha lasciato andare un sospiro, balbettando a mezza voce: "Ora mi sento meglio!".
Allora la Fata, battendo le mani insieme, fece due piccoli colpi, e apparve un magnifico Can-barbone, che camminava ritto sulle gambe di dietro, tale e quale come se fosse un uomo.
Il Can-barbone era vestito da cocchiere in livrea di gala. Aveva in capo un nicchiettino a tre punte gallonato d'oro, una parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giù per il collo, una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi che gli regalava a pranzo la padrona, un paio di calzoni corti di velluto cremisi, le calze di seta, gli scarpini scollati, e di dietro una specie di fodera da ombrelli, tutta di raso turchino, per mettervi dentro la coda, quando il tempo cominciava a piovere.
Il can-barbone visto da Lorenzini
- Su da bravo, Medoro! - disse la Fata al Can-barbone; - Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco. Arrivato che sarai sotto la Quercia grande, troverai disteso sull'erba un povero burattino mezzo morto. Raccoglilo con garbo, posalo pari pari su i cuscini della carrozza e portamelo qui. Hai capito?
Il Can-barbone, per fare intendere che aveva capito, dimenò tre o quattro volte la fodera di raso turchino, che aveva dietro, e partì come un barbero.
Di lì a poco, si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell'aria, tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell'interno di panna montata e di crema coi savoiardi. La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi, e il Can-barbone, seduto a cassetta, schioccava la frusta a destra e a sinistra, come un vetturino quand'ha paura di aver fatto tardi.
Non era ancora passato un quarto d'ora, che la carrozzina tornò, e la Fata, che stava aspettando sull'uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato.
E i medici arrivarono subito, uno dopo l'altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
- Vorrei sapere da lor signori, - disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, - vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!...
A quest'invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand'ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:
- A mio credere il burattino è bell'e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
- Mi dispiace, - disse la Civetta, - di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!
- E lei non dice nulla? - domandò la Fata al Grillo-parlante.
- Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì non m'è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo!...
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
- Quel burattino lì, - seguitò a dire il Grillo-parlante, - è una birba matricolata...
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
- è un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo. Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
- Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!...
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
- Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione, - disse solennemente il Corvo.
- Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, - soggiunse la Civetta, - ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire.
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marcel | CV STAFF
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| Messaggi : 12098 Post Inserito 10-05-2009 alle ore 12:24  
Mi permetto di aggiungere la colonna sonora ...
Il più bel disco di Edoardo Bennato (secondo me) si intitola "burattino senza fili" ed è ispirato alla favola di Pinocchio.
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Cecilio
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| Messaggi : 20429 Post Inserito 10-05-2009 alle ore 12:35  
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10-05-2009 alle ore 12:24, marcel wrote:
Il più bel disco di Edoardo Bennato (secondo me) si intitola "burattino senza fili" ed è ispirato alla favola di Pinocchio.
Concordo, sicuramente il più bel disco... sai che ce l'ho l'LP?
E questo brano è appunto ispirato all'episodio dei medici riuniti al capezzale di Pinocchio...
Grazie Marcel, non ci avevo pensato a questo collegamento...
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Cecilio
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| Messaggi : 20429 Post Inserito 16-05-2009 alle ore 18:04  
In Pinocchio gli animali si susseguono in ogni capitolo...
I quattro conigli “neri come l’inchiostro”, di professione becchini: camminano su due zampe e portano a spalla la bara che sarebbe dovuta servire per Pinocchio (il quale non voleva prendere la medicina)…ma, come affermeranno loro stessi, avranno fatto il “viaggio a ufo”.
Il giudice-scimmione, che condanna il burattino a quattro mesi di prigione per…essersi fatto derubare! Sicuramente un attacco alla giustizia... Il personaggio è descritto come “un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni”.
La Marmotta che abita con Pinocchio al Paese dei Balocchi e che gli predice che diverrà presto un ciuchino. Marmotta sicuramente antropomorfa visto che abita in una casa, invece che sotto terra come tutte le marmotte.
La Lumaca, serva della Fata Turchina, che scende ad aprire al burattino. Collodi dice che è grossa e con “un lumicino acceso sul capo”.
Il pappagallo del paese di “Acchiappacitrulli”, che da un albero sfotte Pinocchio per essersi fatto fregare così ingenuamente le 4 monete d’oro dategli da Mangiafuoco....
Il serpente che sbarra la strada al burattino appena uscito di prigione.... serpente che a parte il parlare e il ridere è rappresentato nelle sue vesti animali...
Il colombo gigante che sulla sua groppa porta Pinocchio sulla riva del mare, in tempo per vedere Geppetto affondare con la sua barchetta…
Il delfino che dà informazioni a Pinocchio sull’Isola delle “Api industriose”. ...
Ma ecco Pinocchio trasformarsi in Ciuchino... (Dove sia finito il nostro ancora me lo chiedo... ) In un vero asino non in un asino umanizzato... questo povero asino, ha sempre avuto delle connotazioni negative nella cultura popolare...
A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare
E questa sorpresa quale fu?
Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo; e nel grattarsi il capo si accorse...
Indovinate un po' di che cosa si accorse?
Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d'un palmo.
Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo, non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò, quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.
Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere: ma non trovando uno specchio, empì d'acqua la catinella del lavamano, e specchiandovisi dentro, vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioè, la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini.
Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio!
Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro: ma quanto più si disperava, e più i suoi orecchi crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima. Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra: la quale, vedendo il burattino in così grandi smanie, gli domandò premurosamente:
- Che cos'hai, mio caro casigliano?
- Sono malato, Marmottina mia, molto malato... e malato d'una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu del polso?
- Un pochino.
- Senti dunque se per caso avessi la febbre.
La Marmottina alzò la zampa destra davanti: e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando:
- Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!...
- Cioè?
- Tu hai una gran brutta febbre!...
- E che febbre sarebbe?
- E' la febbre del somaro.
- Non la capisco questa febbre! - rispose il burattino, che l'aveva pur troppo capita.
- Allora te la spiegherò io, - soggiunse la Marmottina. - Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino, né un ragazzo...
- E che cosa sarò?
- Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l'insalata al mercato.
- Oh! Povero me! Povero me! - gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt'e due gli orecchi, e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro.
- Caro mio, - replicò la Marmottina per consolarlo, - che cosa ci vuoi tu fare? Oramai è destino. Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti, debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari.
- Ma davvero è proprio così? - domandò singhiozzando il burattino.
- Purtroppo è cosi! E ora i pianti sono inutili. Bisognava pensarci prima!
- Ma la colpa non è mia: la colpa, credilo, Marmottina, è tutta di Lucignolo!...
- E chi è questo Lucignolo!...
- Un mio compagno di scuola. Io volevo tornare a casa: io volevo essere ubbidiente: io volevo seguitare a studiare e a farmi onore... ma Lucignolo mi disse: "Perché vuoi annoiarti a studiare? Perché vuoi andare alla scuola? Vieni piuttosto con me, nel Paese dei Balocchi: lì non studieremo più: lì ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri".
- E perché seguisti il consiglio di quel falso amico? di quel cattivo compagno?
- Perché?... Perché, Marmottina mia, io sono un burattino senza giudizio... e senza cuore. Oh! se avessi avuto un zinzino di cuore, non avrei mai abbandonato quella buona Fata, che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me!... E a quest'ora non sarei più un burattino... ma sarei invece un ragazzino a modo, come ce n'è tanti! Oh!... ma se incontro Lucignolo, guai a lui! Gliene voglio dire un sacco e una sporta!
E fece l'atto di volere uscire. Ma quando fu sulla porta, si ricordò che aveva gli orecchi d'asino, e vergognandosi di mostrarli al pubblico, che cosa inventò?... Prese un gran berretto di cotone, e, ficcatoselo in testa, se lo ingozzò fin sotto la punta del naso.
Poi uscì: e si dette a cercar Lucignolo dappertutto. Lo cercò nelle strade, nelle piazze, nei teatrini, in ogni luogo: ma non lo trovò. Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via, ma nessuno l'aveva veduto.
Allora andò a cercarlo a casa: e arrivato alla porta bussò.
- Chi è? - domandò Lucignolo di dentro.
- Sono io! - rispose il burattino.
- Aspetta un poco, e ti aprirò.
Dopo mezz'ora la porta si aprì: e figuratevi come restò Pinocchio quando, entrando nella stanza, vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa, che gli scendeva fin sotto il naso.
Alla vista di quel berretto, Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé:
"Che l'amico sia malato della mia medesima malattia? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino?..."
E facendo finta di non essersi accorto di nulla, gli domandò sorridendo:
- Come stai, mio caro Lucignolo?
- Benissimo: come un topo in una forma di cacio parmigiano.
- Lo dici proprio sul serio?
- E perché dovrei dirti una bugia?
- Scusami, amico: e allora perché tieni in capo codesto berretto di cotone che ti cuopre tutti gli orecchi?
- Me l'ha ordinato il medico, perché mi sono fatto male a questo ginocchio. E tu, caro burattino, perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso?
- Me l'ha ordinato il medico, perche mi sono sbucciato un piede.
- Oh! povero Pinocchio!...
- Oh! povero Lucignolo!...
A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio, durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura.
Finalmente il burattino, con una vocina melliflua e flautata, disse al suo compagno:
- Levami una curiosità, mio caro Lucignolo: hai mai sofferto di malattia agli orecchi?
- Mai!... E tu?
- Mai! Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio, che mi fa spasimare.
- Ho lo stesso male anch'io.
- Anche tu?... E qual è l'orecchio che ti duole?
- Tutt'e due. E tu?
- Tutt'e due. Che sia la medesima malattia?
- Ho paura di sì?
- Vuoi farmi un piacere, Lucignolo?
- Volentieri! Con tutto il cuore.
- Mi fai vedere i tuoi orecchi?
- Perché no? Ma prima voglio vedere i tuoi, caro Pinocchio.
- No: il primo devi essere tu.
- No, carino! Prima tu, e dopo io!
- Ebbene, - disse allora il burattino, - facciamo un patto da buoni amici.
- Sentiamo il patto.
- Leviamoci tutt'e due il berretto nello stesso tempo: accetti?
- Accetto.
- Dunque attenti!
E Pinocchio cominciò a contare a voce alta:
- Uno! Due! Tre!
Alla parola ~tre!~ i due ragazzi presero i loro berretti di capo e li gettarono in aria.
E allora avvenne una scena, che parrebbe incredibile, se non fosse vera. Avvenne, cioè, che Pinocchio e Lucignolo, quando si videro colpiti tutt'e due dalla medesima disgrazia, invece di restar mortificati e dolenti, cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi smisuratamente cresciuti, e dopo mille sguaiataggini finirono col dare in una bella risata.
E risero, risero, risero da doversi reggere il corpo: se non che, sul più bello del ridere, Lucignolo tutt'a un tratto si chetò, e barcollando e cambiando colore, disse all'amico:
- Aiuto, aiuto, Pinocchio!
- Che cos'hai?
- Ohimè. Non mi riesce più di star ritto sulle gambe.
- Non mi riesce più neanche a me, - gridò Pinocchio, piangendo e traballando.
E mentre dicevano così, si piegarono tutt'e due carponi a terra e, camminando con le mani e coi piedi, cominciarono a girare e a correre per la stanza. E intanto che correvano, i loro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono e diventarono musi e le loro schiene si coprirono di un pelame grigiolino chiaro, brizzolato di nero.
Ma il momento più brutto per què due sciagurati sapete quando fu? Il momento più brutto e più umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda. Vinti allora dalla vergogna e dal dolore, si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino.
Non l'avessero mai fatto! Invece di gemiti e di lamenti, mandavano fuori dei ragli asinini: e ragliando sonoramente, facevano tutt'e due coro: ~j-a, j-a, j-a~.
In quel frattempo fu bussato alla porta, e una voce di fuori disse:
- Aprite! Sono l'Omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese. Aprite subito, o guai a voi!
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frida73
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29-04-2009 alle ore 15:20, marcel wrote:
Pinocchio nelle intenzioni dell'autore è una favola noir, di quelle per fare un po' paura ai bambini, solo che il mondo conosce la versione dineyana sovraccarica di buoni sentimenti.
Il parco di Pinocchio non ha niente a che fare con la Disney, è pieno di lugubri sculture in ferro battuto tra tortuosi e paludosi sentieri... questa è la balena
i bimbi escono da quel parco che sono tristissimi
E Marcel, da bravo NON fiorentino, non sa che Geppetto non è stato inghiottito da una balena, ma da un feroce pescecane...e lo stesso tutta la buonista famiglia Disney
Marcel....mai sentito parlare di fanoni?
servono alle balene per trattenere il plancton, leggi invece la descrizione che il caro Lorenzini fa del terribile mostro...altro che gatto Figaro e pesciolino Cleo
Una cosa che mi ha sempre meravigliato data la notorietà del romanzo, è che almeno il 70 per cento dei toscani è pronto a giurare che il libro parli di balena e non di pescecane
Letto e riletto migliaia di volte, sia da piccina che da ragazza, Pinocchio è un capolavoro della lingua Italiana, Collodi un genio per la saggezza che è riuscito a nascondere in un libro per ragazzi sotto le vesti e le parole di animali fuori dagli schemi, dal Grillo, al CanBarbone, al Tonno, alla Capretta e alla Civetta, e allo stesso pescecane, l'unico a cui ha deciso di non dar voce....
Che piaccia o no, che sia stato interamente capito o no nella sua essenza e nei suoi insegnamenti, non mi stupisce che sia stato tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, perdendo ovviamente tanto.
Una particolarità....caratteristica fondamentale del burattino...quella di non avere orecchie per ascoltare i continui moniti che la natura gli offre...a parte quando si trasforma in un Ciuco
Ps: Stata a Pescia, visitato Collodi. Stupendo
Ho una foto in cui abbraccio il gatto e bacio la mano alla volpe
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marcel | CV STAFF
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veramente lo so che non è una balena ma un pescecane,
però nel parco di Collodi hanno messo una balena, e siccome dicono che fare un giro anche al suo interno porti molta fortuna, di qui il famoso detto "in c**o alla balena" per augurare la buona sorte
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frida73
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Quote:
16-05-2009 alle ore 19:55, marcel wrote:
veramente lo so che non è una balena ma un pescecane,
però nel parco di Collodi hanno messo una balena, e siccome dicono che fare un giro anche al suo interno porti molta fortuna, di qui il famoso detto "in c**o alla balena" per augurare la buona sorte
lo sapevo che saresti arrivato subito, va che scorpione
ehm....ma davvero il detto arriva da lì...? Non ci credo.....
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marcel | CV STAFF
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che pirla, ci hai quasi creduto... cosa stai cercando " in c**o alla balena " su google?
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frida73
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ma vaf*****o
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Cecilio
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| Messaggi : 20429 Post Inserito 16-05-2009 alle ore 20:52  
che scemi
In effetti non ho mai capito perchè si parli sempre di balena quando è scritto chiaro e tondo PESCECANE