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   Pinocchio

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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 25-04-2009 alle ore 10:29   



Quale libro ha tanti animali come il nostro caro Pinocchio? Dal grillo all'asino, dalla balena al gatto e la volpe, Collodi ha sicuramente dato agli animali un ruolo molto importante per scrivere la sua storia... Gli animali sono personaggi ma hanno anche una connotazione di comparazione con l'uomo...

Iniziamo dall'episodio del grillo-parlante.....

__________________

La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro.


Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se la dava a gambe giù attraverso ai campi, per far più presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d'acqua, tale e quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino inseguito dai cacciatori. Giunto dinanzi a casa, trovò l'uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.

Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece:

- Crì -crì -crì !

- Chi è che mi chiama? - disse Pinocchio tutto impaurito.

- Sono io!

Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro.

- Dimmi, Grillo: e tu chi sei?

- Io sono il Grillo-parlante, ed abito in questa stanza da più di cent'anni.

- Oggi però questa stanza è mia, - disse il burattino, - e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro.

- Io non me ne anderò di qui, - rispose il Grillo, - se prima non ti avrò detto una gran verità.

- Dimmela e spicciati.

- Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.

- Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all'alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.

- Povero grullerello! Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?

- Chetati. Grillaccio del mal'augurio! - gridò Pinocchio. Ma il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di questa impertinenza, continuò con lo stesso tono di voce:

- E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?

- Vuoi che te lo dica? - replicò Pinocchio, che cominciava a perdere la pazienza. - Fra tutti i mestieri del mondo non ce n'è che uno solo, che veramente mi vada a genio.

- E questo mestiere sarebbe?...

- Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.

- Per tua regola, - disse il Grillo-parlante con la sua solita calma, - tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione.

- Bada, Grillaccio del mal'augurio!... se mi monta la bizza, guai a te!

- Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!...

- Perché ti faccio compassione?

- Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno.

A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt'infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante. Forse non credeva nemmeno di colpirlo: ma disgraziatamente lo colse per l'appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare crì -crì -crì , e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete.



_________________


L'ha stecchito....


In questo caso perchè la scelta del grillo? Beh innanzitutto per la simpatia che emana questo insetto e poi perchè i maschi emettono dei suoni simili al canto, quindi diciamo che amano colloquiare, una specie di grillo viene infatti definita Grillo canterino... Il grillo domestico o del focolare ( Grillus domesticus), vive invece nelle case di città e di campagna, nei magazzini, nelle stalle... trova quindi nel laboratorio di Mastro Geppetto un habitat perfetto...

Perchè dunque la scelta del grillo, un grillo saggio che ricorda a Pinocchio i suoi doveri?

A voi la parola...









[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Cecilio il 29-04-2009 12:11 ]


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anto-lucy-lucky

Registrato dal: 19-12-2007
| Messaggi : 5991
  Post Inserito 25-04-2009 alle ore 13:05   
bella domanda... sinceramente non me lo sono mai chiesto.
sicuramente ci deve essere qualche legenda legata alla tradizione popolare che assegna al grillo qualche ruolo. per esempio sappiamo che la cicala è sfaticata, la formica laboriosa, il grillo sarà...saggio?



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marcel
| CV STAFF

Registrato dal: 01-06-2006
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  Post Inserito 25-04-2009 alle ore 14:00   
__________
Firenze, la Festa del Grillo.

La festa deriva dalle antiche festività pagane che celebravano l'arrivo della primavera. In seguito la città festeggiava il mese di maggio con il "Calendimaggio": i giovani ornavano di fiori le porte o le finestre delle loro fidanzate, e donavano loro un grillo in una piccola gabbia di fusti di saggina. Nella tradizione popolare, infatti, il grillo "canterino" era considerato un portafortuna e un nume tutelare del focolare domestico.

In passato la festa rappresentava un evento importante per i componenti della famiglia fiorentina. I preparativi iniziavano alcuni giorni prima e la mattina dell'Ascensione era tutto un via-vai di gente in cammino verso il grande parco sull'Arno. Dopo aver scelto il punto dove trascorrere la giornata, ognuno della famiglia si metteva all'opera e insieme davano inizio al vero scopo della giornata: dare la caccia e possibilmente catturare almeno un grillo.
Nel pomeriggio l'avvenimento più importante era il passaggio delle carrozze granducali e delle famiglie più in vista della città. A sera il mesto e stanco ritorno a casa.
___________


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
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  Post Inserito 25-04-2009 alle ore 16:54   
Ecco, vedi Anto, Marcel ci ha fornito una delle risposte... non sapevo di questa festa ma Collodi doveva conoscerla bene da buon fiorentino...

Penso anche che Collodi abbia scelto il grillo per il suo canto continuo e insistente, chi meglio di un grillo poteva rappresentare la propria coscienza che ti martella la mente ad ogni istante?


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
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  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 10:28   
E ecco l'incontro tra Pinocchio e il Gatto e la Volpe... Un gatto cieco e una volpe zoppa, due veri ceffi

Certo Collodi, tra i tanti animali, non poteva scegliere meglio di così per rappresentare la furbizia, l'intelligenza, la maestria nell'incantare gli altri... Che accoppiata vincente!

E, probabilmente, è il grillo parlante a ricomparire sotto le spoglie del Merlo bianco ma anche lui non fa una bella fine finendo tra le grinfie del gatto...



Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d'oro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro



Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò:

- Come si chiama tuo padre?

- Geppetto.

- E che mestiere fa?

- Il povero.

- Guadagna molto?

- Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l'Abbecedario della scuola dovè vendere l'unica casacca che aveva addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta una piaga.

- Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d'oro. Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia.

Pinocchio, com'è facile immaginarselo, ringraziò mille volte il burattinaio, abbracciò, a uno a uno, tutti i burattini della Compagnia, anche i giandarmi: e fuori di sé dalla contentezza, si mise in viaggio per tornarsene a casa sua.

Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt'e due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura. La Volpe che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto: e il Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dalla Volpe.



- Buon giorno, Pinocchio, - gli disse la Volpe, salutandolo garbatamente.

- Com'è che sai il mio nome? - domandò il burattino.

- Conosco bene il tuo babbo.

- Dove l'hai veduto?

- L'ho veduto ieri sulla porta di casa sua.

- E che cosa faceva?

- Era in maniche di camicia e tremava dal freddo.

- Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non tremerà più!...

- Perché?

- Perché io sono diventato un gran signore.

- Un gran signore tu? - disse la Volpe, e cominciò a ridere di un riso sguaiato e canzonatore: e il Gatto rideva anche lui, ma per non darlo a vedere, si pettinava i baffi colle zampe davanti.

- C'è poco da ridere, - gridò Pinocchio impermalito. - Mi dispiace davvero di farvi venire l'acquolina in bocca, ma queste qui, se ve ne intendete, sono cinque bellissime monete d'oro.

E tirò fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco.

Al simpatico suono di quelle monete la Volpe, per un moto involontario, allungò la gamba che pareva rattrappita, e il Gatto spalancò tutt'e due gli occhi, che parvero due lanterne verdi: ma poi li richiuse subito, tant'è vero che Pinocchio non si accorse di nulla.

- E ora, - gli domandò la Volpe, - che cosa vuoi farne di codeste monete?

- Prima di tutto, - rispose il burattino, - voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta d'oro e d'argento e coi bottoni di brillanti: e poi voglio comprare un Abbecedario per me.

- Per te?

- Davvero: perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.

- Guarda me! - disse la Volpe. - Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba.

- Guarda me! - disse il Gatto. - Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi.




In quel mentre un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il solito verso e disse:

- Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni: se no, te ne pentirai!

Povero Merlo, non l'avesse mai detto! Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avventò addosso, e senza dargli nemmeno il tempo di dire ~ohi~ se lo mangiò in un boccone, con le penne e tutto.

Mangiato che l'ebbe e ripulitasi la bocca, chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco, come prima.

- Povero Merlo! - disse Pinocchio al Gatto, - perché l'hai trattato così male?

- Ho fatto per dargli una lezione. Così un'altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri.

Erano giunti più che a mezza strada, quando la Volpe, fermandosi di punto in bianco, disse al burattino:

- Vuoi raddoppiare le tue monete d'oro?

- Cioè?

- Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?

- Magari! E la maniera?

- La maniera è facilissima. Invece di tornartene a casa tua, dovresti venire con noi.

- E dove mi volete condurre?

- Nel paese dei Barbagianni.

Pinocchio ci pensò un poco, e poi disse risolutamente:

- No, non ci voglio venire. Oramai sono vicino a casa, e voglio andarmene a casa, dove c'è il mio babbo che m'aspetta. Chi lo sa, povero vecchio, quanto ha sospirato ieri, a non vedermi tornare. Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo, e il Grillo-parlante aveva ragione quando diceva: "I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo". E io l'ho provato a mie spese, Perché mi sono capitate dimolte disgrazie, e anche ieri sera in casa di Mangiafoco, ho corso pericolo... Brrr! mi viene i bordoni soltanto a pensarci!

- Dunque, - disse la Volpe, - vuoi proprio andare a casa tua? Allora vai pure, e tanto peggio per te!

- Tanto peggio per te! - ripetè il Gatto.

- Pensaci bene, Pinocchio, perché tu dai un calcio alla fortuna.

- Alla fortuna! - ripetè il Gatto.

- I tuoi cinque zecchini, dall'oggi al domani sarebbero diventati duemila.

- Duemila! - ripetè il Gatto.

- Ma com'è mai possibile che diventino tanti? - domandò Pinocchio, restando a bocca aperta dallo stupore.

- Te lo spiego subito, - disse la Volpe. - Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c'è un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d'oro. Poi ricuopri la buca con un po' di terra: l'annaffi con due secchie d'acqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto. Intanto, durante la notte, lo zecchino germoglia e fiorisce, e la mattina dopo, di levata, ritornando nel campo, che cosa trovi? Trovi un bell'albero carico di tanti zecchini d'oro, quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno.

- Sicché dunque, - disse Pinocchio sempre più sbalordito, - se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?

- è un conto facilissimo, - rispose la Volpe, - un conto che puoi farlo sulla punta delle dita. Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti.

- Oh che bella cosa! - gridò Pinocchio, ballando dall'allegrezza. - Appena che questi zecchini gli avrò raccolti, ne prenderò per me duemila e gli altri cinquecento di più li darò in regalo a voi altri due.

- Un regalo a noi? - gridò la Volpe sdegnandosi e chiamandosi offesa. - Dio te ne liberi!

- Te ne liberi! - ripetè il Gatto.

- Noi, - riprese la Volpe, - non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.

- Gli altri! - ripetè il Gatto.

- Che brave persone! - pensò dentro di sé Pinocchio: e dimenticandosi lì sul tamburo, del suo babbo, della casacca nuova, dell'Abbecedario e di tutti i buoni proponimenti fatti, disse alla Volpe e al Gatto:

- Andiamo pure. Io vengo con voi.








[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Cecilio il 29-04-2009 12:14 ]


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GattoTiti

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  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 12:05   
l'unica cosa bella di Pinocchio...

Una fiaba che non ho mai amato


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ziolupo

Registrato dal: 19-03-2009
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  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 13:55   
ah ...pensavo si parlasse di silvio per il resto son d'accordo con Titti


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marcel
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Registrato dal: 01-06-2006
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  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 15:20   
Pinocchio nelle intenzioni dell'autore è una favola noir, di quelle per fare un po' paura ai bambini, solo che il mondo conosce la versione dineyana sovraccarica di buoni sentimenti.
Il parco di Pinocchio non ha niente a che fare con la Disney, è pieno di lugubri sculture in ferro battuto tra tortuosi e paludosi sentieri... questa è la balena


i bimbi escono da quel parco che sono tristissimi


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 16:54   
GT, non è mai stata manco la mia favola preferita, che poi non si tratta neanche di una favola ma di un racconto, però è talmente piena di animali che abbiamo deciso di provare a scovarli tutti e a porci delle domande...

Ziolupo

Vero Marcel, niente a che vedere con Disney...

Ci sono stata con i miei alunni al parco e lo sai cosa hanno fatto? Hanno rubato il tesoro!!!!!! Una gita indimenticabile Non so da quale parte sono sbucati il gatto e la volpe e li hanno circuiti

Certe parti di Pinocchio sono davvero lugubri e i vari disegnatori hanno interpretato a loro modo i diversi passaggi...

Guardate questo come ha interpretato il gatto e la volpe...






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minmay

Registrato dal: 31-07-2008
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  Post Inserito 29-04-2009 alle ore 17:14   
mattotti è un grande della matita!!forti i suoi gatto e volpe!


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