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  >>  Diritti degli animali  >>  Cavalli e nirmativa europea - dall'On.le Mancuso - Discussione n 33025 - PermaLink
   Cavalli e nirmativa europea - dall'On.le Mancuso
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GattoTiti

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  Post Inserito 06-11-2008 alle ore 21:19   
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (A.C. 1707-A)

ON. Gianni Mancuso.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo provvedimento, al comma 7 dell'articolo 1-bis, si prevede un intervento a favore del mondo dell'ippica. Stiamo parlando di un settore che conta 350 mila equini in Italia di cui 60 mila appartenenti a razze sportive (trottatori, purosangue inglese e cavalli da sella italiani), 2.850 allevamenti di soggetti da corsa (purosangue e trottatori), più di 16 mila tra stalloni, fattrici e puledri. Tutti questi dati provengono dall'ISTAT e sono relativi all'anno 2007.
Per quanto riguarda i montepremi, sono stati previsti 250 milioni di euro nel 2005 e nel 2006, 218 milioni nel 2007, 176 milioni nel 2008. Sono stati proposti 130 milioni di euro per il 2009 se verranno stralciati dal bilancio UNIRE i debiti inesigibili dalle agenzie ippiche, che ammontano a 220 milioni di euro per i minimi garantiti mai pagati dalle società (minimi garantiti stabiliti dall'accordo che regola la diffusione delle agenzie quando queste ultime sono passate alla Snai, ossia la Società nazionale delle agenzie ippiche) e 89 milioni per i canoni TV mai pagati dalle agenzie dal 2003 ad oggi.
Già dai tempi del Ministro De Castro era stata istituita una Commissione ministeriale per far chiarezza sui bilanci UNIRE. Al 31 dicembre 2005 il disavanzo ammontava già a 129 milioni di euro e non è stato fatto niente, né allora, né poi.
Il problema di fondo è che l'ippica si autofinanzia, cioè tutto quello che entra arriva dalle scommesse. Ogni euro scommesso viene così ripartito: 71,40 per cento ai giocatori e 28,60 per cento al prelievo di Stato. Questo prelievo viene, a sua volta, così ripartito: 12,2 per cento alle agenzie ippiche (che sono cronicamente morose), 4,50 per cento all'imposta unica statale e l'11,90 all'UNIRE. Quest'ultimo distribuisce, a sua volta, l'11,90 per cento per il 50,45 per cento alle corse, per il 24,42 per cento agli ippodromi e per il 25,13 per cento alle spese di gestione dell'UNIRE stessa.
A questo punto giova ricordare che questa sorta di Moloch dell'UNIRE è sempre stato gestito da tutti i Governi come un «poltronificio» dove collocare persone fedeli, ma rigorosamente senza alcuna competenza. Si tratta di una struttura elefantiaca dove lavorano 220 persone, che non si capisce benePag. 27che cosa facciano. A titolo di esempio, il Jockey Club irlandese utilizza soltanto nove persone per gestire un giro di corse assai maggiore di quello italiano.
Comunque, risulta evidente che solo il 5 per cento di tutto il giro delle scommesse, stimato in circa 1,2 milioni di euro al giorno, arriva al montepremi. Le scommesse ippiche hanno subito un forte calo da quando si può scommettere anche su altri sport che, peraltro, hanno un prelievo fiscale inferiore a quello delle corse ippiche. A peggiorare il quadro, l'UNIRE ha favorito la nascita di tanti piccoli ippodromi, con strutture scadenti, polverizzando lo scenario delle corse in tanti minuscoli eventi, disperdendo così, in modo folle, il montepremi esistente, in continua diminuzione verticale.
In Francia gli ippodromi sono pieni anche durante la settimana per riunioni di corse di routine, nonostante il numero dei cavalli in corsa sia decisamente superiore, 23.500 contro i 16.200 italiani. Si corrono 300 corse in meno al galoppo e quasi 5 mila in meno al trotto. A tutto ciò si deve aggiungere la preoccupazione dei medici veterinari (parlo di oltre mille professionisti impegnati a tempo pieno in questo settore). Si rischia veramente il tracollo di questo mondo, sia nel trotto, sia nel galoppo, e faccio presente che i veterinari rappresentano una parte importante, forse la principale, di tutto l'indotto che ruota intorno a questa industria.
Da ultimo, certo non per importanza, si deve considerare la sorte dei cavalli, che rappresentano un patrimonio genetico costruito nei decenni, che molti ci invidiano, di grande qualità, che viene svalutato completamente dal punto di vista economico. Questi animali bellissimi, questi atleti, rischiano maltrattamenti e perfino la morte per fame. Infatti, se l'80 per cento delle scuderie chiudesse, come paventato, non è chiaro quale fine possano fare. Per fortuna, non si potrebbero più macellare, perché l'anagrafe equina stabilisce dalla nascita il destino dei cavalli, ma rimane proprio questo il grande problema insoluto cui non si è mai pensato fine in fondo, poiché l'anagrafe equina è attiva solo da qualche anno.
Signor Presidente, in conclusione, sono lontani i tempi in cui il mondo dell'ippica rappresentava addirittura la decima azienda del Paese. Oggi abbiamo la responsabilità di contribuire,Pag. 28anche con una parte di questo provvedimento, a mantenere in vita un settore che rappresenta il pane quotidiano per circa 50 mila addetti e le relative famiglieModifiche apportate dalla Commissione XII








TESTO DELL’ART. 1-BIS, COMMA 7

Dopo l'articolo 1 sono inseriti i seguenti:
«Art. 1-bis. - (Assetto organizzativo della raccolta in rete fisica dei giochi e delle scommesse).

…(omissis)

7. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo può essere destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di riassetto dei relativi settori, alle esigenze finanziarie del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE). La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono destinate all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli; l'importo del monte premi non può in ogni caso essere variato in diminuzione da parte dell'UNIRE.

(omissis)…


Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (A.C. 1707-A)

ON. Gianni Mancuso.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo provvedimento, al comma 7 dell'articolo 1-bis, si prevede un intervento a favore del mondo dell'ippica. Stiamo parlando di un settore che conta 350 mila equini in Italia di cui 60 mila appartenenti a razze sportive (trottatori, purosangue inglese e cavalli da sella italiani), 2.850 allevamenti di soggetti da corsa (purosangue e trottatori), più di 16 mila tra stalloni, fattrici e puledri. Tutti questi dati provengono dall'ISTAT e sono relativi all'anno 2007.
Per quanto riguarda i montepremi, sono stati previsti 250 milioni di euro nel 2005 e nel 2006, 218 milioni nel 2007, 176 milioni nel 2008. Sono stati proposti 130 milioni di euro per il 2009 se verranno stralciati dal bilancio UNIRE i debiti inesigibili dalle agenzie ippiche, che ammontano a 220 milioni di euro per i minimi garantiti mai pagati dalle società (minimi garantiti stabiliti dall'accordo che regola la diffusione delle agenzie quando queste ultime sono passate alla Snai, ossia la Società nazionale delle agenzie ippiche) e 89 milioni per i canoni TV mai pagati dalle agenzie dal 2003 ad oggi.
Già dai tempi del Ministro De Castro era stata istituita una Commissione ministeriale per far chiarezza sui bilanci UNIRE. Al 31 dicembre 2005 il disavanzo ammontava già a 129 milioni di euro e non è stato fatto niente, né allora, né poi.
Il problema di fondo è che l'ippica si autofinanzia, cioè tutto quello che entra arriva dalle scommesse. Ogni euro scommesso viene così ripartito: 71,40 per cento ai giocatori e 28,60 per cento al prelievo di Stato. Questo prelievo viene, a sua volta, così ripartito: 12,2 per cento alle agenzie ippiche (che sono cronicamente morose), 4,50 per cento all'imposta unica statale e l'11,90 all'UNIRE. Quest'ultimo distribuisce, a sua volta, l'11,90 per cento per il 50,45 per cento alle corse, per il 24,42 per cento agli ippodromi e per il 25,13 per cento alle spese di gestione dell'UNIRE stessa.
A questo punto giova ricordare che questa sorta di Moloch dell'UNIRE è sempre stato gestito da tutti i Governi come un «poltronificio» dove collocare persone fedeli, ma rigorosamente senza alcuna competenza. Si tratta di una struttura elefantiaca dove lavorano 220 persone, che non si capisce benePag. 27che cosa facciano. A titolo di esempio, il Jockey Club irlandese utilizza soltanto nove persone per gestire un giro di corse assai maggiore di quello italiano.
Comunque, risulta evidente che solo il 5 per cento di tutto il giro delle scommesse, stimato in circa 1,2 milioni di euro al giorno, arriva al montepremi. Le scommesse ippiche hanno subito un forte calo da quando si può scommettere anche su altri sport che, peraltro, hanno un prelievo fiscale inferiore a quello delle corse ippiche. A peggiorare il quadro, l'UNIRE ha favorito la nascita di tanti piccoli ippodromi, con strutture scadenti, polverizzando lo scenario delle corse in tanti minuscoli eventi, disperdendo così, in modo folle, il montepremi esistente, in continua diminuzione verticale.
In Francia gli ippodromi sono pieni anche durante la settimana per riunioni di corse di routine, nonostante il numero dei cavalli in corsa sia decisamente superiore, 23.500 contro i 16.200 italiani. Si corrono 300 corse in meno al galoppo e quasi 5 mila in meno al trotto. A tutto ciò si deve aggiungere la preoccupazione dei medici veterinari (parlo di oltre mille professionisti impegnati a tempo pieno in questo settore). Si rischia veramente il tracollo di questo mondo, sia nel trotto, sia nel galoppo, e faccio presente che i veterinari rappresentano una parte importante, forse la principale, di tutto l'indotto che ruota intorno a questa industria.
Da ultimo, certo non per importanza, si deve considerare la sorte dei cavalli, che rappresentano un patrimonio genetico costruito nei decenni, che molti ci invidiano, di grande qualità, che viene svalutato completamente dal punto di vista economico. Questi animali bellissimi, questi atleti, rischiano maltrattamenti e perfino la morte per fame. Infatti, se l'80 per cento delle scuderie chiudesse, come paventato, non è chiaro quale fine possano fare. Per fortuna, non si potrebbero più macellare, perché l'anagrafe equina stabilisce dalla nascita il destino dei cavalli, ma rimane proprio questo il grande problema insoluto cui non si è mai pensato fine in fondo, poiché l'anagrafe equina è attiva solo da qualche anno.
Signor Presidente, in conclusione, sono lontani i tempi in cui il mondo dell'ippica rappresentava addirittura la decima azienda del Paese. Oggi abbiamo la responsabilità di contribuire,Pag. 28anche con una parte di questo provvedimento, a mantenere in vita un settore che rappresenta il pane quotidiano per circa 50 mila addetti e le relative famiglieModifiche apportate dalla Commissione XII








TESTO DELL’ART. 1-BIS, COMMA 7

Dopo l'articolo 1 sono inseriti i seguenti:
«Art. 1-bis. - (Assetto organizzativo della raccolta in rete fisica dei giochi e delle scommesse).

…(omissis)

7. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo può essere destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di riassetto dei relativi settori, alle esigenze finanziarie del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE). La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono destinate all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli; l'importo del monte premi non può in ogni caso essere variato in diminuzione da parte dell'UNIRE.

(omissis)…



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