La gestione del gatto anziano


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Un validissimo articolo, anche se vecchiotto, tratto da Medicina Felina - anno 2 n°2 dicembre 2002 ed alleggerito dell'appendice e delle illustrazioni


Linee guida per la gestione sanitaria del gatto anziano: rapporto dell’American Association of Feline Practitioners and Academy of Feline Medicine*
*Il lavoro in esteso è consultabile all’indirizzo web: www.aafponline.org/about/guidelines.htm

I. Introduzione
Secondo le indagini condotte dall’American Veterinary Medical Association Center for Information Management, la percentuale di gatti di proprietà di età pari o superiore a 6 anni è aumentata dal 24% del 1983 a poco più del 47% nel 1996, con un incremento quasi doppio in 13 anni. Mettendo a punto ed attuando programmi di cure sanitarie completi e individuali per i gatti anziani, i veterinari hanno l’opportunità di influire positivamente sulla vita di una popolazione già grande e progressivamente crescente di pazienti felini e dei loro proprietari.
Anche se il processo di invecchiamento induce modificazioni fisiologiche complesse e fra loro correlate che spesso complicano le cure sanitarie che vengono prestate ai gatti anziani, di per sé l’età non è una malattia. Per questa ragione, le scelte terapeutiche non devono essere basate unicamente sugli anni di vita del paziente. Molte condizioni che influiscono sui gatti anziani possono essere tenute sotto controllo in modo accettabile, se non curate definitivamente, così da poter spesso significativamente migliorare la qualità della vita di un gatto anziano attraverso interventi medici appropriati ed a tempo opportuno.
Le modificazioni nei gatti anziani avvengono in una gamma di età abbastanza ampia. Anche se molti soggetti iniziano a mostrare alterazioni clinicamente significative fra il 7° ed il 10° anno di vita, la maggior parte lo fa a 12 anni. Poiché i disordini geriatrici tendono ad essere cronici e progressi-vi, i veterinari che trattano gatti anziani devono essere in grado di gestire e monitorare le malattie croniche e, se possibile, prevenirne la progressione.
Come nel paziente pediatrico, la terapia e gli interventi di mantenimento devono essere adattati al singolo soggetto in modo da soddisfarne le necessità via via che si modificano. Tu t t a v i a , nei pazienti anziani si hanno maggiori probabilità di riscontrare simultaneamente molteplici problemi medici. Il veterinario deve valutare accuratamente i rischi ed i benefici di una data condizione e, al tempo stesso, considerate le conseguenze su altri problemi coesistenti. Oltre ai criteri di scelta di tipo medico, spesso nel trattamento dei pazienti felini anziani entrano in gioco fattori di tipo familiare ed etico. Le cure prestate al paziente devono tenere in considerazione in modo speciale il forte legame che spesso esiste fra i gatti anziani ed i loro proprietari.
Gli obiettivi del rapporto dell’American Association Feline Practitioners e dell’Association of Feline Medicine sulla salute del gatto anziano sono quelli di promuovere la longevità e migliorare la qualità della vita dei pazienti felini anziani riconoscendo e controllando i fattori di rischio sanitario, identificando le malattie durante la fase preclinica, correggendo o ritardando la progressione dei disordini già in atto e migliorando o mantenendo la funzione residua. Queste linee guida sono destinate ad aiutare i veterinari ad offrire costantemente cure di elevata qualità ai loro pazienti felini anziani stabilendo uno standard minimo. È importante che il programma sia messo a punto su base individuale in modo specifico per le esigenze di ogni singolo paziente. In alcune situazioni, le varie componenti possono essere più complesse di quanto non sia illustrato in questa sede. Dal punto di vista del proprietario del gatto, il programma deve essere sostenibile, attuabile e compatibile con la sua filosofia di vita. Il termine “anziano” risulta più accettabile per i nostri clienti ed implica una cura preventiva o “del benessere” che migliora la qualità e la durata della vita del loro amato vecchio gatto.
II. Riassunto dei programmi di cure sanitarie per gatti anziani con e senza segni clinici di malattia
L’avvio di un programma di cure sanitarie preventive per soggetti anziani è indicato nel gatto a partire da un’età compresa fra 7 ed 11 anni e deve proseguire per tutto il resto della vita.
La vecchiaia in sé e per sé non è una malattia. Le scelte terapeutiche nei gatti anziani non devono essere prese soltanto sulla base dell’età, ma piuttosto tenendo conto dello stato generale di salute dell’animale, della durata prevista della sua vita e di quella che si prevede essere la qualità della vita ottenuta con la terapia.
Programma di cure sanitarie per gatti anziani senza segni clinici di malattia

- Raccolta di un’anamnesi completa medica e comportamentale in occasione di ogni visita del paziente.
- Approfondito esame clinico, almeno ogni 6 mesi.
- In occasione di ogni visita, determinazione del peso, confronto con quello precedente e assegnazione del punteggio di condizione corporea.
- Esecuzione almeno annuale di una serie di test diagnostici che deve comprendere, come minim o :
– esame emocromocitometrico completo con: ematocrito, c o nteggio degli eritrociti, indici e morfologia eritrocitari, conteggio dei leucociti, formula leucocitaria determinata citologicamente, proteine totali e conteggio delle piastrine.
– creatinina sierica
– potassio sierico
– alanina-aminotransferasi sierica ( A LT) e fosfatasi alcalina sierica ( A P )
– T4 totale mediante RIA
– esame completo delle urine (con determinazione di peso specifico, esame citologico del sedimento urinario, glucosio, chetoni, bilirubina e proteine) su urina prelevata mediante cistocentesi
– pressione sanguigna (i membri del gruppo di studio non erano in accordo sul fatto che questa determinazione dovesse essere effettuata nei gatti anziani senza segni clinici di malattia)
– test per la ricerca degli antigeni del virus della leucemia felina (FeLV) e degli anticorpi per quello dell’immunodeficienza felina (FIV), se non già attuati in precedenza o se il gatto è a rischio di esposizione. Sono considerati tali quelli che vivono all’aperto, in casa e fuori, i randagi e quelli con ferite da morso, fuggiaschi, inselvatichiti e provenienti da nuclei familiari con più gatti in cui vi sono soggetti FeLV o FIV positivi o per i quali non si conosce lo status relativo a queste due infezioni.

Programma di cure sanitarie per gatti anziani con segni clinici di malattia
- Raccolta di un’anamnesi completa medica e comportamentale in occasione di ogni visita del paziente.
- Approfondito esame clinico, almeno ogni 6 mesi, a seconda della malattia in atto e dello stato di salute del paziente.
- In occasione di ogni visita, determinazione del peso, confronto con quello precedente e assegnazione del punteggio di condizione corporea.
- Esecuzione almeno ogni 6 mesi di una serie di test diagnostici adatta alla condizione patologica in atto, che comprenda, come minimo:
– esame emocromocitometrico completo con: ematocrito, conteggio degli eritrociti, indici e morfologia eritrocitari, conteggio dei leucociti, formula leucocitaria determinata citologicamente, proteine totali e conteggio delle piastrine
– profilo biochimico con elettro-l i t i
– T4 totale con RIA
– esame completo delle urine (con determinazione di peso specifico, esame citologico del sedimento urinario, glucosio, chetoni, bilirubina e proteine) su urina prelevata mediante cistocentesi
– pressione sanguigna
– test per la ricerca degli antigeni del virus della leucemia felina (FeLV) e degli anticorpi per quello dell’immunodeficienza felina (FIV) se non già attuati in precedenza o se il gatto è da considerare a rischio di esposizione, secondo i parametri precedentemente indicati.
III. Caratteristiche generali
Ipertiroidismo
• Nel trattamento di un gatto ipert iroideo, si deve prestare particolare attenzione al monitoraggio della funzione renale dopo la terapia. Il tasso di filtrazione glomerulare diminuisce indipendentemente dalle modalità di trattamento. I parametri renali devono essere nuovamente verificati a distanza di un mese dall’inizio della terapia. Se il soggetto è affetto contemporaneamente da ipertiroidismo e insufficienza renale, il trattamento d’elezione è rappresentato dalla somministrazione per via orale di farmaci antitiroidei da utilizzare alla minima dose efficace. Questi pazienti devono essere attentamente monitorati.
Insufficienza renale cronica
• Data l’eccezionale capacità di concentrazione dei reni del gatto, i felini con insufficienza renale possono presentare un peso specifico dell’urina superiore a 1035.
La deplezione potassica è comune nei gatti anziani, in particolare se colpiti da insufficienza renale. L’integrazione con potassio per os è indicata quando i livelli sieri-ci di questo elemento scendono al di sotto di 4 mEq/l.
Una moderata restrizione dell’assunzione di proteine e di fosforo può ridurre i segni clinici dell’uremia. Non è stato dimostrato che il consumo di una dieta caratterizzata da una moderata restrizione proteica rallenti la progressione della nefropatia.

Ipertensione
Nel gatto, l’ipertensione sistemica è di solito secondaria a nefropatia cronica o ipertiroidismo.
La pressione sanguigna può essere misurata in modo indiretto con il metodo Doppler, calcolando la media di un minimo di 5 determinazioni.
È importante misurare accuratamente le dimensioni del manicotto, dal momento che l’uso di uno inadeguato porta ad ottenere valori non corretti.

Neoplasie
L’adeguato supporto nutrizionale ed il controllo del dolore sono componenti essenziali nella cura dei pazienti neoplastici.
Le sindromi paraneoplastiche possono indurre una malattia pericolosa almeno quanto la neoplasia p r i m a r i a .

Diabete mellito
• La valutazione delle curve glicemiche rappresenta il miglior metodo per determinare il tipo, la dose e la frequenza di somministrazione dell’insulina da impiegare.
La determinazione del glucosio nell’urina e quella dei livelli ematici in un singolo campione prelevato con il criterio della casualità può essere fuorviante ai fini della valutazione del controllo glicemico. Se si utilizzano singole determinazioni della glicemia, queste devono essere effettuate nei momenti che coincidono con il picco dell’attività insulinica, accertata sulla base di una precedente curva glicemica.
Come in tutti i disordini comuni nei gatti anziani, l’osservazione da parte del proprietario dell’appetito, del peso corporeo, del livello di attività, dello stato mentale, del consumo d’acqua e della minzione costituisce una componente essenziale del tratt a m e n t o .

Infiammazione intestinale
L’anoressia o la perdita di peso possono essere l’unico segno clinico associato all’infiammazione intestinale (IBD, i n f l a m m a t o r y bowel disease).
L’unico metodo per formulare una diagnosi definitiva è la biopsia intestinale. Se si effettua il prelievo di campioni endoscopici non a tutto spessore, è di importanza critica inviare al laboratorio un numero sufficiente (da 9 a 12) di campioni di buona qualità, per evitare diagnosi fuorvianti.

Comportamento
• Le alterazioni comportamentali, anche se spesso sottili, sono comuni nei gatti anziani e risultano frequentemente associate a condizioni di natura medica trattabi
li. Alle modificazioni del comportamento nei pazienti di questa fascia di età possono contribuire le seguenti condizioni: malattie o disfunzioni organiche, problemi odontoiatrici, attenuazione del sensorio, disordini endocrini, condizioni che portano a disagio o riduzione della mobilità e disfunzioni cognitive. Oltre che attuando la terapia del problema medico primario, le anomalie comportamentali che persistono possono essere affrontate con tecniche di modificazioni del comportamento, gestione ambientale o farmaci comportamentali.
Analgesia
• Nel trattamento delle malattie dei gatti anziani, risulta importante il controllo del dolore, sia a breve che a lungo termine. Le condizioni che richiedono questo tipo di intervento sono rappresentate da artropatia degenerativa, affezioni dentali, interventi chirurgici e neoplasia.
Anestesia
• La piccola taglia fisica del gatto, unitamente alle modificazioni del metabolismo dei farmaci indotte dall’età, fanno sì che nei felini anziani risultino di importanza critica lo stretto monitoraggio dell’anestesia ed il mantenimento del calore corporeo.
Nutrizione
Le diete per i gatti anziani devono essere altamente appetibili, arricchite con potassio, non acidificanti, facilmente digeribili e realizzate con proteine di elevato valore biologico. Non tutte le diete che riportano l’indicazione “per gatti anziani” soddisfano questi criteri.
Lo status nutrizionale e le modificazioni della dieta devono essere valutate su base individuale.
Può darsi che non sia necessario variare la dieta di un gatto anziano in buone condizioni corporee che consumi un alimento bilanciato e nutrizionalmente completo. Tuttavia, l’età costituisce un fattore di rischio per l’urolitiasi da ossalato di calcio. I gatti alimentati con diete acidificanti devono invece consumare una formulazione che assicuri il mantenimento di un pH urinario più vicino alla neutralità.

• Si deve prestare attenzione all’assunzione dei fluidi, dal momento che molti disordini dei gatti anziani possono condurre alla disidratazione.
Odontoiatria
Anche se non sempre clinicamente apparenti, le affezioni del cavo orale e quelle periodontali costituiscono significative fonti di morbilità. Le lesioni da riassorbimento odontoclastico ed i denti spezzati possono causare un significativo disagio orale.
Se si osservano lesioni orali o dentali di qualsiasi tipo o se si sospetta una lesione da riassorbi-mento, è necessario effettuare la ripresa di radiografie dei denti.
I veterinari devono suggerire ai proprietari le corrette cure dentarie preventive.

Perdita dell’animale
I veterinari devono essere sensibili ai desideri dei proprietari per quanto riguarda l’eutanasia.
La presenza del cliente durante la soppressione può essere utile per il processo di elaborazione del dolore. Se il proprietario è presente, si deve prendere in considerazione il ricorso alla cateterizzazione endovenosa, alla sedazione prima dell’eutanasia ed all’eutanasia intraperitoneale.
I veterinari devono conoscere il processo di superamento di una perdita affettiva ed offrire cure e sostegno basati sulla compassione. Si devono informare i clienti dell’esistenza di linee telefoniche dedicate, gruppi di sostegno ed altre opzioni di aiuto per coloro che hanno subito la perdita di un animale da compagnia. Questa comunicazione deve essere effettuata dopo la soppressione o la morte dell’animale sotto forma di cartolina o contatto telefonico e/o commemorazione del gatto.


IV. Fisiologia e farmacologia dell’invecchiamento
Fisiologia dell’invecchiamento
Le ricerche condotte sulla fisiologia dell’invecchiamento nel gatto sono scarse e la maggior parte dei dati noti è stata appresa attraverso l’osservazione di malattie associate all’invecchiamento. Quella che segue è una trattazione, articolata per apparati, delle variazioni correlate all’età osservate in altre specie animali che si ritiene avvengano anche nei felini.

Sistema immunitario
Il gatto anziano può essere immunologicamente compromesso in confronto a quello giovane. L’invecchiamento è associato a un calo della normale funzione immunitaria e dei meccanismi di difesa dell’ospite. Le malattie croniche associate all’invecchiamento possono ulteriormente compromettere la funzione immunitaria. Il calo dell’idratazione, che costituisce una caratteristica di alcune delle comuni malattie del gatto anziano, provoca una diminuzione del flusso ematico ed una riduzione dell’immunità cellulomediata.
Sangue
Negli animali che invecchiano, non si verificano variazioni dell’emopoiesi di base. Tuttavia, la capacità di un soggetto di rispondere all’aumento della domanda diminuisce con l’avanzare dell’età. Ciò può risultare particolarmente importante nel gatto, data l’elevata prevalenza dell’insufficienza renale e del calo dei livelli di eritropoietina ad essa associata. L’anemia da qualsiasi causa desta più preoccupazione nei pazienti anziani.
Apparato tegumentario
Negli animali anziani, si ha una diminuzione del contenuto di collagene e di elastina della cute. Quest’ultima risulta più sottile, con una minore per-fusione sanguigna e meno elastica. A causa di queste modificazioni, la cute forma una barriera meno efficace nei confronti dei patogeni invasivi e le infezioni divengono più probabili. Queste alterazioni geriatriche possono anche rendere più difficile la valutazione dell’idratazione attraverso il turgore della cute. I gatti anziani praticano la toelettatura in modo meno efficace di quelli giovani, e ciò può portare alla formazione di grovigli di peli, alla comparsa di cattivo odore ed all’insorgenza di dermatiti, nonché ad un declino del rapporto fra gatto e proprietario e della reciproca soddisfazione. I gatti anziani presentano spesso unghie che crescono eccessivamente, spesse e fragili, il che può essere una conseguenza del calo dell’attività oppure dipendere da modificazioni fisiologiche o patologiche correlate all’età.
Sistema nervoso centrale
Nell’uomo e nel cane, le alterazioni neurochimiche, la deposizione di amiloide, l’atrofia cerebrale, la diminuzione dei neuroni e l’aumento delle cellule gliali contribuiscono a determinare la perdita della memoria ed i mutamenti della personalità che vengono spesso indicati come disfunzione cognitiva o senilità. Non è chiaro se tutte queste modificazioni si verifichino nel gatto, ma negli encefali di felini anziani che mostravano segni clinici compatibili con un declino cognitivo (sbandamenti nella deambulazione, eccessiva vocalizzazione, disorientamento e mancanza di interazione sociale) è stata identificata una deposizione di amiloide simile a quella osservata nel cane e nel-l ’ u o m o .
Apparato uditivo
La perdita di udito è comune nei gatti di età avanzata. È noto che le cellule capellute cocleari diminuiscono progressivamente a partire dalla nascita in altre specie. La perdita dell’udito può anche essere associata a degenerazione neurologica, otite cronica o artrite degli ossicini uditivi.
Apparato visivo
La nucleosclerosi costituisce una normale modificazione da invecchiamento nel gatto. Anche l’atrofia dell’iride e del muscolo ciliare sono comuni e non rivestono significato patologico. Queste modificazioni, tuttavia, portano ad un calo del riflesso pupillare, di cui si deve tenere conto nel corso dell’esame neurologico. Nei gatti anziani, si possono avere alterazioni retiniche secondarie ad altre malattie, soprattutto quelle associate ad ipertensione.
Cavo orale
Le affezioni dentarie sono estremamente comuni nei gatti anziani e possono compromettere la funzione del cavo orale e causare dolore nelle strutture della bocca. In alcune segnalazioni aneddotiche, nei felini anziani è stata osservata una diminuzione dell’olfatto. Nei gatti anziani sani, tale diminuzione può essere primariamente responsabile di un calo dell’interesse per il cibo. Tuttavia, la causa più probabile di anoressia o difficoltà nell’assunzione del cibo in questi animali è rappresentata dal disagio associato alle patologie dentarie.
Apparato cardiovascolare
Non esistono variazioni della normale frequenza cardiaca associate all’invecchiamento. L’ipertensione si può sviluppare secondariamente a malattie renali o endocrine. Dal punto di vista radiografico, i gatti anziani possono mostrare un aumento del contatto fra sterno e silhouette cardiaca ed un’aorta tortuosa e ridondante. Non è chiaro se tali modificazioni siano normali o facciano parte di un processo patologico.
Apparato respiratorio
L’invecchiamento dei polmoni determina una riduzione di elasticità, del volume tidalico e della riserva espiratoria. L’età è anche accompagnata da una diminuzione del riflesso della tosse. Le conseguenze di queste variazioni nel gatto sono poco chiare. Le pneumopatie primarie sono raramente una causa di morbilità e mortalità nei gatti anziani. Un certo incremento della radiopacità polmonare di fondo nelle radiografie è in funzione dell’avanzare dell’età.
Apparato gastroenterico
Studi condotti negli esseri umani e nei ratti hanno dimostrato l’esistenza di modificazioni correlate all’età come la riduzione del t u r n - o v e r d e l l a mucosa gastrica ed intestinale, il calo dell’innervazione della muscolatura liscia, il prolungamento del tempo di transito del colon, l’incremento della motilità del tenue e la riduzione dell’assorbimento di acqua, elettroliti e alcune vitamine e minerali. È prevedibile che questi segni clinici gastroenterici siano più gravi nei gatti anziani.
Tuttavia, non è chiaro se in tutti i felini sani in età geriatrica si verifichi un significativo declino della capacità di digerire ed assorbire i principi nutritivi correlato all’età. Nel fegato, con l’invecchiamento, si ha un declino della sintesi delle proteine e delle funzioni metaboliche, ma i più comuni problemi epatici del gatto non sono routinariamente associati ad alterazioni della funzione epatica correlate all’età.
Apparato urinario
Le dimensioni dei reni, la perfusione sanguigna ed il tasso di filtrazione glomerulare diminuiscono nel gatto nell’ambito del normale processo di invecchiamento. Negli animali anziani si ha una compromissione della regolazione del potassio e nei gatti in età avanzata si riscontrano spesso disordini dell’equilibrio di questo elemento. I nefroliti sono poco comuni in questa specie, ma una caratteristica distintiva del rene felino anziano è la tendenza alla mineralizzazione del bacinetto. La causa ed il significato clinico di questo fatto sono sconosciuti, ma questa comune alterazione età correlata non va confusa con la nefrolitiasi. I gatti, fortunatamente, non subiscono molte delle alterazioni delle basse vie urinarie osservate nel-l’uomo e nel cane in età avanzata. L’incontinenza primaria dello sfintere uretrale è estremamente rara ed anche i gatti con intensa poliuria sono di solito in grado di trattenere e poi espellere volontariamente l’urina. L’età è stata identificata come fattore di rischio per l’urolitiasi da ossalato di calcio nel gatto, ma questo fenomeno relativamente recente può essere correlato ad un aumento del consumo di diete che determinano l’acidificazione dell’ u r i n a .
Apparato endocrino
Le alterazioni fisiologiche dell’invecchiamento della tiroide nei felini non sono state ben studiate. I noduli tiroidei, comunemente riscontrati nel corso dell’esame clinico dei gatti anziani, non sono sempre associati a tireotossicosi. Anche se molti endocrinologi veterinari lo ritengono probabile, si ignora se questi noduli “freddi” evolvano in noduli iperfunzionali ed ipertiroidismo clinicamente manifesto. In alternativa, tali noduli possono rappresentare un tipo di gozzo nodulare non tossico. Nell’uomo e nel ratto, i peptidi ipofisari diminuiscono significativamente nell’età avanzata. Queste variazioni non sono documentate nel gatto ed il loro significato clinico è sconosciuto. Nel pancreas dei gatti anziani non diabetici si riscontra un’amiloidosi degli isolotti, ma i soggetti diabetici presentano un numero molto più elevato di isolotti con depositi amiloidi. La compromissione della tolleranza al glucosio nel gatto aumenta con l’età.
Apparato scheletrico
Negli animali che invecchiano sono comuni le alterazioni della cartilagine. Fra queste rientrano la diminuzione del contenuto di proteoglicani, della resistenza alla tensione e del contenuto di collagene della cartilagine ed il calo della produzione di condroitinsolfato, cheratinsolfato ed acido ialuronico. Anche se la zoppia palese è rara, lo sviluppo dell’artropatia degenerativa è comune e non va sottovalutato nei gatti anziani. La mineralizzazione delle giunzioni costocondrali e la spondilosi sono riscontri radiografici comuni nei felini in età avanzata, ma il loro significato è sconosciuto.
Farmacologia dell’invecchiamento
A carico delle modalità con cui l’organismo felino elabora i farmaci si verificano parecchie importanti alterazioni correlate all’età. L’ i n v e c c h i a m e n-to induce delle modificazioni del volume di distribuzione e della composizione corporea (calo del contenuto di acqua e diminuzione o aumento di quello del grasso). La c l e a r a n c e dei farmaci, sia per via renale che epatica, diminuisce con l’età. Inoltre, la c l e a r a n c e ed il metabolismo dei farmaci possono essere alterati da processi patologici o dalla concomitante somministrazione di altri agenti. Queste variazioni farmacologiche aumentano le probabilità di reazioni avverse e di intossicazioni da farmaci. Di conseguenza, i vari principi attivi devono essere utilizzati con cautela nei pazienti felini anziani. Le dosi iniziali devono essere relativamente basse, incrementandole secondo un approccio di tipo conservativo e tenendo sempre presente la possibilità di intossicazione da farmaci. In presenza di una malattia a carico dell’organo deputato alla c l e a r a n c e si devono effettuare delle regolazioni del dosaggio. Ad esempio, se un farmaco viene eliminato attraverso i reni ed è evidente un’insufficienza renale cronica, è possibile utilizzare le seguenti formule per calcolare il dosaggio corretto o gli intervalli fra le somministrazioni:
V. Programma di cure sanitarieper soggetti anziani
L’instaurazione di un programma di cure sanitarie per soggetti anziani è indicata nei gatti a partire da un’età compresa fra 7 ed 11 anni e deve proseguire per tutta la vita. L’attuazione di questo programma si basa su visite ambulatoriali regolarmente programmate, nel corso delle quali si deve condurre un’indagine anamnestica completa sia medica che comportamentale, eseguire un esame clinico sistematico ed effettuare i test diagnostici appropriati nonché le vaccinazioni ed il controllo dei parassiti e l’educazione del cliente.
Visite ambulatoriali regolarmente programmate
Si suggerisce l’esecuzione di controlli ambulatoriali semestrali, dal momento che le modificazioni associate all’invecchiamento ed alla progressione delle malattie nel gatto anziano possono insorgere in un arco di tempo relativamente breve. I gatti colpiti da malattie significative si presentano spesso in buona salute e l’esecuzione frequente di ripetuti confronti dei riscontri anamnestici e clinici contribuisce all’identificazione precoce della malattia. Inoltre, le visite programmate regolarmente consentono di mettere in atto altri aspetti del programma di cure sanitarie per soggetti anziani.
Anamnesi medica completa
I proprietari dei gatti anziani spesso rilevano problemi di salute o variazioni comportamentali, ma li considerano come manifestazioni correlate all’età o intrattabili e, di conseguenza, non ritengono che valga la pena di segnalarli al veterinario. Ad esempio, un proprietario può erroneamente attribuire all’età un comportamento di eliminazione inappropriata, una modificazione dell’attività o un’alterazione del consumo di cibo o di acqua da bere, non rendendosi conto che tali mutamenti possono essere associati ad una
malattia. Le modificazioni possono essere sottili o ad insorgenza insidiosa, per cui, piuttosto che basarsi sulle segnalazioni effettuate spontaneamente dal proprietario è meglio porre specifiche domande. Un questionario rappresenta un metodo eccellente per garantire la valutazione di tutti i potenziali problemi (vedi Appendice C – Schema per cortese concessione del Dr. Gary M. Landsberg). Si può anche consegnare ai proprietari una check-list mensile per aiutarli a rilevare i problemi di salute (vedi Appendice D – Schema per cortese concessione del Dr. I. Rodan).
Si devono raccogliere tutte le informazioni relative ai problemi medici trascorsi ed in atto, allo stile di vita, all’uso della cassetta delle deiezioni ed all’ambiente del gatto. Si devono registrare tutti i farmaci, sia prescritti che da banco, che il gatto assume al momento e prendere nota di ogni eventuale reazione avversa. Si devono identificare tutti gli alimenti assunti dall’animale, compresi gli integratori nutrizionali ed i bocconcini, nonché tutte le modificazioni delle abitudini alimentari (compresa la quantità consumata) e del peso corporeo.
Esame clinico sistematico
Un approfondito esame clinico deve comprendere una valutazione sistematica di tutti gli apparati, con particolare attenzione a quelli comunemente colpiti dalle malattie nel gatto anziano. Se attraverso l’anamnesi sono state rilevate alterazioni comportamentali, si deve effettuare una valutazione neurologica. In occasione di ogni visita, si deve registrare il peso. Tuttavia, si consiglia di ricorrere alla determinazione del punteggio di condizione corporea (Tabella 1), che costituisce un fattore più accurato di determinazione della massa corporea magra. Quasi tutti i gatti che invecchiano senza ricevere regolari cure dentarie presentano alcune affezioni odontoiatriche o periodontali. Un approfondito esame orale senza sedazione risulta di solito sufficiente a determinare se sia o meno necessario ricorrere alla sedazione o all’anestesia per effettuare un’indagine più dettagliata. Si suggerisce l’impiego di un’apposita scheda, una copia della quale può essere rilasciata al cliente (vedi Appendice E – Scheda per cortese concessione del Dr. I. Rodan).
Test diagnostici
L’esecuzione ad intervalli appropriati di determinati test diagnostici può facilitare l’identificazione delle malattie in uno stadio preclinico, consentendo un intervento medico precoce che può ritardare la progressione della malattia. Ad esempio, la nefropatia nel gatto anziano è spesso sub-clinica durante i suoi primi stadi ed i proprietari possono non rendersi conto delle sottili variazioni dell’appetito
o della sete del loro gatto, oppure delle sue abitudini di minzione. In questi casi, risulta difficile riconoscere la malattia in assenza di dati di laboratorio. Analogamente, attraverso gli esami di routine è possibile rilevare più precocemente altre comuni malattie dei soggetti anziani, come l’ipertiroidismo. Inoltre, l’esecuzione abituale di questi esami fornisce anche informazioni relative alla tendenza in atto nel singolo paziente (Appendice F – Schema per cortese concessione del Dr. Diane Eigner). Per avere la massima utilità, le procedure di screening devono essere adattate al singolo paziente, risultare abbastanza sensibili da rilevare le malattie in fase precoce, essere minimamente invasive ed economicamente convenienti.
Tuttavia, l’esecuzione indiscriminata dei test diagnostici nei pazienti anziani che non mostrano segni clinici può presentare degli inconvenienti. Per numerose ragioni, anche gli animali sani possono occasionalmente far riscontrare esiti anomali dei vari test e l’interpretazione errata di valori situati all’esterno del normale intervallo di riferimento può portare a diagnosi non corrette e terapie inappropriate. D’altro canto, in alcuni individui colpiti da anomalie i risultati dei test possono rientrare nei limiti della norma. Via via che al profilo vengono aggiunti nuovi test, le probabilità di riscontrare un esito anomalo in un soggetto sano aumentano. La corretta interpretazione dei risultati dei test diagnostici richiede l’integrazione dell’anamnesi del paziente, dei segni clinici e dei vari riscontri. In questi casi possono essere particolarmente utili i valori basali o i dati che evidenziano la tendenza in atto nel soggetto esaminato. Il riconoscimento delle potenziali interferenze nel test e delle idiosincrasie metodologiche migliora ulteriormente l’interpretazione dei risultati.
Test diagnostici da eseguire nei gatti anziani che non presentano segni clinici di malattia
Sulla base della frequenza di certe malattie nella popolazione di gatti anziani e dello scopo dell’intervento precoce, si devono eseguire annualmente i test diagnostici (la soluzione migliore è una volta ogni due visite periodiche). Queste indagini devono comprendere come minimo l’esame emocromocitometrico completo (con ematocrito, conteggio degli eritrociti, indici e morfologia eritrocitari, conteggio dei leucociti, formula leucocitaria determinata citologicamente, proteine totali e conteggio piastrinico), creatinina (da preferire alla misurazione dell’azotemia come test di screening perché risulta meno influenzata da fattori non renali). I gatti anziani magri presentano spesso una falsa diminuzione della creatinina sierica dovuta al calo della massa muscolare), potassio sierico, glicemia, T4 totale (determinata con metodo radioimmunometrico), alanina-aminotransferasi e fosfatasi alcalina. Nei gatti per i quali si ignora lo status relativo all’infezione o ritenuti a rischio di esposizione, si devono anche effettuare i test per l’identificazione dell’antigene del virus della leucemia felina e degli anticorpi anti-virus dell’immunodeficienza felina. Un esame c o m p l eto delle urine deve comprendere la valutazione fisica (colore, torbidità e peso specifico), chimica (proteine, glucosio, bilirubina, sangue occulto e pH) e microscopica (esame del sedimento urinario). Il c a m p i o n e deve essere prelevato mediante cistoc e n t e s i.
I membri del gruppo di studio non erano in accordo sulla necessità o meno di effettuare di routine la determinazione della pressione sanguigna nei gatti anziani che non presentano altri segni clinici. Coloro che non erano favorevoli ritenevano che l’ipertensione fosse solitamente secondaria a disordini che sarebbero stati rivelati dai risultati di altri test o dall’esame clinico. Dal momento che la pressione sanguigna è influenzata dall’ambiente e dallo stress, sono emerse delle preoccupazioni riguardo al rischio che si potrebbe avere se un gatto non iperteso venisse trattato in modo inappropriato. Coloro che erano a favore della misurazione di routine ritenevano che la procedura fosse non invasiva e solitamente di semplice esecuzione e sottolineavano come, anche se l’ipertensione primaria è ritenuta rara, la sua reale incidenza non è nota. Inoltre, dal momento che l’ipertensione è frequentemente associata ad ipertiroidismo ed insufficienza renale, la determinazione della pressione sanguigna al momento della visita iniziale può precludere la necessità di un’altra visita qualora i test di screening confermassero la presenza di queste comuni malattie del gatto anziano.
Test diagnostici da eseguire nei gatti anziani che presentano segni clinici di malattia
In occasione di ogni visita semestrale si devono effettuare determinate indagini diagnostiche; tuttavia, la frequenza e la scelta di questi test possono variare a seconda delle esigenze individuali del paziente. Come minimo, le valutazioni semestrali devono comprendere esame emocromocitometrico completo (compreso ematocrito, conteggio degli eritrociti, indici e morfologie eritrocitari, conteggio dei leucociti, formula leucocitaria determinata cito-logicamente, proteine totali e conteggio piastrinico), profilo biochimico completo (con albumina, azotemia, creatinina, glicemia, alanina-aminotransferasi, fosfatasi alcalina, gammaglutamiltranspeptidasi, bilirubina totale, sodio, potassio, cloro, calcio, fosforo, CO2 totali e gap anionico) e T4 t o-tale (determinato con metodo radioimmunometrico). È importante riempire completamente le provette per valutare accuratamente lo status della CO2 t o t a-le; in caso contrario, verrebbe diagnosticata un’acidosi pseudometabolica. È anche importante centrifugare e separare prontamente il siero. Nei gatti di cui si ignora lo status relativo all’infezione o in quelli considerati a rischio di esposizione si deve anche effettuare il test per la ricerca degli antigeni del virus della leucemia felina e degli anticorpi di quello dell’immunodeficienza felina. L’esame completo delle urine deve comprendere la valutazione fisica (colore, torbidità e peso specifico), chimica (proteine, glucosio, bilirubina, sangue occulto e pH) e microscopica. Il campione deve essere prelevato mediante cistocentesi. Nei gatti anziani che presentano segni clinici di malattia si deve anche effettuare almeno ogni 6 mesi la misurazione della pressione s a n g u i g n a .
Vaccinazione e controllo dei parassiti
Le vaccinazioni vanno praticate sulla base della valutazione individuale del rischio (vedi “Linee guida per l’uso dei vaccini e protocolli vaccinali: rapporto del AAFP/AAFM”: Medici na felina 2002, 1, 7-22). Nei soggetti a rischio di esposizione alle parassitosi interne ed esterne si devono eseguire l’esame delle feci ed il controllo dei parassiti.
Educazione del cliente
Le probabilità che un proprietario si rivolga al veterinario e rispetti le indicazioni e gli interventi diagnostici consigliati sono maggiori quando questi è consapevole delle modificazioni che si verificano nei soggetti anziani e dei vantaggi degli interventi preventivi. La conoscenza del fatto che molte modificazioni ed anomalie comportamentali sono causate da condizioni mediche sottostanti che possono essere corrette o poste sotto controllo è di estrema importanza. Si deve chiedere ai proprietari di prestare attenzione alle modificazioni del comportamento, dell’atteggiamento, dell’attività, della mobilità, del consumo di cibo ed acqua (compreso il modo con cui il gatto assume l’alimento, dal momento che molti soggetti colpiti da affezioni dolorose della bocca spesso masticano su un lato solo, lasciano cadere il cibo o battono i denti), della minzione e della defecazione (volume, frequenza e luogo) e del peso corporeo. I clienti devono anche monitorare vomito, diarrea, masse macroscopicamente visibili o palpabili, alterazioni cutanee, tosse, starnuti, odori, difficoltà di respirazione e posizione durante il sonno (i gatti che respirano a fatica possono dormire soltanto in decubito sternale). Nel corso della visita, devono essere prese in considerazione le cure dentali e le esigenze della toelettatura. I consigli nutrizionali devono essere modulati sulla base delle caratteristiche individuali del paziente e d i-pendono dalla dieta che il gatto sta consumando al momento e dal suo stato di salute; bisogna anche tenere conto delle preferenze e disponibilità economiche del cliente. Poiché in medicina veterinaria non sono disponibili test di screening per specifici tipi di neoplasia, ai fini del riconoscimento precoce di queste patologie è particolarmente importante l’attenzione del proprietario ( Tabella 2). L’identificazione precoce è della massima importanza per il successo del trattamento, ma può essere complicata da una malattia cronica concomitante o dal fatto che il proprietario attribuisce alcuni segnali d’allarme all’avanzare dell’età. L’educazione del cliente può essere facilitata e rafforzata con materiale informativo scritto.

VI. Considerazioni generali
a. Alcune considerazioni relative ai gatti anziani
In questa sede vengono sottolineati alcuni punti che possono non essere ampiamente noti o seguiti. Non si intende affatto esaurire tutti gli aspetti della malattia.
Ipertiroidismo
La determinazione dei livelli sierici totali di T4 è il primo test di screening suggerito per l’ipertiroidismo. Alcuni gatti ipertiroidei mostrano livelli sieri-ci totali di T4 entro i limiti della norma (solitamente moderati o ai limiti superiori della norma). In questi casi, il test di soppressione con T3, quello di stimolazione con ormone tireotropino-rilasciante (TRH), l’analisi della T4 libera mediante dialisi all’equilibrio o la captazione radionuclidica tiroidea possono contribuire alla diagnosi. Tu ttavia, i livelli di T4 libera possono essere aumentati anche in gatti con malattie non tiroidee (ad es., linfoma alimentare) e la misurazione di questo ormone non viene consigliata come singolo test di screening. Potrebbe essere utile un’associazione fra la determinazione della T4 sierica totale e quella della T4 libera. Il test di stimolazione con TRH è stato associato a significativi effetti collaterali indotti dalla somministrazione dell’ormone.
L’ipertiroidismo è associato all’aumento della perfusione renale ed all’incremento del tasso di filtrazione glomerulare. Di conseguenza, può mascherare una nefropatia sottostante. Il tasso di filtrazione glomerulare diminuisce in seguito al trattamento dell’ipertiroidismo indipendentemente dalle modalità terapeutiche. Di conseguenza, oltre al monitoraggio post-trattamento di routine, dopo l’inizio della terapia si deve effettuare la valutazione dei parametri renali una volta al mese. Se è nota l’esistenza di un’insufficienza renale concomitante con l’ipertiroidismo, il trattamento d’elezione consiste nella somministrazione di farmaci antitiroidei per os utilizzati alla dose minima efficace. Nel corso della terapia con farmaci antitiroidei si devono monitorare strettamente i parametri renali.
Insufficienza renale cronica
In condizioni normali, il rene felino possiede eccezionali capacità di concentrazione e il valore limite corrispondente ad un’adeguata popolazione di nefroni funzionali in grado di prevenire la comparsa dei segni clinici dell’insufficienza renale non è noto con certezza. Studi sperimentali suggeriscono che i gatti conservano una considerevole capacità di concentrazione dell’urina anche in presenza di una drastica riduzione della massa renale; di conseguenza, l’insufficienza dell’organo può non essere accompagnata da isostenuria. Alcuni gatti con insufficienza renale presentano valori di peso specifico dell’urina superiori a
1.035. Inoltre, la determinazione di questo parametro – che costituisce una misurazione della funzione tubulare renale – è necessaria per differenziare l’iperazotemia prerenale da quella renale primaria. Il riscontro di una proteinuria significativa in assenza di sangue occulto o leucociti nel sedimento suggerisce una perdita glomerulare e si può avere prima che si verifichino le modificazioni del peso specifico dell’urina, dell’azotemia o dei livelli di creatinina.
La deplezione potassica è comune nei gatti anziani, in particolare in quelli con insufficienza renale. Per contribuire al controllo dell’ipokalemia, si devono offrire agli animali diete arricchite con potassio e non acidificanti. Anche se alcuni autori hanno consigliato l’integrazione per via orale con questo elemento in tutti i gatti con insufficienza renale cronica, al momento attuale non si dispone di dati sufficienti a sostenere questa raccomandazione. Tuttavia, l’integrazione con potassio per os è indicata quando i livelli sierici dell’elettrolita scendono al di sotto di 4 mEq/l. Per correggere l’ipokalemia si possono utilizzare il potassio gluconato o il potassio citrato, dal momento che entrambi correggono o prevengono gli effetti associati, come la miopatia ipokalemica, la riduzione della funzione renale e l’anoressia. Queste integrazioni determinano anche un effetto alcalinizzante e possono limitare il danno renale progressivo.
In qualsiasi monitoraggio a lungo termine dell’insufficienza renale cronica si devono inserire l’esecuzione regolare dei test per l’identificazione delle seguenti anomalie e la valutazione degli effetti dei relativi interventi di correzione: ipertensione, anemia, iperazotemia, iperfosfatemia, ipokalemia, acidosi, disidratazione, piuria, batteriuria e proteinuria (come indicatore di progressione).
Il calo del peso specifico dell’urina predispone i gatti alle infezioni batteriche del tratto urinario. Nei soggetti con basso peso specifico è indicato il ricorso all’urocoltura ed agli antibiogrammi, dal momento che l’analisi dell’urina non sempre permette di rilevare queste infezioni. La pielonefrite richiede un periodo minimo di 4 settimane di appropriata terapia antimicrobica.
In molti gatti la nefropatia cronica può essere controllata con successo per mesi o anche anni. Le opzioni terapeutiche da prendere in considerazione per il trattamento dell’insufficienza renale cronica sono rappresentate da: diete speciali (p rescription diets) povere di fosforo e proteine, agenti di blocco dei recettori H2 come la famotidina per ridurre la nausea, aumentare l’appetito e controllare il vomito (i gatti possono essere colpiti dalla nausea anche quando non vomitano), fluidi endovenosi per la correzione dell’insufficienza renale cronica scompensata, somministrazione da parte del cliente di fluidi sottocutanei a casa, antipertensivi come l’amlodipina, eritropoietina, leganti del fosforo a livello intestinale, integrazione con potassio, calcitriolo e sodio bicarbonato. Il trattamento dietetico dei gatti con insufficienza renale cronica viene discusso nella sezione “considerazioni nutrizionali”.
Ipertensione
L’ipertensione sistemica nel gatto è di solito secondaria alla nefropatia cronica o all’ipertiroidismo. Il 65% circa dei gatti con nefropatia cronica presenta un innalzamento della pressione sanguigna sistemica; l’ipertensione associata a questa malattia richiede un trattamento antipertensivo a lungo termine. L’ipertensione associata all’ipertiroidismo non richiede invece una terapia di questo tipo se l’alterazione tiroidea viene corretta. Sono cause meno probabili di ipertensione l’anemia, l’iperadrenocorticismo e l’ipertensione primaria.
La misurazione indiretta della pressione sistolica risulta affidabile e non invasiva e può essere effettuata in clinica con il metodo Doppler.1 Si raccomanda l’esecuzione di molteplici misurazioni (almeno 5 letture). La maggior parte dei veterinari ritiene che si debba istituire il trattamento se la pressione sistolica risulta superiore a 180-190 mm Hg. La misurazione della pressione sanguigna va effettuata prima della puntura venosa, quando lo stress subito dal paziente è ancora il minimo possibile. Utilizzando una cuffia ed insufflando lentamente il manicotto è possibile ridurre al minimo la paura del paziente. L’accurato posizionamento del manicotto e la scelta di quello delle dimensioni corrette sono importanti per ottenere misurazioni valide.2 L’arto e le dimensio
1 Doppler Flowmeter Model 811, Ultrasonic Doppler Flow Detector, Parks Medical Electronics, Aloha, OR. 2 Critikon Disposa-cut della Johnson & Johnson, 1-800-642-6748, manicotti a 2 denti, misura neonatale 2 e 3.
ni del manicotto utilizzati devono essere annotati sulla cartella clinica.
I segni clinici dell’ipertensione sono di solito dovuti al danneggiamento degli organi bersaglio caratterizzati da una ricca vascolarizzazione arteriolare. Rientrano in questo gruppo i tessuti oculari, renali, cardiovascolari e cerebrovascolari. I segni oculari sono rappresentati da emorragia retinica o ifema, distacco retinico e cecità. L’ipertensione può aggravare una nefropatia preesistente causando un continuo incremento della pressione di filtrazione glomerulare. Un soffio cardiaco acquisito può essere secondario all’ipertensione e si può avere un’ipertrofia cardiaca compensatoria. Si può verificare un’emorragia vascolare cerebrale dovuta a grave ipertensione che causa crisi convulsive, atassia o collasso improvviso.
Gli agenti terapeutici da utilizzare sono rappresentati da β- b l o c c a n t i , ACE-inibitori e calcio-bloccanti. Nel trattamento dell’ipertensione felina è stata utilizzata con ampio successo e minimi effetti collaterali l’amlodipina.
Neoplasie
Data la sempre maggiore popolarità e la crescente età della popolazione felina, la cura dei gatti affetti da neoplasie sta diventando una delle componenti più importanti per molte strutture veterinarie. I recenti progressi nell’oncologia felina hanno migliorato le percentuali di risposta al trattamento e prolungato la durata degli intervalli di libertà dalla malattia ed i tempi di sopravvivenza. Tuttavia, molti proprietari di gatti e molti veterinari continuano a non sapere che un’elevata percentuale di questi animali con neoplasia può essere curata definitivamente o liberata dalla malattia per significativi periodi di tempo. Inoltre, i progressi compiuti nella terapia palliativa e negli interventi di sostegno consentono spesso di mantenere questi pazienti in condizioni di vita di buona qualità. È necessario riconoscere che la maggior parte dei proprietari ritiene che la qualità della vita dei loro gatti sia più importante della sua durata.
L’approccio al trattamento delle neoplasie può essere effettuato con intenti curativi o palliativi. I primi spesso prevedono l’impiego di modalità terapeutiche come la chemioterapia, la radioterapia, la chirurgia e, in alcuni casi, la terapia immunoaccrescitiva.
La terapia palliativa è destinata a migliorare la qualità della vita senza necessariamente prolungare il tempo di sopravvivenza. Anche se il controllo del tumore è molto importante, quello che è fondamentale è il sostegno del paziente e, dal momento che la maggior parte dei gatti con neoplasia si trova in età geriatrica, si deve prestare attenzione a condizioni sottostanti come l’insufficienza renale, le affezioni odontoiatriche e le cardiopatie. Inoltre, è necessario trattare adeguatamente disordini gastroenterici, disidratazione, uremia, anemia, leucopenia, sepsi ed altre condizioni che possono essere associate alla stessa terapia anti-neoplastica. Un’altra componente essenziale della cura dei pazienti affetti da neoplasia è l’adeguato controllo del dolore. L’invasione tumorale con conseguente danno tissutale rappresenta la più comune causa di sofferenza. Tuttavia, anche il trattamento, come la chirurgia e la radioterapia, può avere effetti algici. Infine, è importante assicurare il mantenimento dell’appetito mediante somministrazione di farmaci capaci di stimolarlo e fornire ai proprietari le istruzioni relative alla cura, all’igiene ed all’alimentazione dei loro animali.
Col termine “stadiazione” si indica il processo di determinazione dell’entità del tumore primario e della presenza di alterazioni metastatiche o disordini paraneoplastici come l’ipoglicemia, l’ipergammaglobulinemia e l’ipercalcemia. Un’accurata stadiazione è necessaria per determinare l’entità della malattia, indirizzare il ciclo terapeutico e fornire informazioni relative alla prognosi del paziente ed all’impegno, in termini di tempo e denaro, che verrà richiesto al proprietario.
In medicina veterinaria, il motto dell’oncologia è la cura compassionevole. Per intervenire in modo ottimale è necessario che tutti gli operatori che si occupano dell’assistenza sanitaria siano compassionevoli, ben informati e fortemente uniti; queste caratteristiche devono riguardare non solo i veterinari, ma anche gli addetti alla reception, i tecnici sanitari, gli infermieri e tutto il personale che si prende cura degli animali. Nei felini con neoplasia di solito la malattia ha un andamento dinamico, per cui è essenziale una regolare e frequente comunicazione con coloro che si prendono cura degli animali a casa.
Diabete mellito
La determinazione di una serie di valori glicemici rappresenta il metodo più accurato per valutare la correttezza del tipo, del dosaggio e della frequenza di somministrazione dell’insulina. La misurazione delle concentrazioni in campioni di urina e di sangue prelevati secondo il criterio della casualità può essere fuorviante e va utilizzata soltanto in associazione con le curve glicemiche seriali e le informazioni fornite dal cliente. Le successive determinazioni dei singoli livelli glicemici devono coincidere con il picco di attività dell’insulina, stabilito sulla base delle precedenti curve glicemiche. Al momento attuale, sono necessari ulteriori studi per validare l’applicazione clinica della fruttosamina e dell’emoglobina glicosilata nel trattamento del gatto diabetico. Si deve chiedere al cliente di monitorare l’appetito, l’attività, l’atteggiamento, il consumo di acqua e la produzione di urina. Ad alcuni proprietari si può insegnare a misurare la glicemia a casa, il che contribuisce a ridurre il riscontro di iperglicemia da stress.
Nei gatti con diabete mellito esistono diverse cause di insulinoresistenza, che comprendono: scarso assorbimento dell’insulina sottocutanea, anticorpi antinsulinici, infezioni (come quelle del tratto urinario e del cavo orale), m a l a ttie concomitanti (quali pancreatite o nefropatia cronica), obesità, chetoacidosi, acromegalia, iperadrenocorticismo, ipertiroidismo, terapia con glucocorticoidi e somministrazione di pro-g e s t e r o n e .
Infiammazione intestinale
L’anoressia o la perdita di peso possono essere i soli segni clinici associati all’infiammazione intestinale (IBD, in flammatory bowel disease). Quest’ultima va presa in considerazione dopo aver escluso le altre cause di affezioni gastroenteriche. La diagnosi è supportata dai seguenti criteri: segni clinici compatibili con un’affezione gastroenterica cronica, esclusione attraverso un’approfondita valutazione diagnostica (compresa TLI felina, cobalamina e folati) di malattie metaboliche ed altre affezioni gastroenteriche primarie e presenza di significativi infiltrati cellulari infiammatori negli esami istopatologici, con impossibilità di dimostrare l’esistenza di altre cause di gastroenterite.
La diagnosi definitiva richiede la valutazione di campioni bioptici gastroenterici prelevati mediante endoscopia o laparotomia. Il riscontro istopatologico tipico nell’IBD è rappresentato dall’aumento dell’infiltrazione della lamina propria da parte di linfociti e plasmacellule. L’ i n f i a m m azione intestinale può essere presente in associazione con colangioepatite e/o pancreatite.
b. Problemi comportamentali nei gatti anziani
Anche se nei gatti anziani si possono sviluppare dei problemi comportamentali primari, si deve sempre prendere prima in considerazione la possibilità che esista un’affezione medica sottostante. Di conseguenza, è essenziale una raccolta completa ed esaustiva dell’anamnesi, in modo da identificare tutti i problemi comportamentali emergenti e quelli sanitari. Malattie, disfunzioni o neoplasie di praticamente tutti gli apparati, il declino sensoriale o cognitivo, le disfunzioni endocrine e le condizioni che portano ad un aumento del dolore o ad una riduzione della mobilità sono tutte cause in grado di contribuire a determinare variazioni del comportamento. È possibile che i problemi comportamentali non vengano manifestati sino a che numerosi stimoli non si sommano per “spingere” l’animale oltre una determinata soglia – oppure che quest’ultima venga abbassata da alcune condizioni mediche. Ad esempio, un gatto timoroso può non mostrare aggressività sino a che non patisce anche un dolore (ad es., a causa di un’affezione dentaria) o una riduzione della mobilità (ad es., per disordini muscolo-scheletrici). I gatti colpiti da un declino sensoriale possono essere meno reattivi agli stimoli, ma, quando questi ultimi vengono infine percepiti, tendono a trasalire più facilmente. L’imbrattamento delle cassette igieniche secondario alla poliuria può indurre un’avversione nei confronti delle cassette stesse che, a sua volta, può portare ad un’eliminazione inappropriata. I pazienti con dolore secondario ad artrite possono trovare difficoltà a raggiungere le cassette igieniche o ad entrarvi. Molti gatti non marcano il territorio anche se vengono esposti a conspecifici invasori, ma possono iniziare a farlo quando si sviluppa una condizione come l’ipertiroidismo. I gatti anziani possono diventare più sensibili alle variazioni ambientali perché la loro capacità di adattamento diminuisce.
Generalmente si ritiene che, come nell’uomo e nel cane, anche nel gatto le capacità cognitive tendano a declinare con l’età. Una patologia di tipo A l z h e i m e r, comprendente diffuse placche β-amiloidi all’interno dell’encefalo e dei suoi vasi, è stata identificata nei pazienti anziani della specie umana, canina e felina. Anche se nel gatto l’aterosclerosi è rara, l’encefalo dei felini anziani può subire un’ipossia cronica dovuta a diminuzione della gittata cardiaca, anemia, condizioni che portano ad ipertensione (ad es., ipertiroidismo e nefropatia) ed arteriosclerosi della varietà non lipidica. Con l’età si verifica un’atrofia cerebrale, una dilatazione ventricolare, un calo del numero dei neuroni ed un aumento delle cellule gliali. In effetti, può essere estremamente difficile differenziare le alterazioni fisiologiche da quelle patologiche e la funzione normale dalla disfunzione cognitiva.
Esistono molteplici variazioni neurochimiche associate all’invecchiamento in numerose specie, compresa una caduta dei livelli di serotonina, un aumento della monoaminoossidasi B che porta un declino della dopamina, un calo dell’attività colinergica, una riduzione di quella catecolaminica ed un possibile incremento adrenergico, che conduce ad un’ulteriore riduzione della perfusione cerebrale. Si ha anche un aumento della produzione ed una diminuzione della clearance dei radicali liberi.
La diagnosi di disfunzione cognitiva richiede generalmente la presenza di una o più delle seguenti alterazioni comportamentali in assenza di qualsiasi causa fisica: ridotta reazione agli stimoli, confusione, disorientamento, diminuita interazione con il proprietario, aumento dell’irritabilità, rallentamento dell’obbedienza ai comandi, alterazione dei cicli del sonno, diminuzione della risposta agli impulsi sensoriali, aumento della vocalizzazione e problemi nell’attuazione di comportamenti precedentemente appresi. Anche se al momento attuale nel Nord America non esistono farmaci autorizzati per il trattamento della disfunzione cognitiva nel gatto, sembrano abbastanza promettenti quelli che contribuiscono a normalizzare i neurotrasmettitori che possono aver subito una deplezione (come la dopamina o la serotonina) e quelli che migliorano la perfusione cerebrale. Per controllare o risolvere i problemi comportamentali nel gatto anziano può anche essere necessario impiegare altri farmaci modificatori dell’umore o le tecniche di modificazione comportamentale, oppure effettuare dei cambiamenti nell’ambiente dell’animale. Ad esempio, il gatto che non riesce più ad accedere alla propria cassetta delle deiezioni può aver bisogno che questa venga collocata in un’altra sede o adattata in modo da consentirgli di salirvi ed uscirne e di assumere una posizione di eliminazione appropriata. Analogamente, per i soggetti che depongono con maggiore frequenza feci ed urine può essere necessario aumentare la frequenza delle operazioni di pulizia o il numero delle cassette igieniche.
c. Controllo del dolore
Riconoscere il dolore nel gatto può essere difficile, ma si deve presumere che questi animali lo patiscano nelle medesime circostanze dell’uomo. Un dolore acuto può insorgere a causa di un processo patologico come una pancreatite, un problema gastroenterico, un’affezione delle basse vie urinarie del gatto (FLUTD, feline lower urinary tract disease), una neoplasia, un trauma o un intervento chirurgico. Il dolore cronico è spesso associato a patologie muscoloscheletriche, neoplasie o affezioni dentarie croniche. Il dolore produce risposte fisiologiche indesiderabili che compromettono la riparazione delle ferite e la guarigione ed è associato ad un aumento delle percentuali di morbilità e mortalità. Un’accurata valutazione delle condizioni fisiche del paziente (comprese le funzioni renali, epatiche e cardiopolmonari) risulta utile per scegliere la corretta modalità di controllo del dolore e contribuisce ad evitare conseguenze indesiderate.
Il controllo del dolore acuto
La prevenzione del dolore acuto è importante per ripristinare l’omeostasi metabolica. A meno che non sia controindicato dalle condizioni del paziente, l’intervento analgesico va avviato il più presto possibile dopo la valutazione iniziale del paziente.
Gli analgesici oppiacei, che costituiscono il caposaldo del controllo a breve termine del dolore nel gatto, vengono somministrati facilmente, sono dotati di azioni prevedibili, possono essere fatti regredire chimicamente e determinano in proporzione scarsi effetti collaterali. Tuttavia, tutti i pazienti trattati con un oppiaceo devono essere monitorati e si deve prestare attenzione alle funzioni cardiaca e respiratoria.
Il butorfanolo è un’agonista/antagonista oppiaceo che esercita la propria azione agonista a livello dei siti κ e σ e quella antagonista sui recettori µ. Il butorfanolo antagonizza i µ- a g onisti come l’ossimorfone ed il fentanil. La sua potenza analgesica è approssimativamente pari a 4-7 volte quella della morfina. Il butorfanolo ha un limite superiore al di sopra del quale, aumentando il dosaggio, non si ottiene alcuna ulteriore analgesia. Questo farmaco può determinare un’analgesia viscerale della durata di circa 5 ore ed una somatica di 1-1,5 ore. Ne è stata raccomandata la somministrazione prima di un intervento chirurgico. La buprenorfina è un µagonista con una potenza approssimativamente pari a 30 volte quella della morfina ed è popolare come analgesico in Europa. La maggior durata d’azione ne fa un farmaco utile per l’analgesia postoperatoria.
L’ossimorfone è un agonista narcotico con una potenza approssimativamente pari a circa 10 volte quella della morfina. I pazienti anziani e quelli con epatopatia richiedono dosi più basse. Dosaggi più elevati possono indurre modificazioni comportamentali. L’ossimorfone può causare depressione respiratoria o del SNC.
Il fentanil viene commercializzato sotto forma di cerotti transdermici ed è stato ampiamente utilizzato in medicina felina. Viene assorbito dal cerotto applicato a livello topico e raggiunge il picco dei livelli entro 3-6 ore. Viene rilasciato nell’arco di circa 3-5 giorni, ma il suo effetto analgesico può persistere per un certo periodo di tempo anche dopo la rimozione del cerotto. Il suo assorbimento dipende dalla temperatura, per cui il paziente deve essere collocato su un materassino a circolazione di acqua calda o su un’altra fonte di calore, in modo da evitare di riscaldare direttamente il cerotto.
È possibile applicare successivamente più cerotti in modo da prolungare l’analgesia. Per prevenire i problemi connessi all’abuso di sostanze stupefacenti nell’uomo, si suggerisce di far riportare ogni volta il paziente in ospedale per la rimozione e l’eliminazione del cerotto.
Fatta eccezione per l’acido acetilsalicilico, i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) non sono stati ampiamente utilizzati in medicina felina negli Stati Uniti. Recentemente, due agenti di questo gruppo, il carprofen ed il ketoprofene, sono stati impiegati in Europa ed in Canada per il trattamento a breve termine del dolore. Sono state descritte reazioni avverse, quali insufficienza renale e sanguina-menti. Come per la maggior parte degli altri analgesici trattati, nessuno di questi due farmaci è attualmente approvato per l’impiego nel gatto negli Stati Uniti.
Il controllo del dolore cronico
In molti casi può essere difficile riconoscere il dolore cronico nel gatto anziano, a causa della natura insidiosa della sua insorgenza. Gli animali possono apparire riluttanti a muoversi e saltare, oppure progressivamente sempre più irritabili, isolati o aggressivi nei confronti del proprietario o di altri animali. Le modificazioni delle abitudini connesse all’assunzione degli alimenti o all’eliminazione delle deiezioni, compresa l’eliminazione inappropriata, possono rappresentare una conseguenza del dolore cronico. I proprietari spesso attribuiscono questi comportamenti al fatto che l’animale “sta solo invecchiando”, per cui è spesso necessario interrogarli accuratamente per evitare errori di inter-p r e t a z i o n e .
Il trattamento del dolore cronico da osteoartrite è difficile. I corticosteroidi hanno rappresentato il caposaldo della terapia di questa condizione, ma il loro impiego a lungo termine causa effetti collaterali, in particolare nei gatti con preesistenti affezioni renali, epatiche o altre malattie sistemiche. Inoltre, i corticosteroidi possono provocare ulteriori problemi muscolo-scheletrici. Tuttavia, i gatti sono più resistenti delle altre specie animali a queste complicazioni.
Vista la capienza del post trovate l'articolo in www.evsrl.it/vet.journal/archivio/pop_up.php?codbiblio=3255

[ Questo Messaggio è stato Modificato da: GattoTiti il 14-12-2008 19:52 ]

lillotta

grazie mille, Anto-GattoTiti, sembra che tu mi abbia letto nel pensiero: avevo salvato nei miei documenti ma non ti avevo ancora ringraziato
manca una parte alla fine del lungo, utilissimo post, che ho cercato ma non sono stata in grado di ritrovare nel sito indicato: se hai ancora la possibilità, lo puoi completare tu?
oggi è un mese che ho un gatto di vent'anni bello, buffissimo e magrissimo che però mangerebbe in continuazione..
é stato visitato e gli han tolto due unghie incarnite ma non ho ancora i risultati delle analisi (tardate per motivi svariati) se no avrei già chiesto suggerimenti mirati anche qui a voi.
un aiuto intanto è molto gradito a lui (Gatto Mia) e a me Anto-lillotta

lillotta

Grazie ancora! interessante e utilissimo