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   eutanasia per bambini disabili
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titomimilola

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La legge shock del Belgio eutanasia per i bambini

La legge shock del Belgio eutanasia per i bambini
Pubblicato il 14 febbraio 2014
L'ANALISI
La legge shock del Belgio
eutanasia per i bambini

Si dice che medici e infermieri facciano "clandestinamente" ciò che la legge vieta. È vero, ma questa è ipocrisia o, peggio, violenza, quando investe condizioni sociali vaste se non enormi: è così per l'aborto clandestino, per l'accanimento nel fine vita, la negazione del diritto del malato a decidere delle proprie cure
di ADRIANO SOFRI
Lo leggo dopo

Credenti o no, a un'interrogazione sull'eutanasia per i bambini si vorrebbe solo rispondere: Allontana da me questo calice. In Olanda, Belgio e Lussemburgo l'eutanasia è depenalizzata. In Olanda è legale anche per i minori dai 12 anni in su. In Belgio, col voto di ieri della Camera (era già passata al Senato) è legale per i minori senza alcun limite di età. La legge belga, cui si sono opposti soprattutto i responsabili religiosi, cattolici (la confessione prevalente) e altri cristiani, musulmani ed ebrei, mentre più del 70 percento dei cittadini le si dichiarava favorevole, stabilisce che l'eutanasia si applichi a minori con malattie terminali, sofferenze "costanti e insopportabili" (fisiche, e non anche solo psichiche, come per gli adulti) e una prognosi di morte prossima; che siano in grado di discernere nella propria decisione - facoltà che va accertata da psicologi e psichiatri; e per i quali ci sia il consenso dei genitori. Condizioni, dichiarano i sostenitori della legge, che impediscono errori e abusi, e rispondono a una sollecitudine "umana". Gli avversari della legge - più forti fuori che dentro il Belgio, paese "secolare" come pochi, che ha visto crollare la pratica religiosa e il prestigio della gerarchia cattolica, specialmente per lo scandalo della cosiddetta pedofilia - avanzano argomenti diversi.

La legge, dicono alcuni pediatri e specialisti, è il frutto superfluo di un accanimento ideologico, perché nessun bambino e nessuna famiglia ha mai chiesto il ricorso all'eutanasia. L'argomento, anche ammesso che non abbia eccezioni, ha un'efficacia relativa, dal momento che un cambio nella casistica riproporrebbe intatto il problema. Altri, con rilevante autorevolezza scientifica, protestano che le cure palliative sono oggi in grado di rendere sopportabili le sofferenze, che il problema è dunque di assicurarle pienamente a tutti, e che grazie a esse "i piccoli in fin di vita possono avere ancora momenti privilegiati coi loro genitori, foss'anche una sola ora al giorno... ". L'argomento è fondato benché controverso quanto alla sua assolutezza: la legge parla di sofferenze che "non possano essere placate". Ancora, si obietta alla "capacità di discernimento" circa la volontà di morire di quei minori che in diversi campi civili si ritengono irresponsabili di sé fino alla maggiore età. Argomento ispido e greve di contrasti: la tutela necessaria - sacra, diciamo - dei minori è sempre esposta a diventare derisione o sottovalutazione della loro intelligenza e libertà. Fra i medici e gli psichiatri fautori della legge, si sottolinea che "in casi di morte prossima, i minori sviluppano velocemente un forte livello di maturità". Orrendo lessico e constatazione ragionevole, ma lo è anche l'opposta, e non solo per i minori, che l'incombenza della morte sconvolga i criteri ordinari di maturità.

Su scelte così drammatiche pesa tremendamente e ineludibilmente il passato. L'eutanasia infantile fu un capitolo mostruoso dell'eugenetica nazista, estesa a una gamma infinita di disabilità, deformità, debolezze, inferiorità e insomma "vite indegne di essere vissute". Ma l'aberrazione eugenetica aveva preceduto il nazismo, si era immaginata come l'avanguardia del progressismo scientifico, e sarebbe sopravvissuta alla fine del nazismo, com'è noto, anche in paradisi socialdemocratici come i paesi scandinavi, o negli Stati Uniti. I fautori della legge belga protestano inorriditi a quel richiamo, com'è comprensibile. All'altro capo, gli avversari "assolutisti" della legge, se così si possono chiamare, religiosi e non solo, sono anche i nemici giurati della depenalizzazione dell'aborto o gli impositori dell'idratazione forzata a persone adulte e capaci di discernere e di comunicare la propria volontà.

Il Consiglio d'Europa è contrario alla legge belga, protesta che i bambini non siano nelle condizioni necessarie al consenso informato. In Italia, benché sia notoria la propensione di una maggioranza di cittadini all'eutanasia, una discussione seria e informata è ancora evitata con cura, per una preoccupazione sincera o per ipocrisia bigotta. Basta ripercorrere la vicenda del "fine vita". Di fronte a un tema tremendo come quello dell'eutanasia per i bambini - e il suo tremendo sottocapitolo, dell'eutanasia neonatale - conviene intanto fermarsi. Non perché l'astensione dal giudizio esima da una responsabilità che fa paura: si è altrettanto responsabili per azione che per omissione. Ma il passo compiuto dal parlamento belga è troppo oltre la nostra comune "capacità di discernimento". Forse proprio il confronto con la prepotenza aberrante di quella legge incostituzionale sulla nutrizione e l'idratazione forzata, che doveva spaventare e indignare più di ogni record dello spread, può suggerire una prima trincea.

Ci sono situazioni estreme e singolari, ognuna delle quali fa storia e tragedia per sé, che bisogna rinunciare a definire per legge. Le leggi accomunano i casi cui si applicano, li spogliano della loro eccezionalità e della loro sfera peculiare. Si dice che medici e infermieri facciano "clandestinamente" ciò che la legge vieta. È vero, ma questa è ipocrisia o, peggio, violenza, quando investe condizioni sociali vaste se non enormi: è così per l'aborto clandestino, per l'accanimento nel fine vita, la negazione del diritto del malato a decidere delle proprie cure. In Olanda, tra il 2002, quando è entrata in vigore la legalizzazione, l'eutanasia è stata applicata a cinque minori (abbiamo visto, sopra i 12 anni). Mentre fra gli adulti i casi di eutanasia vanno dai 2000 ai 4000 all'anno. In Belgio, dove sono più di 1000 fra gli adulti, fra il 2006 e il 2012 essa si è applicata a un solo adulto minore di 20 anni.

Una posizione come questa, che può sembrare opportunista o addirittura vile - si può essere vili del resto, e indietreggiare, di fronte a responsabilità simili - costringe al contrario, una volta che si accetti di misurarsi davvero con i problemi di vita e di morte, e di non affidarsi alle spalle coperte dei principii assoluti né al commento estemporaneo di scelte altrui, a conoscere la questione e riconoscere se stessi. E ammettere che tanti di noi, quasi tutti noi, alla fine, più o meno da vicino, li affrontiamo già questi problemi, e quello che le leggi regolano o ignorano non è quasi mai la soluzione, e molto spesso l'ostacolo. Dove la legge si ritira, resta il campo alla brutalità o alla compassione. Affare nostro, di ciascuno di noi










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Annas
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  Post Inserito 14-06-2015 alle ore 02:00   
A prescindere da tutte le considerazioni il titolo è fuorviante, si parla di eutanasia per malattie terminali estesa ai minori e non di eutanasia per bambini disabili...


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titomimilola

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  Post Inserito 14-06-2015 alle ore 10:46   
si hai ragione Anna e che avevo letto questo:


Sopprimere i bimbi disabili per ridurre i costi sanitari"

La tesi choc del filosofo Peter Singer
Sonia Bedeschi - Lun, 18/05/2015 - 13:02
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"Stiamo già compiendo dei passi che portano alla terminazione consapevole e intenzionale della vita dei bambini gravemente disabili".

Il tutto per abbattere i costi nella sanità. Avete capito bene. La proposta choc arriva dritta dalla bocca di Peter Singer, filosofo della liberazione animale, fautore della linea della “parità” tra uomini e bestie, inventore del termine “specismo”, ovvero il razzismo dell’umanità verso le altre creature. In un'intervista radiofonica è ritornato a ribadire con convinzione le sue famigerate tesi sull’infanticidio dei bambini handicappati, misura che per il professore australiano, trapiantato negli Stati Uniti, sarebbe necessaria nella logica del rapporto tra costi e benefici, tanto da spingere il governo e le compagnie assicurative a pensare di negare le coperture per la cura dei neonati gravemente disabili.

Il professore indica il bambino disabile con il pronome "it" che in inglese viene usato per riferirsi a cose e animali. Sull'onda di questo pensiero gli è stato chiesto se crede che con l’Obamacare queste sue tesi estremiste sulla “razionalizzazione” della spesa sanitaria prevarranno, e Singer ha risposto che stanno già prevalendo perché oggi molte delle decisioni prese dai medici sono dettate dall’esigenza di ridurre i costi. Addirittura, continua il pensatore, negli Stati Uniti questo avviene, solo "non apertamente", ha detto Singer. "E il risultato è che l’America spende il doppio di altri paesi per ottenere molto poco beneficio in termini di risultati".

Pensate che anche la sostenibilità etica della soppressione dei disabili gravi attraverso l’"eutanasia non volontaria", sempre secondo Singer, è una linea di pensiero destinata a spuntarla. Con la riforma di Obama poi, il rifiuto di curare i neonati malformati diventerà più comune, sostiene il filosofo, ma si sta diffondendo già adesso. Queste le sue parole: "Se un bambino nasce con una massiccia emorragia cerebrale significa che resterà così gravemente disabile che in caso di sopravvivenza non sarà mai in grado nemmeno di riconoscere sua madre, non sarà in grado di interagire con nessun altro essere umano, se ne starà semplicemente sdraiato lì sul letto e potrà essere nutrito, ma questo è quel che avverrà, i dottori staccheranno il respiratore che tiene in vita il bambino. Non so se essi siano influenzati dalla necessità di ridurre i costi. Probabilmente sono influenzati semplicemente dal fatto che per i genitori quello sarà un fardello terribile, e per il figlio non ci sarà alcuna qualità della vita". Non rimane che interrogarsi sul valore della vita, dell'essere umano e di quanto la vita stessa sia subordinata a costi e profitti.


e trovo tutto veramente orrribilante.....


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didi45

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  Post Inserito 14-06-2015 alle ore 16:15   
Non si può fare di tutto quello che si legge un fascio.
Un conto è la legge che permette a bambini prossimi alla morte di affrontarla senza più dolore, un conto è il farneticare come ridurre le spese sanitarie.
Io potrei lanciare l'idea che ai 50 anni si debba essere soppressi per svecchiare la popolazione, eliminare di molto le spese sanitarie e far fronte alla sovra popolazione !
Vi pare?


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